Cingalesi a rischio pauperismo

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Foto: A. Graziadei

Molte persone in Sri Lanka stanno finendo intrappolate in cicli di indebitamento. A lanciare l'allarme è stato lo scorso luglio il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp) che in un report ha evidenziato come il debito sia oggi il principale fattore di vulnerabilità nella popolazione cingalese. Tra le cause c'è sicuramente il Covid-19 con la conseguente crisi economica del 2022 culminata nel fallimento del debito sovrano e i suoi strascichi, come l'aumento dell'inflazione, l'alto tasso di disoccupazione e degli interessi ormai insostenibili. Per la coordinatrice Undp nel Paese, Azusa Kubota l’Indice di Vulnerabilità Multidimensionale (MPI) evidenza come “Il debito sia risultato il principale fattore di vulnerabilità; almeno il 33,4% della popolazione è già colpito da un indebitamento insostenibile per beni essenziali, tra cui cibo e medicine”. Per incrementare gli sforzi a sostegno della popolazione, l’Undep ha annunciato una seconda fase del suo strumento di finanziamento del settore privato, incentrato sull'assistenza alle imprese guidate da donne e sul miglioramento dell'educazione finanziaria a livello nazionale. “La prima fase dello strumento ha mobilitato con successo oltre 6 milioni di dollari per assistere le comunità durante il picco della crisi economica” cercando di sottrarre molti cingalesi alla spirale degli usurai locali e delle istituzioni di microfinanza privata, che offrano prestiti ad alto tasso d'interesse durante le emergenze in modo apparentemente amichevole e favorevole, costringendo poi i mutuatari a pagare gli interessi per il resto della loro vita.

Gli analisti dell'Undep ritengono che dal 2022, quando la nazione insulare ha vissuto la peggiore crisi economica del secolo, l'inflazione abbia aumentato i prezzi delle materie prime, dell'energia e dei trasporti, con un impatto negativo su settori come l’agricoltura, la pesca e la manifattura. Così, per mantenere i margini di profitto, le aziende hanno optato per la riduzione della forza lavoro aumentando la disoccupazione e lasciando quasi il 50% delle famiglie gravata da debiti e con enormi difficoltà a gestire i mutui alla luce del sensibile aumento del costo della vita. L'economia dello Sri Lanka, infatti, dipende dalle importazioni per molti beni di prima necessità e la quantità di denaro necessaria per permettere ai cingalesi di arrivare a fine mese è notevolmente aumentata, visto i nuovi dazi sulle importazioni e l'assenza di sussidi pubblici, che hanno aumentato i prezzi oltre che del cibo anche per delle medicine e del carburante. Per l'Undep “I redditi delle famiglie sono ormai inadeguati a tenere il passo con l'aumento del costo della vita e le persone sono costrette a chiedere prestiti o a vendere gioielli e oggetti per la casa, compresi i mobili, perché anche i loro piccoli risparmi sono stati spesi. A causa della crisi attuale, la maggior parte delle persone non è in grado di pagare i prestiti e ne vengono aperti altri per ripagare i prestiti precedentemente contratti”. Poiché le banche statali e commerciali concedono prestiti solo a persone che hanno beni o garanti, i piccoli agricoltori, i pescatori, i lavoratori giornalieri e i lavoratori a basso reddito non possono più accedere a tali prestiti. 

Attualmente in Sri Lanka il governo non è riuscito a fornire un'adeguata assistenza sociale ai lavoratori a basso reddito e a quelli con salario giornaliero e molte persone direttamente colpite dalla crisi usano il loro tempo per la ricerca di un lavoro e non sono in grado di dare voce ai loro problemi. Sebbene il programma Aswesuma, un nuovo programma di welfare per alleviare la povertà e migliorare l’equità sociale, offra dalle 3mila alle 15mila rupie mensili in base alle dimensioni della famiglia e alla vulnerabilità, i ritardi nell'erogazione degli aiuti e gli ostacoli burocratici impediscono un'assistenza tempestiva. Intanto l'agricoltura e la pesca, due settori chiave dell'economia isolana, stanno risentendo più di altri del contesto economico e politico. Il settore agricolo dello Sri Lanka sta attraversando una fase di forte crisi, con un calo significativo nella produzione delle principali colture come riso, tè e noce di cocco. Secondo i dati della Banca centrale dello Sri Lanka (Cbsl), il calo produttivo riguarda in particolare il risone (il riso grezzo, il principale prodotto agricolo a livello nazionale) ripercuotendosi poi sul prezzo del riso lavorato. Anche il tè, principale voce dell’export agricolo nazionale, e la noce di cocco stanno registrando pesanti contrazioni. In particolare, la produzione di risone per la stagione agricola che va da settembre 2024 a marzo 2025 è stimata intorno ai 2,57 milioni di tonnellate, un dato che segna un calo del 5,7% rispetto alla stagione precedente, provocando una carenza di riso sul mercato. Nonostante l’intervento del governo con misure di controllo sui prezzi del risone e del riso, i risultati finora sono stati limitati.

Nel contempo la pesca, già piegata dalle passate restrizioni durante la pandemia di Covid-19 sta affrontando un'altra grave sfida in materia di sicurezza: la pratica continuativa delle imbarcazioni indiane di pesca illegale nelle acque interne dello Sri Lanka. Il problema, che è cresciuto in modo esponenziale dopo la fine del conflitto interno nel 2009, ha devastato i mezzi di sussistenza delle comunità di pescatori del Paese, in particolare quelle nel nord già martoriate dalla guerra. Un dato su tutti serve a definire la portata dell’emergenza: per la prima volta in un decennio, nel 2024, i pescatori indiani arrestati in Sri Lanka hanno superato quota 500. In Sri Lanka il pesce costituisce il 50% del consumo di proteine animali degli abitanti, una risorsa fondamentale per garantire la sicurezza alimentare. L’industria ittica del Paese ha un enorme potenziale per aumentare le fonti di reddito, migliorare le scorte a disposizione e ottenere al contempo il riconoscimento del mercato, ma il settore interno ha dovuto affrontare numerose difficoltà, a partire dalle conseguenze persistenti del conflitto fino alla pesca eccessiva e agli effetti dei cambiamenti climatici. La disputa sulla pesca tra Sri Lanka e India rimane una sfida diplomatica complessa. Secondo il direttore esecutivo del Centro regionale per gli studi strategici (Rcss) George I. H. Cooke “I commercianti di pesce indiani stanno privando della sovranità economica la comunità di pescatori (tamil) dello Sri Lanka, in particolare quella del nord. [...] I commercianti indiani e le grandi aziende di pesca utilizzano pescherecci di grandi dimensioni e la devastante pesca a strascico. L’industria della nazione insulare deve affrontare una serie di sfide, tra cui la pesca eccessiva, quella illegale, non dichiarata e non regolamentata, nonché l’esaurimento degli stock ittici”. Una situazione che minaccia il sostentamento di oltre 2,5 milioni di residenti costieri e avrà un ulteriore impatto negativo sull’economia, sul tasso di povertà e sulla sicurezza alimentare del Paese.

Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.

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