Sradicare la povertà: debito e relazioni internazionali ingiuste

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Sradicare la povertà. È la provocazione, anzi un imperativo d'inizio millennio. Cancellare il debito internazionale dei paesi poveri è un dovere per ridare speranza all'umanità sofferente. Questo avviene a cinque anni dal Vertice sullo Sviluppo Sociale, promosso dalle Nazioni Unite che ha rappresentato un'occasione storica per affrontare i problemi più urgenti della società mondiale (povertà, disoccupazione, esclusione sociale) ove le ONG hanno rilanciato la tassa di Robin Hood. La Tobin Tax che preleva ai ricchi per dare ai poveri.

Relatori

Gianni Minà, RAI
Anuradha Vittachi, OneWorld International Foundation, Londra, "Costruire insieme un futuro diverso, collegàti a un mondo migliore"
Ann Pettifor, Direttrice, Jubilee 2000 Coalition, Londra, "Cancellare il debito: qui ed ora"
Luca De Fraia, Sdebitarsi, "Dalla piazza a Palazzo Chigi: l'impegno dal basso incalza l'istituzione"
Adriano Vincenzi, responsabile Triveneto del Comitato Ecclesiale per la riduzione del debito estero dei paesi più poveri, "L'impegno delle Chiese nella lotta alle povertà"
Sabina Siniscalchi, Segretario Nazionale di Mani Tese, Milano, "A cinque anni da Copenhagen per un nuovo Social Watch"
Marina Ponti, Responsabile Relazioni Esterne, Mani Tese, Milano, "La tassa di Tobin (Hood): prendere ai ricchi, ridistribuire ai poveri"
Ospite

Edoardo Bennato
Coordina

Fabio Pipinato, Unimondo

Edoardo Bennato (il cantautore è presente a Civitas su invito di ARCI nuova associazione)
Sono qui per testimoniare l'impegno della musica. Dedicherà una mia canzone a queste problematiche.
Chi fa parte dell'universo ricco è quasi sotto accusa. Al di là della retorica, spesso ci sono degli avvenimenti che sono ineluttabili. Però è giusto lottare per difendere i più deboli. Che non ce la fanno. Per una questione latitudinale.
'Roma' è la canzone che rappresenta lo squilibrio in questo aspetto latitudinale. È ricettacolo di malaffare, ma anche luogo di slanci e passioni.

Fabio Pipinato (Unimondo)
A Roma è stato lanciato il World Social Forum con testimonial Antonello Venditti. A Padova rilanciano questo messaggio Bunna di Africa Unite ed Edoardo Bennato.

Andrea Olivi, segretario generale di Padova Fiere
Da ospite dovrei essere qui neutrale. Non sarà così. Mi sentirete parlare con veemenza. Questo dibattito dice come vanno affrontare le cose internazionali: bisogna conoscere e divulgare l'ingiustizia. Mi è capitato di seguire professionalmente gli accordi di Lomè. Mi sono accorto che certi accordi che vorrebbero tutelare e sviluppare i PVS, non sono altro che protezionismo del settore primario. Non è mai stato detto. Rispetto a questi accordi spesso approccio superficiale, mai analisi profonda. Invece occorre analizzare le cose con competenza. Noi Europei viviamo in uno stato che pratica costantemente il dumping nel settore primario, stabiliamo accordi per cui devono essere fissi i prezzi delle materie prime, consentiamo all'Etiopia di esportare computer ma non quello che veramente producono.

Gianni Minà, giornalista:
Non me la sento di condurre questo dibattito. Troppo spesso noi giornalisti parliamo di cose che non conosciamo. Molti colleghi omologhi al potere.
Già il titolo di questa conferenza metterebbe in sospetto chi fa tv in Italia. Come diceva dom Helder Camara, "se ti occupi dei poveri sei un buon cristiano. Ma se ti occupi delle cause della povertà significa che sei comunista". Mi stupisco che in campagna elettorale alle accuse di "comunista" date da Berlusconi non si è obiettato che il capitalismo crea milioni di esclusi.
L'informazione è in mano alla grande economia e spesso elude le cause. Non spiega perché c'è una guerra in corso. O perché l'80% della popolazione lotta per sopravvivere. Edoardo accennava al fatto che qualcuno comincia a sentirsi responsabile nel nord del mondo. Se ci fosse un'informazione onesta e seria tutti noi nel nord dovremmo sentire la responsabilità di quanto è stato fatto. Come facciamo a scocciarci per l'arrivo del sud del mondo da noi, quando abbiamo depredato quei paesi? Nessuno, quando parla di liberismo, radicali compresi, ricorda che la ricchezza nostra è frutto di ruberie. Parlare così significa mettersi in gioco e forse fuori gioco. Facevo una trasmissione in tv, alle 0.30, che ospitava quel mondo e un giorno mi sono occupato del caso Alpi, l'esecuzione della giornalista Rai e del suo operatore. E' una delle storie più vergognose di cui non si vuole sapere. Riguarda la nostra cooperazione e le attività di chi dice di voler portare la pace e con triangolazioni porta invece morta. Alpi scoprì che le navi della Shifco date dalla cooperazione per la pesca erano usate per altre attività. Si fermavano nei porti dove arrivavano le armi. In Somalia c'erano i nostri servizi. Una delle navi fu rubata da una delle fazioni in lotta. Fu dato ordine al nostro corpo di spedizione di recuperare la nave. Ma perché?
Legata al traffico d'armi c'è la vicenda di Olof Palme.
Facemmo la trasmissione sul caso Alpi. Resta poco chiaro chi aprì le valigie di Ilaria Alpi, durante il viaggio dell'aereo. Ci è stato detto che Hrovatin aveva con sé 6-7 cassette. E' impossibile. Perché 4 governi italiani non hanno voluto scoprire la verità sul caso?
In questi seminari bisogna affrontare di petto la credibilità dei governi che dicono di voler cambiare il corso dell'economia mondiale. Le organizzazioni monetarie internazionali, concordo con Frei Betto, sono organizzazioni criminali, che assegnano ricette impossibili per i paesi poveri.
La stampa e la tv sono diventate un mercato. Ho sperato che le nuove tecnologie servissero a rendere più democratica l'informazione. E' l'esempio della rivolta zapatista. Mi sono illuso. Ho il dubbio che non sia così. Chi mette la massa di notizie che c'è in Internet e con quali scopi? Ci sono agenzie, miliardi di budget, che devono fare informazione pilotata per screditare chi non è gradito. Ed esaltare per converso chi è gradito. Notizie nemiche di un commercio solidale. Impegno a cambiare l'informazione.

Pipinato:
Visto che Internet è stata chiamata in causa, la parola a Anuradha Vittachi. Che l'anno scorso lanciò da questa sala la campagna sul debito.

Anuradha Vittachi (OneWorld International):
Grazie a Unimondo che mi dà l'opportunità di parlare nuovamente di questo argomento del debito.
In questi giorni molti relatori internazionali ci hanno aiutato a comprendere meglio la situazione internazionale. Vorrei sottolineare il potere sempre maggiore delle reti, di cui mi interesso e come questo aiuti i contatti e le informazioni.
Due settimane fa ero a Washington nei momenti delle manifestazioni. Il mio ufficio era sulla strada dove queste manifestazioni si verificavano. Ogni volta che cercavo di uscire mi bloccavano i manifestanti o la polizia. Ho visto quante persone normali erano coinvolte nella lotta per il cambiamento. A Washington ero per una conferenza come questo WSF. Le società civili sono come Davide che lotta contro Golia. Per la prima volta, anche a Davos, che è la fortezza della società delle imprese, è successo qualcosa che ha dato voce ai Davide.
Oggi cominciamo a organizzarci come società civile. L'anno scorso un rapporto militare degli USA diceva che la crescita del settore delle Ong e delle reti sociali è superiore alla capacità dei governi e degli stati di controllarle. Questo nuovo ambiente riflette il lavoro che noi stiamo facendo. Concentriamoci sui nostri successi: abbiamo fatto la differenza sulla questione del debito, che finalmente è percepito a livello politico.
Ci sono impegni per la lotta al debito, ma non tutto è positivo. Il debito verrà cancellato per una questione di carità, più che di giustizia. Mi sono sentita offesa a Davos quando Clinton ha parlato della cancellazione del debito come un atto di favore delle banche. Ma Clinton non ha detto che le banche hanno operato cambiando le regole del gioco.
Cosa potremmo fare per affrontare questa ipocrisia? Dobbiamo riuscire a cancellare il debito. Un nuovo strumento che stiamo cercando di sviluppare a OneWorld si chiama OneWorld Debt Channel. OneWorld è un posto su Internet dove si incontra la società civile per dare voce ai poveri, difendendo lo sviluppo sostenibile e i diritti umani. E' vero, difficile separare l'informazione vera da quella falsa. Con il vostro aiuto, possiamo creare dei "sottoportali" sostenuti dai partner.
Un canale già avviato è MediaChannel, che indaga su come i media trattano o non trattano questi temi.
Questo nuovo canale sarà prodotto direttamente dal Sud, forse dallo Zambia.
Un nuovo canale sulla povertà sarà coordinato da OW India..
Vi invito a contribuire a riempire di contenuti questi canali, così da continuare questo primo World Social Forum on line. Ci saranno dati sulle campagne, condotte nel mondo, informazioni su chi soffre perché non ha di quanto ha bisogno. L'aggiornamento avverrà sia come testo che come programmi radio, diffusi via Internet e ritrasmessi dalle radio comunitarie nel mondo.
Il canale è in fase di preparazione. Sarà pronto a settembre. Potrete contribuire attraverso Unimondo a questo canale.

Pipinato:
Una delle persone più straordinarie del nostro giubileo: Ann Pettifor

Ann Pettifor (direttore Campagna Jubilee2000):
E' un grande onore. Grazie a Olivi per le sue parole. Ci fossero più dirigenti di fiere come lui. Mi scuso, sono tornata da Washington e non ho più voce.
I media non hanno detto la verità su Seattle e Washington. Non c'era violenza. C'erano tanti giovani americani che iniziano a capire come funziona l'economia mondiale e il ruolo del loro paese.
Voglio tornare agli elementi fondamentali del debito. Perché c'è una campagna globale per la cancellazione? Il debito è il meccanismo che permette ai paesi ricchi di controllare e sottomettere i paesi poveri. Il debito è segno del potere crescente del denaro. In tutta la storia europea ci sono state leggi che regolavano l'usura. La Chiesa cattolica scomunicava per il peccato di usura. Adesso viviamo in un mondo in cui il denaro ha più valore dell'uomo. L'usura è il simbolo più potente del modo in cui il denaro è potere. Gli individui si stanno indebitando sempre di più. Ogni settimana i miei figli poco più che maggiorenni ricevono inviti a sottoscrivere carte di credito. Gli americani vivono sui soldi presi in prestito e anche sul tempo preso in prestito. Giocano d'azzardo, in borsa, speculano. Quando la borsa crollerà e le persone perderanno i soldi e dovranno restituire i soldi, troveranno che i beni dati in garanzia varranno meno. Ci sarà un'enorme crisi finanziaria. La gente è incoraggiata a prendere soldi in prestito per consumare.
Nella nostra economia abbiamo una certa protezione contro l'usura. C'è una legislazione che tutela dai fallimenti, a tutela dei produttori. Oggi le aziende delle carte di credito vogliono smerciare i prestiti come gli spacciatori smerciano le droghe limitando, soprattutto negli stati uniti, la tutela nei fallimenti. E' pericoloso. Viviamo un periodo di deflazione. L'inflazione è morta. I nostri beni perderanno valore.
A livello internazionale non c'è controllo. Non c'è legge per i fallimenti. Se il Mozambico viene inondato e è in crisi, non può rivolgersi a un istituto legale e cercare protezione dai creditori. I vostri governi sono le persone che se volessero potrebbero scrivere la sentenza di morte del Mozambico. Non sono protetti questi paesi neppure dalla forze del mercato. Basta vedere cosa è successo con la crisi nel Sud Est Asiatico. Vi ricordo che i prestiti possono essere restituiti in dollari americani, yen o sterline. In Tailandia sono stati incoraggiati a avere prestiti, quando la moneta locale si è svalutata hanno dovuto pagare in dollari. Il FMI ha concesso prestiti in dollari, a condizione di nazionalizzare il debito. 13 miliardi di dollari è quanto paga la Tailandia alle banche di Zurigo, Londra,⅀
Le banche private operano in una sorta di West legale. George Soros ha detto: "è il mercato più redditizio".
Quando le banche prestano denaro, non perdono mai i propri soldi: i popoli, i poveri ripagheranno questo debito. I creditori internazionali sono protetti da questo sistema.
Noi vogliamo un nuovo rapporto internazionale, un arbitrato indipendente.
Il governo italiano che ha prestato denaro deve decidere se cancellare o meno il debito. Jubilee 2000 ha avuto un enorme successo, milioni di persone e nulla è cambiato. Dopo Colonia, hanno cancellato forse 300 milioni di dollari. Il processo è bloccato. Per questo siamo qui in Italia.
Bisogna fare qualcosa subito in Italia.
Martedì il nuovo primo ministro giapponese, Mori, presidente del G7, sarà a Roma a incontrare Amato. Dovete dire loro che siete colpiti che dopo un anno non hanno fatto niente. Noi faremo una mobilitazione a Londra mercoledì. Il FMI ha la chiave del debito del Mozambico, ma la sentenza la danno i ministri delle finanze, anche quello italiano.
Per maggiori informazioni accedete al nostro sito attraverso Unimondo.

Pipinato:
Chi organizzerà la manifestazione a Roma è con noi, Luca De Fraia.

Luca De Fraia:
Voglio partire proprio da Sanremo. Per ricordare come sia difficile fare politica cercando di imporre la questione della cancellazione del debito ai politici italiani. La campagna nasce nel 1997 con il contributo di "Nigrizia" che silenziosamente va avanti fino al febbraio di quest'anno. Grazie a Sanremo abbiamo rotto un muro di omertà che copre questo tipo di problemi. Mi chiedo spesso: era necessario arrivare a quel punto, cioè combinare un tema così forte con una trasmissione così leggera. Dico di sì.
Uno dei risultati fondamentali è stato raggiunto. Cancella il debito è compreso da milioni di persone. In quei giorni ci sono stati importanti reazioni: dei gruppi parlamentari, dove la decisione dovrà passare.
Facciamo un passo indietro. Perché l'Italia deve occuparsi di questo problema? Il nostro Paese è considerato fra quelli che contano, siede nel circolo ristretto del G7. Basta questo per spingerci a considerare l'urgenza che il nostro paese si occupi di questi problemi.
Cosa ha fatto l'Italia? Ha cancellato alcuni debiti, in modo parziale. Il fatto più allarmante. Ha deciso però con la legge in discussione di cancellare solo i debiti non recuperabili. Con questo dobbiamo fare i conti.

Don Adriano Vincenzi (responsabile Triveneto Comitato ecclesiale italiano per la remissione del debito estero dei paesi poveri):
Lo scopo della Campagna ecclesiale è educativo, informativo, responsabilizzante.
La campagna invita anche a partecipare all'acquisto di una parte del debito. Sappiamo che non risolviamo la situazione, ma così le persone sono toccate individualmente.
L'ambito educativo: accanto a una presa di coscienza e a una veritiera informazione, cerchiamo di indurre le persone a cambiare gli stili di vita. E' uno degli aspetti più difficili da raggiungere. L'assunzione di responsabilità comporta un diverso modo di vivere.
Faccio alcuni esempi. La Campagna fa conoscere il commercio equo e solidale, iniziative come la Banca Etica e i bilanci di giustizia. Fa sentire che non è più proponibile questo stile di vita consumistico. Quest'anno giubilare saranno raccolti soldi. Ci siamo chiesti come continuare la formazione su questo tema. La risposta è continuare nell'educare alla giustizia, alla solidarietà, all'interdipendenza, al riconoscimento di errori che fanno parte della nostra storia.
Ragionare sul debito e sulla sua cancellazione dà l'occasione di pensare a nuovi modelli di sviluppo. Nei paesi obiettivo della campagna ecclesiale - Stiamo tentando di avviare una collaborazione con le popolazioni locali, le organizzazioni non governative, i missionari, per non lasciare ai governi la responsabilità delle azioni di compiere. Ciò che viene fatto a livello di sviluppo dovrà essere avvertito come utile a livello di base.
La campagna comprende al suo interno una rilettura del rapporto etica-economia, una revisione della cooperazione internazionale, un nuovo modo di intendere lo sviluppo.

Sabina Siniscalchi (segretario nazionale di Mani Tese):
Mio compito è entrare nell'ambito del titolo di questo appuntamento: "World Social Forum".
L'economia mondiale non è mai stata così dinamica come in questi tempi. La ricchezza globale è raddoppiata in questi 20 anni. Non è solo l'economia che va forte. E' più facile comunicare, viaggiare, scambiare informazioni. Si sono ampliati gli spazi democratici, ovunque nel mondo. Ma paradossalmente tutti questi successi non arrivano alla maggior parte dei popoli della terra.
Le cause sono diverse. E' vero, come diceva il direttore di PadovaFiere, che dovremmo studiare meglio il commercio mondiale. Ci sono responsabilità dell'informazione. Responsabilità individuali. E' un mondo che non funziona. I progressi in campo scientifico servono a soddisfare i capricci di un pugno di consumatori,. Si spendono più soldi per la ricerca nei cosmetici che per trovare un vaccino contro la malaria.
Proprio per la liberalizzazione imposta dalla globalizzazione, si investe sempre meno in capitale umano. SI sottraggono risorse dalla sanità, dall'istruzione. Perfino le organizzazioni internazionali lo dicono: cresce il numero degli esclusi. Il FMI dice "un numero sempre più grande di paesi registra una diminuzione del reddito pro capite". Nel 1995 a Copenaghen i capi di stato hanno firmato un impegno a sradicare la povertà. Primo obiettivo: entro il 2015 dimezzare il numero dei poveri. In realtà i poveri sono in aumento.
Con quali strumenti lavorare? Ce l'hanno detto a Copenaghen: "servono politiche pubbliche che completino i meccanismi delle economie di mercato". I responsabili politici del mondo si sono impegnati a investire nell'istruzione, nella salute, ma anche a occuparsi di economia, governandola. Si sono impegnati a investire in cooperazione (lo 0,7% del pil). Oggi la cooperazione è ai minimi storici. L'aiuto allo sviluppo è allo 0,22 (come media di tutti i paesi donatori). Si sta avverando quella previsione di Francois Mitterand: "Permetteremo che il mondo diventi un unico mercato senz'altra regola che quella della giungla, con obiettivo il massimo profitto?". Dobbiamo arrenderci? No.
E' possibile costruire un mondo migliore. Uno strumento messo a punto da 200 Ong, reti, movimenti è il Social Watch, osservatorio sociale che misura l'operato dei governi. Stabilisce quali governi rispettano gli impegni di Copenaghen.
Nel rapporto anche gli impegni nazionali. E' un esempio di come le organizzazioni civile sono diventate interlocutori dei governi. La rete del Social Watch si affida ad altre campagne, come il movimento Attac per una tassa giusta sulle speculazioni finanziarie, come Jubilee 2000. E' l'espressione di una globalizzazione della solidarietà.

Marina Ponti (responsabile pubbliche relazioni di Mani Tese):
Vorrei fare un bilancio di queste giornate. In questi giorni a Padova abbiamo sentito parlare di molti dei più gravi problemi: debito, sfruttamento del lavoro infantile, povertà, esclusione sociale, disoccupazione, distruzione dell'ambiente, violazioni dei diritti umani. A questa lista, che non è esaustiva, aggiungiamo una nuova categoria di disastro naturale: le crisi finanziarie internazionali.
La crescita dell'economia finanziaria negli ultimi 30 anni è incredibile. Ogni giorno sul mercato delle valute sono scambiati 1.800 miliardi di dollari. Sono dollari che diventano euro, che poi si trasformano in franchi svizzeri, e che, pochi minuti dopo, sono già yen giapponesi.
Per comprendere l'entità di questa cifra, basti dire che il commercio globale mondiale (la totalità di tutti gli scambi di beni e servizi), in un anno è un totale di 4,3 trilioni di dollari: è quanto si scambia nel mercato dei cambi in tre giorni e mezzo. Il dato più sconcertante è che il 95% di queste transazioni sono di natura speculativa: non compro dollari perché devo acquistare merci negli Stati Uniti, ma perché penso o credo o meglio scommetto che il valore del dollaro aumenti.
Così posso perdere o guadagnare basandomi su semplici aspettative di svalutazioni di alcune valute e di apprezzamenti di altre.
Nei mercati finanziari inoltre si possono ottenere i più alti rendimenti monetari e questo porta a un'altra perversa situazione. Quella per cui sempre più capitali sono sottratti a investimenti nell'economia reale, cioè nell'economia produttiva, per essere investiti in quella finanziaria.
In poche settimane posso ottenere sui mercati finanziari un rendimento del capitale investito del 30% o addirittura del 50%. Mentre i tempi nell'economia reale sono lunghi e i rendimenti bassi.
Una delle conseguenze più devastanti della nuova economia è l'opportunità per i capitali di fuggire in maniera rapida e incontrollata da un paese, provocando in maniera quasi istantanea crisi molto profonde.
Pensiamo alla crisi del sud est asiatico, la più drammatica degli ultimi 10 anni. Nel 1997 le borse di quei paesi sono scese del 20 per cento, le loro valute sono scese del 30-50% del loro valore. Negli ultimi anni c'è stato un deficit di sviluppo, che oscilla dall'8% al 41%.
La recessione porta al conflitto sociale, e alla rivolta politica. Il crescere dei conflitti etnici lo testimonia.
I due fattori di instabilità sociale e politica rafforzano il panico sugli investitori, così il ciclo ricomincia.
La crescita del pil mondiale è scesa dal 4 % previsto al 2%. Sono in recessione l'Asia orientale, il Giappone, la Russia.
Molte delle crisi attuali sono accentuate se non provocate da fattori psicologici: dall'alternarsi dell'euforia e del panico. Molte crisi sono scatenate da shock. L'euforia si trasforma in panico.
Non è più il caso di dire se ci sarà una nuova crisi. C'è urgente necessità che i paesi intervengano per prevenire le crisi.
Una prima proposta è la Tobin Tax: un'imposta bassa sulle transazioni valutarie (0,01%). Quali sono le implicazioni di quella che noi chiamiamo una tassa giusta?
C'è una valenza simbolica: il segno dell'intervento dei governi nell'economia di carta. Secondo: frenerebbe le speculazioni. Terzo: per creare questo accordo internazionale sulla tassa serve il monitoraggio di tutti i passaggi dei capitali. E' semplice ripulire oggi il denaro sporco nei mercati finanziari. Quarto: senza pesare sul lavoro, sui cittadini, permetterebbe di reperire nuove risorse utilizzabili per finanziare la cooperazione allo sviluppo e la lotta alla povertà.
Chiudo citando Alex Michalos, che ha pubblicato un libro sulla Tobin Tax: "Già da qualche anno c'è qualcuno che ogni giorno ci ricorda che siamo entrati nell'era della globalizzazione. Sebbene ancora non sia chiaro cosa ciò significhi, nessuno dubita che nel XXI secolo le popolazioni che vivono nelle diverse parti del mondo saranno più interdipendenti di quanto non lo fossero mai state nei secoli precedenti. Prima o poi gli uomini capiranno che, alla fine, la bruta competizione darwinista dovrà cedere il passo a una cooperazione straordinaria per conseguire l'obiettivo comune di una qualità della vita sostenibile per tutti gli abitanti del pianeta. Quando quel giorno arriverà, sarà consolante sapere che alcuni tipi di imposte sulle transazioni finanziarie possono aiutare a fornire i mezzi per finanziare molte delle iniziative e istituzioni, che saranno necessarie in quel mondo più perfetto".

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