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Sovranità alimentare per combattere la fame
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Sono 854 i milioni di persone che nel mondo soffrono la fame. Di queste, 820 milioni vivono nei Paesi poveri, 25 milioni nei Paesi definiti "in transizione" e ben 9 milioni in quelli opulenti e industrializzati. Se nella prima metà degli anni '90 le persone malnutrite erano diminuite di 26 milioni, nella seconda metà dello stesso decennio sono risalite di 23 milioni di unità, di fatto annullando i risultati ottenuti. Siamo, quindi, molto distanti dal primo degli "Obiettivi del Millennio", il dimezzamento della povertà entro il 2015. Sono le impressionanti cifre riportate da Jacques Diouf, direttore generale della Fao, nel suo intervento di apertura della 25° Conferenza Regionale della Fao per l'Europa svoltasi a Riga, in Lettonia, gli scorsi 8 e 9 giugno.
La Conferenza ha spaziato su diverse tematiche dalla promozione degli "Obiettivi del Millennio", attraverso uno sviluppo rurale sostenibile, alla riforma della Fao nell'ambito della riforma delle Nazioni Unite fino al ruolo della Fao nella promozione dei beni pubblici globali. Punto fondamentale, quest'ultimo, insieme alla tutela dei diritti, per la società civile e le organizzazioni non governative che si erano incontrate qualche giorno prima della Conferenza in una Consultazione internazionale. "Il diritto al cibo è uno dei diritti fondamentali" - spiega Sergio Marelli, presidente del Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare. "L'Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto/Omc) non deve avere giurisdizione sulle politiche agricole e alimentari che devono invece avere come primo obiettivo la produzione e messa a disposizione per tutti di cibo in quantità e qualità adeguate".
Un discorso apparentemente generico, ma che si comprende alla luce di un altro dato ufficiale della Fao: l'anno prossimo la domanda mondiale di cereali supererà l'offerta e si prevede un crollo delle giacenze finali. Il costo delle importazioni salirà del 3,5% per i Paesi in via di sviluppo (i maggiori importatori di cibo) e del 7% per i Paesi a basso reddito con deficit alimentare. Da qui l'appello delle Ong per escludere le politiche agricole dal negoziato in ambito Omc e per un rinnovato e rafforzato ruolo della Fao per le questioni attinenti all'agricoltura e all'alimentazione mediante la promozione di politiche e tecniche produttive adeguate.
Ciò che è in gioco è quella che i tecnici chiamano la "sovranità alimentare": il diritto, cioè, di ogni popolo a definire le proprie politiche agrarie in riferimento all'alimentazione, a proteggere e regolare la produzione agricola e il mercato locale ai fini della propria autosufficienza. Occorrono politiche che diano impulso ad una produzione sostenibile di tipo familiare invece che modelli industriali orientati all'esportazione: "L'accesso al mercato e la liberalizzazione delle regole commerciali a livello internazionale non sono la soluzione per i milioni di piccoli produttori agricoli del Nord e del Sud del mondo. Esse rispondono piuttosto alla logica della grandi multinazionali" - nota ancora Sergio Marelli.
Un discorso che non vale solo per il Sud del mondo: in Europa la maggiore concentrazione del problema della fame si situa nei Balcani e nell'ex Unione Sovietica dove la popolazione povera vive per lo più di agricoltura. Le società civili dei nuovi stati membri dell'Ue chiedono che il modello di produzione intensiva non venga proposto come soluzione per le loro agricolture. Le conseguenze sono già evidenti: degrado dei terreni, crescita della disoccupazione - in Ungheria nel 2005 mezzo milione di lavoratori agricoli hanno perso il lavoro per la meccanizzazione e la concentrazione delle proprietà terriere -, aumento dei fenomeni migratori.
Ma la riduzione delle risorse finanziarie a disposizione della Fao - un taglio di 35 milioni di dollari - non lascia ben sperare nella volontà dei governi. Nel quadro dell'attuale riforma delle Nazioni Unite, la Fao dovrebbe finire con l'occuparsi solo del "lavoro normativo relativo alla sicurezza degli alimenti ed il loro commercio": poco più di un mero istituto di ricerca senza un proprio organo di governo capace di sostenere i programmi agricoli dei Paesi poveri che tornerebbero ad essere appannaggio esclusivo della "cooperazione bilaterale".
Anche per questo la società civile si sta organizzando in vista dello "Special Forum Fao" previsto dal 18 al 20 settembre prossimi a dieci anni dal Summit Mondiale sull'alimentazione del 1996. Si annuncia un mese di mobilitazione che si aprirà con il Forum per proseguire con eventi ed iniziative sull'intero territorio italiano e concludersi il 17 ottobre con la manifestazione della "Global call to action against poverty" e la Giornata mondiale per la lotta alla povertà. Il discorso, insomma, è appena cominciato.
di Cinzia Agostini
LA SCHEDA
What/Cosa:
Fondata nel 1945 a Quebec City in Canada, la "Food and Agriculture Organization" (Fao) dal 1951 ha sede a Roma dove lo scorso ottobre ha celebrato il 60° anniversario. L'agenzia delle Nazioni Unite è incaricata di sradicare la fame, promuovere lo sviluppo rurale, innalzare i livelli di nutrizione e gli standard di vita migliorando la produzione, il trattamento, la messa sul mercato e la distribuzione di cibo e di prodotti agricoli. Consta di 181 membri (180 stati più l'Unione Europea) e si propone come forum neutrale tra i governi per discutere sui principali argomenti concernenti alimentazione e agricoltura. Tra aree di azione della Fao vi è l'assistenza ai Paesi in via di sviluppo e l'informazione su alimentazione, nutrizione, agricoltura, foreste e pesca.
Where/Dove:
Degli oltre 850 milioni di affamati stimati nel mondo dalla Fao, circa 600 milioni vivono in ambiente rurale dando vita a quello che è stato definito il paradosso delle "campagne affamate". Un paradosso che è frutto della povertà che caratterizza molte aree rurali dei paesi del Sud del mondo, una condizione aggravata dalla mancanza di accesso alle risorse produttive come la terra, l'acqua e le risorse genetiche. La "sovranità alimentare" è il diritto di ciascun popolo a definire le proprie politiche agrarie in materia di alimentazione, di proteggere e regolare la produzione agraria nazionale al fine di ottenere risultati di sviluppo sostenibile decidendo della propria autosufficienza. Essa non nega il commercio, ma difende l'opzione di formulare politiche e pratiche commerciali che servano ai diritti della popolazione per una produzione alimentare nutriente, sana ed ecologicamente sostenibile.
Who/Chi:
L'International Planning Committee (Ipc) della Fao è l'organo di collegamento tra la Fao e la società civile in cui sono rappresentate le Organizzazioni non governative (Ong) di tutti i continenti e le reti mondiali che si occupano di agricoltura e sovranità alimentare. In collegamento con l'Ipc è stato rilanciato il "Comitato italiano per la sovranità alimentare" che, dopo aver organizzato il Forum parallelo per il II Vertice Mondiale dell'Alimentazione 2002, si occuperà del coordinamento delle attività previste in vista dello Special Forum della Fao di settembre e delle manifestazioni fino a metà ottobre.
Per saperne di più:
- Sito della Fao
Obiettivi del Millennio: siti istituzionali
- Onu - Millennium Goals
- Banca Mondiale - Development Goals
Obiettivi del Millennio: siti delle Campagne
- www.millenniumcampaign.org
- Global call to action against poverty [GB]