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Siccità e inflazione: l’Argentina in ginocchio
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Foto: Angelica Reyes da Unsplash.com
Con l’inflazione ai massimi storici (oltre il 100% a marzo su base annua), il tasso di povertà oltre il 40%, il debito monstre di 44 miliardi di dollari con il Fondo monetario internazionale, l’Argentina soffre ora per la siccità. Dal 2020 non piove più: da quando è apparso il fenomeno meteorologico La Niña, che ha portato ad un raffreddamento dell’Oceano Pacifico, il livello di precipitazioni è stato il più basso da quando viene rilevato, cioè da oltre 30 anni. In particolare le secche hanno colpito la zona della Capitale e l’estremo Sud, in Patagonia, mettendo a rischio in tutto 138 milioni di ettari di coltivazioni e materie prime agroalimentari rappresentano oltre la metà delle esportazioni del Paese
Le coltivazioni di soia, che sono le più colpite dalla scarsità di piogge, hanno ridotto la capacità del 50 percento negli ultimi tre anni, bruciando solo nell’ultimo ciclo produttivo 14 miliardi di dollari di export. Insieme al mais, la soia rappresenta il 40 percento dei dollari che entrano in Argentina. Nel 2022-2023 la produzione di soia è precipitata a 18 milioni di tonnellate, dai 54 milioni di tonnellate del 2015. Dimezzato anche il raccolto di grano, da 22 a 11 milioni di tonnellate, e la produzione di mais è tornata ai livelli del 2012. Anche l’allevamento é in ginocchio, sono a rischio 21 milioni di capi di bestiame, un dato allarmante se si considera che un dollaro su ogni 20 che entrano in Argentina, è dovuto alla vendita di carne bovina. E il governo, oppresso dal debito, non ha rinunciato ad applicare i dazi sulle esportazioni, in particolare proprio su quella della soia per la quale la ritenuta è del 33 percento (12% per grano e mais)...