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“Siamo tutti in prigione finché Julian è in prigione”: intervista esclusiva a Stella Assange
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Foto: Samuel Regan-Asante da Unsplash.com
Venerdì 14 ottobre, con alcuni dei colleghi promotori della 24 ore per Assange abbiamo partecipato al Wired Next Fest 2022 , ospitato per l’occasione dalla Fabbrica del Vapore di Milano. Ovviamente, senza nulla togliere a tutti i momenti importanti di questo grande festival, ciò che ci premeva più di ogni altra cosa era incontrare Stella Moris, in Assange, e farci aggiornare sulla situazione del marito, Julian Assange, entrando così nel vivo del tema portante dell’evento: “Il futuro della democrazia”. Abbiamo avuto l’onore di incontrare una donna provata, ma tenace e combattiva, che tanto ha fatto e sta facendo per tentare di dare giustizia a questo caso politico senza precedenti. Questa è la trascrizione della videointervista che abbiamo realizzato e mandato in anteprima sabato, durante la 24 ore per Assange.
Come vedi il futuro della democrazia, in questo momento?
Beh, al momento appare molto cupo: l’incarcerazione di Julian degli ultimi tre anni e mezzo è un segnale dei tempi che stiamo attraversando. Julian incarna i principi della responsabilità e della democrazia ed è in prigione e penso che siamo tutti in prigione finché Julian è in prigione e [perciò per la democrazia, n.d.r.] si mette molto male, per come stanno andando le cose.
Penso che quello che è stato fatto a Julian negli ultimi 12 anni sia davvero un segno di come siamo scesi in basso. Sostanzialmente abbiamo perso la democrazia, in effetti appare insensato parlare di democrazia al giorno d’oggi: che cos’è e dove si trova, sarebbe la domanda da porsi.
Per favore, dacci gli ultimi aggiornamenti sul caso…
A giugno, la Ministra dell’Interno del Regno Unito [Priti Patel, n.d.r.] ha approvato l’estradizione di Julian negli Stati Uniti. Nel Regno Unito puoi ancora appellarti alla decisione e Julian sta cercando di farlo, ma la realtà è che potrebbe essere estradato nel giro di pochi mesi. Spero che l’Alta corte esamini il ricorso, ma non ha alcun obbligo di dargli udienza. Quindi al momento stiamo aspettando di sapere dal tribunale se e quando verrà ammessal’udienza di appello e ovviamente il Regno Unito sta cercando di ritirarsi dal sistema della Corte europea dei diritti dell’uomo, quindi anche quella via per l’appello, che è sempre stata l’ultima misura di protezione in seno al Consiglio d’Europa per le persone i cui diritti sono stati abusati, il Regno Unito la vuole evitare e quindi Julian potrebbe non avere nemmeno la possibilità di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo, anche se invece speriamo ce l’abbia; se avesse questa possibilità, il caso sarebbe bloccato in quella fase e il Regno Unito dovrebbe onorare la decisione della Corte Europea dei diritti dell’uomo; ma ovviamente, sembra proprio che il governo del Regno Unito voglia ritirarsi da ogni misura di protezione internazionale e andare per la propria strada, in un luogo molto pericoloso.
Vorrei chiederti se, a parte l’importantissimo sostegno del Presidente messicano, ce ne siano stati altri di questo livello?
Julian è un simbolo di democrazia e antimperialismo in molti Paesi; così i Paesi dell’America Latina in questo momento che supportano Julian sono: Argentina, Messico e alcuni altri e stiamo aspettando di vedere i risultati delle elezioni brasiliane, anche perché, come forse saprete, Lula da Silva ha detto che Julian dovrebbe vincere il Premio Nobel per la Pace. Quindi c’è un supporto incredibile in giro per il mondo, la persecuzione politica di Julian è ben compresa in tutto il mondo: quello di Julian è il maggior caso di persecuzione politica nel mondo, in questo momento: è stato punito e perseguitato perché faceva il suo lavoro di giornalista e viene punito per aver rivelato crimini di guerra e per aver svelato la criminalità diffusa da parte delle superpotenze.
Potresti dirci se c’è stato un aumento di consapevolezza nelle persone su questo caso?
Assolutamente sì: c’è stata una progressiva presa di coscienza nel tempo e penso che questo non sia solo grazie alle campagne, seppure incredibilmente importanti, ma sono sia quelle campagnecresciute nel tempo, che le persone che si sono informate sul caso; perché i fatti di questocaso e della persecuzione stessa parlano da soli, così si tratta davvero di informare correttamente le persone sul motivo per cui Julian è stato accusato, che poi sono i documenti sulle guerre in Iraq e in Afghanistan, le torture a Guantanamo Bay e così via...