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Siamo indignati. È il capolinea. Scendere prego
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Prendiamo alcune notizie a caso. Strauss – Kahn rischia ancora. Il Brics sta optanto per un mercato interno: Brasile, Russia, India e Cina. Nel Mediterraneo ed in Medio Oriente la rivoluzione araba nonviolenta rischia di degenerare in violenta. In Italia nasce “il partito degli onesti”; tanto, ormai, gli abbiamo usati tutti gli aggettivi. Le donne rivendicano un altro Paese. Se non ora, quando?
Intravedo in questi flash due spaccati: quello visibile e quello invisibile.
Il primo è evidente a tutti – visibile – è il “Potere senza consenso” di alcuni Dinosauri della politica. Strauss – Kahn è legato al potere come fosse un polmone d’acciaio. Il G8 gioca a fare la leadership mondiale quando nelle locomotive dei Brics miliardi di giovani spalano carbone nelle caldaie dei loro paesi. Nel Mediterraneo despoti e dittatori sono aggrappati al potere con le unghie e disposti a tutto pur di non.
Non scendono dal bus nemmeno i politici nostrani che danno indicazioni pro futuro. Da un lato Berlusconi indica chi dovrà salire al Colle e chi succedergli a Palazzo Chigi. Certo. A tutela dei suoi interessi come sta accadendo per il lodo Mondadori e dall’altro lato dell’emiciclo Massimo D’Alema con lo scandalo delle tangenti ENAC e che gioca al “governo di domani” senza alcun raffronto con la società civile.
Ma andiamo all’invisibile. A ciò che sta dietro la notizia: “cosa ci nasconde?” Il problema è il direttore del Fondo Monetario o le politiche del Fondo Monetario? Non è che occupando le nostre pagine di cameriere più o meno consenzienti togliamo l’attenzione dalle politiche del FMI, organismo affatto democratico, che sta scommettendo, per esempio, sul tracollo finanziario greco o influenzando, altro esempio, le future leadership della sponda sud del Mediterraneo?
Non è che il premier con le sue indicazioni e smentite non ci distolga l’attenzione da una manovra iniqua che danneggia tutti noi piccoli risparmiatori e mette al sicuro i potenti? Non è che il “partito degli onesti” non tenti di raschiare il fondo del barile?
Non è che i giretti in aereo privato di D’Alema ci faccia scordare che è stato proprio il suo governo a far decollare la follia dei 131 cacciabombardieri F35 che ci faranno spendere non più 13…nemmeno 15…ma 16 miliardi di euro.
Perché l'Italia è incapace di riforma? Nell'era di Barack Obama, ove gli equilibri geopolitici di dieci anni fa sono già materia per storici, l'Italia si conferma l'angolo d'Europa più allergico al ricambio della propria classe dirigente, come afferma E. Livini. Abbiamo l'Oscar per i leader politici più vecchi (il 49,6% ha più di 71 anni, contro una media del 30% per il resto del continente). Le poltrone che contano nel campo dell'arte e della cultura sono occupate da un'élite con i capelli bianchi, età media 70 anni. Tutti mondi dove le donne - tra l'altro - rimangono una minoranza da Wwf. Il 45,2% dei cosiddetti leader tricolori - i numeri uno di politica, economia, professioni e istituzioni - è ultrasettantenne, contro il 31% della Gran Bretagna e il 28% della Spagna. Un tappo generazionale.
Una gerontocrazia autoreferenziale che non piace al paese (il 73% degli italiani - dice la Luiss - la ritiene irresponsabile, il 68% incompetente, il 79% poco innovativa) e che fatica ad assumersi responsabilità reali. Cambiano i partiti, si mescolano le maggioranze e gli uomini (il ricambio parlamentare è stato in media vicino al 50% a legislatura) ma la cooptazione conta sempre più del valore. La legge elettorale - che elimina le preferenze - è il capolavoro che cristallizza in una norma lo strapotere di questa gerontocrazia ingessata: nel 2006 il 75% dei parlamentari è stato ricandidato, di gran lunga la percentuale più alta delle ultime quattro elezioni. E il 33% dei non eletti è stato riciclato in poltrone alternative di municipalizzate o enti locali.
E in un momento in cui la crisi finanziaria sta riaprendo le porte di imprese e banche allo stato, il rischio è che il tappo generazionale che grava sull'Italia, invece che saltare, consolidi la sua presa sulla stanza dei bottoni del paese.
La “spoliazione” è un processo ben più lungo e difficile della vestizione ma, sinceramente, fa un po’ pena vedere questi “uomini zecca” aggrappati al potere ed incapaci di liberarsene. Allora noi, umili blogger, visto che anche il IV° potere è asservito cosa abbiamo fatto? Li abbiamo aiutati a spogliarsi. Nulla più. Anziché ringraziarci per il contributo che cerchiamo di dare alla Democrazia qual’è la stata la risposta? Zittirci. Censurare il web. Confesso che ho temuto per questo portale e molti portali amici che siamo nati sul web appena nato il web.
Il giorno della vittoria delle amministrative mi trovavo a Palermo con gli amici di Informare per Resistere ed il giorno della vittoria con i referendum mi trovavo a Cagliari con gli amici di Informazione Libera. Questi 2 aggregatori raggiungono milioni di persone. Qual è il risultato? La politica è stata invitata ai salotti della TV mentre i blogger ed i portavoce dei movimenti – acqua, nucleare, legittimo impedimento – a casa. Zitti. Parlano i soliti noti con un pedigree di alcuni decenni di parlamento e governo alle spalle ed incapaci di ogni riforma. Dalle province ai benefit, dalle doppie pensioni alle auto blu.
Signori, siamo indignati. L’autobus è arrivato al capolinea. Ora scendete.