"Se un'altra internet è possibile, è senza Microsoft probabilmente"

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A Porto Alegre si discute di inclusione digitale e software libero come motori dello sviluppo sociale.

Viviamo nella cosiddetta società dell'informazione: le nuove tecnologie di informazione e comunicazione sono al centro del sistema economico e oramai misura dello sviluppo delle società. Eppure, se in Occidente l'accesso è garantito quasi fin dalla nascita, per i paesi del cosiddetto Sud economico la questione si fa più difficile. In America Latina, solo il 3,2% della popolazione ha accesso a Internet. E' una delle facce del cosiddetto "digital divive", brutta espressione che ricorda come l'utente delle ICTs sia principalmente maschio, giovane, ricco, del Nord del mondo. L'inclusione digitale deve allora diventare uno degli obiettivi principali per i movimenti sociali che lavorano per la trasformazione sociale. Non significa importare computer, ma promuovere una nuova battaglia che solleciti politiche governative nuove, un'educazione adeguata e metta in discussione il ruolo e la ricaduta sociale delle politiche delle multinazionali. Sulla questione dell'accesso alla Rete si confrontano i brasiliani Carlo Afonso, di RITS (www.rits.org.br) e Rodrigo Baggio (Comitè para Democratiza㧀ao da Informaca㧀ao), con Valerie Peugeot (Vecam, Francia) e Prabir Purkayastha (Delhi Science Forum, India). Coordina il belga Dirk Ameel (Eurocadres). Quali sono gli ostacoli all'inclusione digitale? Ci sono barriere politiche e geografiche, e anche di cultura e di educazione, che, sommate alla questione linguistica, hanno un forte impatto sulla produzione e circolazione della conoscenza. Nel tentativo di superarle, non si può prescindere dal libero accesso al software, cruciale specialmente per ONGs e comunità. Il copyright rende difficile lo scambio di informazioni e esperienze e va ripensato. Il sistema economico poi ha modificato i rapporti di potere. Non esiste più la tradizionale opposizione tra capitale e lavoratore, ma si è imposta una nuova tensione tra consumatore e capitale monopolista. C'è una nuova forma di lotta sociale, quella delle alleanze che nascono contro il capitale. Ne è esempio il free software: c'è un gruppo di persone che lavora gratuitamente per liberare la popolazione mondiale dal monopolio delle multinazionali. Proprio perché i diritti intellettuali ostacolano gli scambi, bisogna che i movimenti sociali mettano in questione il sistema dei software proprietari. Bisogna inoltre promuovere l'uso della rete senza l'obbligo della pubblicità, perché ciascuno possa essere protagonista nel Web e non bersaglio del marketing, superando la condizione di semplice consumatore. "Se un'altra Internet è possibile, è senza Microsoft probabilmente", suggerisce Carlos Alfonso sintetizzando le varie posizioni. Due sono i principali attori del mutamento. Il sistema educativo, che però si sta progressivamente impoverendo come effetto delle politiche neo-liberali dei governi. Quindi i governi stessi, che dovrebbero assumere un ruolo di guida nello sviluppo anche tecnologico, con politiche pubbliche adeguate e impegno finanziario. Quale dunque il ruolo di movimenti sociali? Conquistare attraverso pressioni sul governo l'appoggio strategico delle politiche pubbliche, perché l'impegno delle società civile non basta nella lotta per il software libero. Lavorare per il progressivo superamento delle barriere linguistiche e soprattutto mettere in questione la responsabilità sociale delle multinazionali e il loro ruolo per lo sviluppo della società.

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