Scuola: il costo del Covid-19 sulle giovani generazioni

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Foto: Pexels.com

A causa della pandemia globale, nei mesi scorsi le scuole hanno chiuso i battenti in 192 paesi e 1, 6 miliardi di studenti sono rimasti a casa. Motivo per cui l’inizio delle scuole, soprattutto quest’anno, è stato momento particolarmente intenso. In Italia come in molti paesi, nonostante la chiusura si è cercato di non interrompere l’apprendimento applicando la didattica a distanza. I dati tuttavia ci dicono che tale modalità non è stata affatto inclusiva e ha lasciato indietro tanti studenti. Il Rapporto Istat 2020 stima che durante il lockdown sono stati approssimativamente 3 milioni gli studenti di 6-17 anni che per la carenza o inadeguatezza di strumenti informatici in famiglia, potrebbero aver incontrato difficoltà nella didattica a distanza. Una mancanza che si accentua nel Mezzogiorno, dove si ritiene che arrivi ad interessare circa il 20 per cento dei bambini.

Come analizza il portale scuolainforma.itse consideriamo che gli studenti in totale sono otto milioni circa, il 37,5% dei ragazzi sono rimasti esclusiPer loro la scuola è terminata con almeno tre mesi di anticipo”.

Ora siamo alla riapertura che, però, non ha riguardato tutti nel mondo. Al contrario, denuncia l’UNICEF, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia: “Oggi, a quasi nove mesi dall'inizio dell’epidemia di coronavirus, 872 milioni di studenti - ovvero la metà della popolazione studentesca mondiale - in 51 Paesi non sono ancora in grado di tornare nelle loro aule”.

In particolare, UNICEF ha recentemente intervistato 158 paesi sui loro piani di riapertura delle scuole e ha scoperto che 1 paese su 4 non ha ancora fissato una data per la riapertura e per permettere ai bambini di tornare in classe. 

La chiusura delle scuole ha impattato profondamente sui percorsi di apprendimento dei e delle giovani di tutto il pianeta e UNICEF calcola che, mentre milioni di questi bambini hanno avuto la fortuna di continuare a studiare a distanza, almeno 463 milioni di bambini non hanno avuto alcun accesso a modalità alternative di didattica a distanza a causa, ad esempio, della mancanza di accesso a internetdi computer o dispositivi mobili. Ad essere più penalizzati sono stati soprattutto i paesi più fragili e le fasce sociali più deboli e vulnerabili. 

L’analisi effettuata da Caritas e FOCSIV nell’ambito della Campagna “Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Insieme per gli ultimi”, rileva come gli effetti di questa emergenza educativa globale dureranno per anni e non riguarderanno solo l’ambito dell’apprendimento. Al di là dell'istruzione infatti, le scuole sono importantissime per la salute dei bambini in molti paesi del mondo dove si vivono situazioni di povertà, fame ed esclusione. Le scuole forniscono ai bambini servizi vitali per la salute, come la vaccinazione e un ambiente sicuro e solidale. Si pensi anche alla mensa scolastica che in molti contesti rappresenta l’unica opportunità giornaliera di avere un pasto completo e nutriente, nonché alla disponibilità di acqua e di bagni che in molti paesi del mondo non si trovano nelle case ma che è frequente trovare nelle scuole. Inoltre, “i minori sono sempre più esposti alla violenza fisica e psicologica. La loro salute mentale ne risente. Sono più vulnerabili al lavoro minorile e agli abusi sessuali e hanno minori probabilità di uscire dal ciclo della povertà”. Anche in Italia si sta prendendo maggiore consapevolezza di come la lunga fase di lockdown abbia coinciso con un aumento della violenza domestica, sulle donne e sui minori, ma “in molti paesi poveri a questo fenomeno si è aggiunta una pressione ulteriore sulle bambine e sulle ragazze, con un aumento dei matrimoni precoci e delle gravidanze indesiderate.” (“Il vero costo del COVID-19: un’ipoteca sul futuro delle giovani generazioni” di Massimo Pallottino).

Esistono quindi dei gravi effetti sociali derivanti dalla chiusura delle scuole, che si sono ampliati nei paesi più poveri per i bambini provenienti da famiglie fragili e vulnerabili. 

Sappiamo inoltre che più a lungo i bambini rimangono fuori dalla scuola, meno probabilità hanno di ritornarci. UNICEF prevede che almeno 24 milioni di bambini abbandoneranno la scuola a causa del COVID anche perché, a causa della crisi economica le spese per la retta scolastica e l’acquisto dei libri saranno le prime ad essere sacrificate, senza contare la necessità per molte famiglie di ricorrere anche al lavoro dei propri figli. A tal proposito, in questa fase il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ammonisce che date le conseguenze devastanti sui bambini, i giovani e la nostra società nel suo complesso, la decisione di chiudere le scuole dovrebbe essere l'ultima spiaggia, una soluzione temporanea e solo a livello locale in aree con un'intensa trasmissione di Covid-19".

Lia Curcio

Sono da sempre interessata alle questioni globali, amo viaggiare e conoscere culture diverse, mi appassionano le persone e le loro storie di vita in Italia e nel mondo. Parallelamente, mi occupo di progettazione in ambito educativo, interculturale e di sviluppo umano. Credo che i media abbiano una grande responsabilità culturale nel fare informazione e per questo ho scelto Unimondo: mi piacerebbe instillare curiosità, intuizioni e domande oltre il racconto, spesso stereotipato, del mondo di oggi.

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