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Sbilanciamoci!: il Governo ha seppellito la cooperazione allo sviluppo
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"La cooperazione allo sviluppo ha sostanzialmente perso centralità e attenzione politica nel Governo e nel Parlamento". Lo afferma l'analisi del "Libro Bianco sulla cooperazione allo sviluppo" presentato stamane a Roma dalla campagna Sbilanciamoci!, la coalizione di 50 associazioni e ong italiane che tutti ogni anno analizza ledpolitiche del Governo italiano sulle spese sociali e sulla cooperazione.
"La manovra finanziaria di Tremonti taglia del 56% i fondi gestiti direttamente dal Ministero degli Affari Esteri per la cooperazione allo sviluppo. A questo taglio va aggiunta la cancellazione dei finanziamenti all’educazione allo sviluppo e la vergognosa scelta di privilegiare per la cooperazione quei Paesi che collaborano al rimpatrio dei loro immigrati dall’Italia. Gli impegni internazionali del nostro Paese continuano ad essere disattesi. Nel contempo la riforma della legge 49 è stata sepolta, la scelta di avere un vice ministro per la cooperazione archiviata definitivamente e - per finire - l’aiuto legato è tornato ad essere una dominante dei pochi aiuti che mandiamo" - afferma l'introduzione del Rapporto.
La campagna Sbilanciamoci! - in occasione della discussione della legge finanziaria - aveva fatto concrete e dettagliate proposte per aumentare i fondi alla cooperazione e dotarla di risorse continuative attraverso la partecipazione e la costruzione di meccanismi di tassazione globale (come stanno discutendo molti altri Paesi) per finanziare la lotta alla povertà e lo sviluppo, ma non sono state ascoltate.
L'analisi dei dati relativi all'Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) italiano evidenzia come nel 2007, rispetto al 2006 (durante il Governo Prodi - ndr) ci sia stato un aumento delle risorse stanziate sul canale bilaterale (656 contro 405 milioni di dollari, al netto delle operazioni di cancellazione del debito) e una crescita di oltre il 370% dei contributi volontari alle organizzazioni internazionali. Ma anche "questo incremento però rimane ben lontano non solo da quanto richiesto e sperato negli ultimi anni, ma anche da quanto programmato e più volte ribadito nelle sedi istituzionali e nei documenti ufficiali, da ultimo il DPEF 2008-2011 (del Governo Berlusconi -ndr) non traducendosi affatto in un miglioramento del rapporto Aiuti Pubblici allo sviluppo/ Prodotto interno Lordo (APS/PIL), che anzi registra una regressione dallo 0,20% allo 0,19%" - spiega il rapporto. Analizzando i dati sull'aiuto genuino (APS, al netto del debito) del 2007 ci si accorge che l'Italia non supera lo 0,16% nel rapporto APS/PIL attestandosi in penultima posizione.
Ancor più preoccupanti "i segnali lanciati finora dal nuovo Governo" che sembrano indicare una direzione piuttosto precisa: "un crescente disimpegno dello Stato accompagnato da una maggiore partecipazione delle imprese, trasformando di fatto la cooperazione in un semplice strumento della politica commerciale o militare. Tale disimpegno risulta evidente dalle disposizioni della Finanziaria 2009 che prevederà una diminuzione della disponibilità finanziaria dai 732 milioni previsti per il 2008 ai 321 previsti per il 2009; se non si stanzieranno dei finanziamenti straordinari, una decurtazione di tale portata (56%) impedirà nel prossimo anno alla cooperazione italiana di avviare alcuna nuova iniziativa".
Secondo i calcoli di Sbilanciamoci! "gli stanziamenti per nuove iniziative (escluse quelle già avviate) nel 2009 potranno contare sulla ridicola cifra di 29 milioni di euro, i progetti nuovi delle ONG saranno praticamente azzerati e la DGCS, già paralizzata da anni, si troverà a disbrigare pratiche correnti e a smaltire l’arretrato".
Secondo il rapporto sui progressi dell’Italia verso il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio, "l’obiettivo 6 costituisce il maggiore sforzo finanziario per il nostro Paese". "Il principale strumento per la lotta alle pandemie utilizzato dal Governo italiano è il Fondo Globale per la lotta all’AIDS, alla Tubercolosi e alla Malaria (GFATM)" che è però stato "caratterizzato, fin dalla sua istituzione durante il G8 di Genova del 2001, da una costante ambiguità". "Sia dal punto di vista economico che politico - spiega Sbilanciamoci - il ruolo del Governo italiano è sempre oscillato da momenti di forte protagonismo ad altri di assoluto assenteismo". "Si è passati da un iniziale ruolo di leadership a livello strategico e finanziario, testimoniato dal forte contributo fornito sia alla costituzione del GFATM che alla sua operatività economica (non a caso l’Italia è uno dei tre Paesi a godere di un seggio individuale nel Board), a un periodo di assoluto anonimato causato soprattutto dai mancati pagamenti promessi a livello internazionale". Nel 2008 (con un intervento del Governo Prodi - ndr) - "l’Italia ha finalmente saldato i propri debiti tornando nel novero dei maggiori donatori e anzi anticipando, primo tra tutti, parte della quota del 2008. Per il momento, dunque, l’emergenza economica sembra superata, ma rimane quella politica" - spiega il Rapporto.
Un altro aspetto rilevante del 'Libro Bianco' consiste nel determinare "l’efficacia degli interventi effettuati". Dopo un excursus sui principali vertici internazionali per garantire l’efficacia delle politiche di cooperazione (Roma, Parigi e, nel settembre 2008, Accra), il rapporto esamina l’efficacia degli aiuti italiani alla luce degli indicatori individuati nella Dichiarazione di Parigi. "L’Italia non si è data un piano per il raggiungimento degli obiettivi fissati a Parigi e infatti la situazione, benché migliorata su alcuni punti, è significativamente peggiorata su altri. Sotto altri aspetti la cooperazione italiana è meno efficace nel 2007 rispetto al 2005: sono aumentate le strutture operative che si sovrappongono con strutture già esistenti nei Paesi beneficiari, determinando un evidente spreco di risorse; la quota di aiuti basata su programmi di lungo periodo è scesa dal 39 al 26%, con conseguente riduzione del controllo dei beneficiari sulle risorse e un minore coordinamento tra i diversi canali di finanziamento; e infine l’Italia continua a legare all’acquisto di beni e servizi italiani buona parte dei propri aiuti allo sviluppo" - denuncia il rapporto.
"A fronte di uno scenario estremamente preoccupante che rischia di allontanare a data da destinarsi il raggiungimento degli otto Obiettivi del Millennio, le élite politiche ed economiche non danno risposte soddisfacenti, anzi considerano questa situazione quasi come un’opportunità per stabilire un controllo da parte delle multinazionali sull’agricoltura mondiale e sui beni comuni ambientali" - sottolinea la conclusione del Rapporto. [GB]