Sanità gratis, Obama criminale e amministratori inefficienti?

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Ho seguito domenica scorsa, come molti italiani, l’intervista a Gino Strada di Emergency durante la trasmissione "Che tempo che fa" su RAI 3. Un flash che non ti fa pentire di aver pagato il canone. Condivido molto di ciò che il direttore della storica associazione di chirurgia di guerra ha detto tra cui l’adesione alla "24 ore senza di noi", la Giornata di mobilitazione dei migranti organizzata ieri, lunedì 1° marzo, in tutta Italia. Condivido soprattutto la capacità/possibilità di parlare a milioni di italiani che, dall’avvento della TV commerciale, sono costretti a sorbirsi spesso di tutto di più.

Tre cose mi hanno lasciato in dubbio su ciò che ha detto Strada: gratuità, Obama e l’antipolitica.

La prima riguarda la sanità gratuita. Emergency ha appena firmato, assieme ai governi di undici Paesi africani, un memorandum per la creazione dell'Anme - African Network of Medical Excellence, la prima rete di strutture mediche di eccellenza del continente completamente gratuite. Ebbene, non credo che la gratuità – sempre e comunque – sia cosa buona. Soprattutto in Africa. Non fa parte della cultura. È pur vero che i ricchi possono permettersi l’eccellenza nelle capitali mentre ai poveri l’offerta, in ambito rurale, non è sempre secondo gli standard internazionali dell’Organizzazione Mondiale alla Sanità. Ma è. In tutte le strutture sanitarie africane v’è una compartecipazione a cerchi concentrici dei costi (singolo – famiglia – famiglia allargata) che rende in qualche modo sostenibile l’offerta sanitaria dell’amministrazione locale. La compartecipazione dei costi è tangibile tanto che i parenti del malato cucinano, raccolgo denaro, dormono accanto a lui. Attorno all’ospedale si muove un’economia informale che rende la struttura ospedaliera al centro del proprio territorio.

Certo. Non sono “oasi vicino alle baracche” come ama definirle il chirurgo Strada in quanto l’architettura locale non prevede tappeti erbosi, giochi di bambù intrecciato e pareti forate che poco c’entrano con l’ambiente che circonda queste “cattedrali”.

A proposito del Settimo obiettivo del millennio, di Copenaghen, etc. le strutture sanitarie africane sono più sobrie e meno energivore. Insomma non necessitano né di foreste e né di corsi d’acqua per garantirsi la loro quotidianità.

Ma è l’approccio a monte che va rivisto. Vanno create strutture “altre” rispetto a quelle già esistenti o, semmai, vanno rafforzate quelle esistenti? Vanno create strutture cardiochirurgiche d’eccellenza (non esistono nemmeno nella mia Regione - Trentino Alto Adige) laddove si muore di malaria?

Credo che non possiamo agire a casa d’altri a prescindere dai sistemi di governo dei territori ove agiamo. Chiudere un accordo con un Capo di stato non significa essersi relazionati con la polis e con il territorio. Tutt’altro. Proviamo solo ad immaginare la frustrazione che può creare in un Consiglio Comunale o in una Prefettura locale che da decenni raccoglie denari e beni per migliorare il proprio “centro di cura” o dispensario vedere ergersi, in pochi mesi, un Ospedale voluto, progettato, finanziato ed ipertargato da una Ong internazionale.

Come ho scritto nell’editoriale precedente l’uomo bianco deve liberarsi al più presto dalla sindrome di salvatore, leader. Per vestire i panni del gregario; di colui che si mette a fianco per “crescere assieme”. Molte organizzazioni partner di Unimondo preferiscono la quotidianità all’emergenza e dalla loro comunicazione s’intravvede il cooperante aiutare il medico o chirurgo locale. Sempre meno al centro dell’attenzione. Mi fermo qui.

Secondo punto. Obama criminale. Gino Strada: “la coalizione guidata dal Premio Nobel per la Pace sta commettendo “crimini di guerra” in Afghanistan”. Avevamo riportato anche noi - citando Emergency e la Croce Rossa - che la coalizione stava impedendo il soccorso dei feriti a Marjah in Afghanistan ma, finché possiamo, ci guardiamo bene a sommare la nostra critica alla Casa Bianca a quella di petrolieri, banchieri, armatori, venditori d’arma, nazifascisti o Ku Klux Klan nostalgici del white power. Poco importa se ha ridotto drasticamente le atomiche, se ha rinunciato ad inviare 30mila uomini in Pakistan, se ha ricevuto il Dalai Lama, se è per il multilateralismo, se sta provando ad aprire una pagina decisamente nuova nelle relazioni tra i paesi e i popoli di tutto il pianeta, nonostante l’eredità pesantissima dei suoi predecessori?

Infine l’antipolitica. E torniamo alla sanità; questa volta italiana. Le sue luci non sono merito degli amministratori ma dei medici e del personale sanitario. Una visione un tantino ideologica che accomuna gli amministratori di 1 parlamento, 20 regioni, 100 province e 8.000 Comuni nell’incapacità. Ebbene, signori, se abbiamo ancora una delle migliori sanità al mondo (fonte Cercas – Università Bocconi) forse è merito anche della politica – della difficile e complessa volontà di ricercare il “bene comune”. E credo, fermamente, pur essendo sufficientemente critico, che debba stare ancora sopra tutti. Con tutto il rispetto: anche sopra la chirurgia. Nonostante tutto.

Fabio Pipinato
(Direttore di Unimondo)

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