www.unimondo.org/Notizie/RsF-la-liberta-di-stampa-peggiora-anche-in-Occidente-25119
RsF: la libertà di stampa peggiora anche in Occidente
Notizie
Stampa
Secondo il rapporto annuale di Reporters sans Frontieres, nel 2006 la libertà di stampa si è ridotta in tutto il mondo anche nelle democrazie occidentali. Tra le poche eccezioni l'Italia, che ha guadagnato due posti, passando dal 42° al 40°. Retrocessione improvvisa invece di Stati Uniti, Giappone e Francia.
Negli Stati Uniti - che hanno perso 9 posti in un anno - i rapporti tra la stampa e l'amministrazione del presidente George W. Bush sono notevolmente peggiorati da quando, invocando la sicurezza nazionale, l'amministrazione Bush considera sospetto qualsiasi giornalista che rimetta in causa la "guerra contro il terrorismo". "La giustizia federale che non riconosce il principio della protezione del segreto delle fonti, ha minacciato, a più riprese, anche i giornalisti che non si occupano direttamente di terrorismo"- afferma il Rapporto che cita l'esempio del giornalista e blogger indipendente Josh Wolf che è stato incarcerato per aver rifiutato di consegnare i suoi archivi-video. Inoltre, la detenzione senza accusa, dal 13 giugno 2002, del cameraman sudanese di Al-Jazira, Sami Al-Haj, nella base militare di Guantanamo, e quella del fotografo dell'Associated Press, Bilal Hussein, in Iraq, dallo scorso 12 aprile, aggravano ulteriormente il bilancio per il 2006.
La Francia (35°) perde cinque posti dall'anno scorso e 24 posti in cinque anni. Le sempre più numerose perquisizioni nelle redazioni e il numero crescente di giornalisti messi sotto inchiesta preoccupa sempre più le organizzazioni professionali della categoria e i sindacati. L'autunno 2005 è stato particolarmente difficile per i giornalisti francesi. Numerosi reporter sono stati aggrediti o minacciati durante il conflitto sindacale sorto dopo la privatizzazione della SNCM (Société Nationale Maritime Corse Méditerranée), in Corsica, e durante i violenti scontri nelle periferie francesi, nel novembre 2005.
Il sistema restrittivo dei club di stampa (kisha club) e l'onda montante del nazionalismo minacciano alcuni pilastri della democrazia e hanno fatto perdere 14 posti al Giappone che si trova quest'anno al 51esimo posto. La redazione del giornale Nihon Keizai è stata oggetto di un attentato e numerosi giornalisti sono stati aggrediti da militanti di estrema destra (uyoku).
E la Danimarca (19°) ha perso il primo posto dell'anno scorso a causa delle gravi minacce rivolte dagli estremisti contro gli autori delle caricature, nell'autunno 2005. Per la prima volta nel corso degli ultimi anni, in questo paese solitamente molto rispettoso delle libertà fondamentali, vari giornalisti sono stati costretti a mettersi sotto la protezione dalla polizia. Anche quest'anno però, le nazioni dell'Europa del Nord occupano i primi posti della classifica. Nessun caso di censura e, ovviamente, nessuna intimidazione, minaccia, aggressione fisica contro giornalisti sono stati riscontrati in Finlandia, Irlanda, Islanda e nei Paesi Bassi, primi ex-aequo di questa classifica.
La "maglia nera" spetta, invece senza sorprese, alla Corea del Nord al 168° e ultimo posto. Assai vicini, dal 167° al 163° seguono Turkmenistan, Eritrea, Cuba, Myanmar, ovvero Birmania, e Cina. Qui i giornalisti rischiano, al di fuori di ogni metafora, la vita o la prigione. La Russia nell'anno dell'assassinio della reporter Anna Politkovskaya è scesa al 147° posto, con una perdita di 9 posizioni rispetto al rapporto precedente. Secondo Rsf Mosca, ''che soffre di una mancanza basilare di democrazia, continua lentamente ma progressivamente a smantellare i media liberi, con i gruppi industriali vicini al presidente Vladimir Putin che rastrellano quasi tutte le testate indipendenti''.
Alcuni paesi dell'emisfero Sud hanno guadagnato dei posti negli ultimi cinque anni e ottengono posizioni migliori di quelle di alcune nazioni europee e degli Stati Uniti. "Questa buona notizia sottolinea nuovamente che, nonostante il grave livello di povertà che caratterizza questi paesi, i loro dirigenti sanno rispettare scrupolosamente la libertà di stampa" - notano i curatori di Rsf.
La Bolivia (16°) è il primo Stato dell'emisfero Sud: i giornalisti boliviani hanno potuto beneficiare, nel corso dell'ultimo anno, di una libertà di espressione paragonabile a quella di cui godono i loro colleghi austriaci o canadesi. La Bosnia-Erzegovina (19°) continua a migliorare dalla fine della guerra in ex-Yugoslavia. Oggi, questo paese si "comporta" meglio di alcune nazioni dell'Unione europea come, per esempio, la Grecia (32°) e l'Italia (40°). Buona posizione anche per il Ghana (34°), al 4° posto per il continente africano, dietro il Benin (23°), la Namibia (26°) e le Isole Mauritius (32°). I giornalisti ghanesi lavorano ancora in condizioni economiche precarie ma non subiscono più minacce da parte delle autorità. Infine, Panama (39°) trae beneficio da un contesto politico stabile e sereno, propizio allo sviluppo di una stampa libera e dinamica: il paese ha guadagnato circa 30 posti dall'anno scorso.
Lo Yemen (149°) invece ha perso 13 posti, a causa in particolare dell'arresto di numerosi giornalisti e per la chiusura dei media che hanno pubblicato le caricature danesi. Altri professionisti dell'informazione sono stati messi sotto inchiesta per lo stesso motivo in Algeria (126°), Giordania (109°), Indonesia (103°) e in India (105°). Invece, ad eccezione dello Yemen e dell'Arabia Saudita (161°), tutti gli Stati della penisola arabica sono notevolmente migliorati. Il Kuwait (73°) conserva il suo posto di leader del mondo arabo in materia di libertà di espressione, davanti agli Emirati Arabi Uniti (77°) e il Qatar (80°).
Il Libano è passato dal 56esimo al 107esimo posto in cinque anni: vittima nel 2005 di una serie di attentati e, nel 2006, degli attacchi israeliani, la stampa libanese continua a subire le conseguenze della grave situazione politica regionale. I media libanesi - i più liberi e navigati del mondo arabo - hanno sempre più bisogno di un contesto pacificato e di vere garanzie di sicurezza. L'incapacità dei dirigenti dell'Autorità palestinese (134°) di mantenere la stabilità nei Territori e la politica di Israele (135°) nella regione minacciano profondamente l'esercizio della libertà di espressione in Medio Oriente. La situazione rimane più o meno la stessa nello Sri Lanka: dopo la 51esima posizione del 2002, in tempi di pace, il paese si ritrova quest'anno al 141esimo posto. I combattimenti tra le forze armate e i ribelli tamil sono di nuovo intensi, i giornalisti sono costretti ad auto-censurarsi e molti di loro subiscono gravi violenze dopo essere stati accusati da uno dei belligeranti di appoggiare il campo avverso.
La situazione della libertà di stampa in Nepal (159°) si è progressivamente modificata in funzione dell'evoluzione del conflitto che fragilizza da anni il paese. La "rivoluzione democratica" e la caduta del re, nello scorso aprile, si sono tradotte in un immediato miglioramento delle libertà fondamentali nel paese. Il Nepal, se continuerà a migliorare con lo stesso ritmo di oggi, potrebbe beneficiare di un ulteriore avanzamento nella prossima classifica di RSF.
Per stabilire questo indice, Reporters sans frontières ha chiesto alle sue organizzazioni partner (14 associazioni per la difesa della libertà di espressione presenti nei cinque continenti), alla sua rete di 130 corrispondenti, a giornalisti, ricercatori, giuristi e militanti dei diritti dell'uomo di rispondere a 50 domande sull'insieme delleviolazioni alla libertà di stampa e poter così valutare la situazione in ogni paese. 168 nazioni sono state analizzate e fanno parte di questa classifica. I paesi assenti dall'indice lo sono a causa della mancanza di informazioni affidabili e verificate. [GB]