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Rispettare l’identità religiosa (anche dei migranti)
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In Trentino, una provincia ricca e ben organizzata, sono ospitati circa 900 richiedenti asilo. La maggior parte di loro è ospitata in un campo della protezione civile a Marco, una frazione di Rovereto. Il clima generale è positivo, benché non manchino episodi e tensioni che rischiano di mandare all’aria una gestione abbastanza oculata messa in campo dall’ente pubblico, ma pure da una fitta rete di associazioni.
Negli scorsi giorni i rifugiati presenti a Marco hanno inscenato una protesta, a causa del cibo, giudicato troppo scarso e cotto male. Apriti cielo. Con uno slogan giornalisticamente molto efficace il consigliere provinciale Rodolfo Borga (eletto in una lista civica del centro-destra) l’ha chiamata “protesta del pollo”. I toni si sono subito accesi: “tutti a casa!”, “cosa vogliono ancora?”, “sputano nel piatto dove mangiano!”, “ai trentini non pensa nessuno”. Lo sanno i nostri politici che molti giovani trentini sarebbero disoccupati se non ci fossero loro?
L’apice della retorica grossolana l’ha toccato il consigliere provinciale Filippo Degasperi del Movimento 5 Stelle, proponendo di dare ai profughi maiale a colazione, pranzo e cena: chissenefrega se lo rifiutano. Certamente il consigliere non ha dimostrato fantasia, con un atteggiamento il cui copyright è di Roberto Calderoli, impareggiabile spregiatore della sensibilità altrui.
È una provocazione, si dice sempre dopo. Degasperi parla come mangia, come chi rappresenta probabilmente. E poi gli eletti dei 5 Stelle non sono i “portavoce” dei cittadini? Così è giusto, normale cercare l’offesa e il dileggio. Fa parte del gioco politico confondere le acque, istigare le pulsioni più basse, mettere gli uni contro gli altri.
Tirare in ballo la religione è però semplicemente vergognoso. Per molte ragioni. In primo luogo si propaganda una falsità, cioè che tutti i richiedenti asilo siano mussulmani. Dove è finita l’indignazione per i cristiani siriani perseguitati? In Eritrea, per esempio, sono di più i cristiani. La battuta sul maiale denota una grande arretratezza culturale, è pronunciata solo per offendere e irridere qualcosa di profondamente radicato nell’identità di una persona. L’ignoranza in ambito religioso, patrimonio comune della maggior parte degli europei laici e secolarizzati, non riesce a comprendere quanto il rispetto di certe norme alimentari non deriva dalla pazzia di quattro barbari integralisti, ma investe la propria identità.
Questo mi sembra un punto fondamentale per comprendere la situazione europea, anche a seguito degli attentati di Parigi. Si corre il rischio di confondere tutto. Esiste una “malattia” della modernità, come la chiama il professor Paolo Branca, che deriva da una mancanza di un orizzonte comune: in questo caso la fede religiosa – ormai estranea a gran parte degli “occidentali” – viene vista come un retaggio medioevale, come la giustificazione per ogni tipo di nefandezza. L’integralismo islamico, di matrice più politica che religiosa, certamente gioca al massacro e spinge gli europei a questa interpretazione dell’Islam, tuttavia sembra che anche i nostri mezzi di comunicazione seguano, magari senza volerlo, l’agenda e l’impostazione dei gruppi terroristici.
Partiti politici di destra giocano con il fuoco, sfruttano la propaganda in maniera spregiudicata. Altri li inseguono sullo stesso terreno, come dimostrano i toni bellicosi di Hollande e soprattutto il pericolosissimo prolungamento dello stato di emergenza in Francia. I social network e in generale la Rete, morbosamente attratti da queste notizie, non fanno altro che rilanciare il diffuso senso di paura. In questo modo diritti fondamentali, come la libertà religiosa (tutelata da tutte le costituzioni degli stati democratici), vengono messi in discussione. Il caso trentino, in piccolo, dimostra l’inadeguatezza dei politici a capire il fatto religioso.
In questo caso non c’entra nulla il problema del pluralismo delle nostre società oppure della difficile convivenza tra diversi. La questione esiste certamente e non credo si possa risolvere immaginando la soppressione di tutte le identità religiose. Lo Stato deve essere certamente laico e aconfessionale ma ciò non riguarda la tutela delle minoranze. Non bisogna però ragionare in termini troppo astratti. Molto dipende dall’effettiva consistenza numerica della minoranza, dalle norme di legge, dalla tutela dell’ordine pubblico, dalla concretezza delle richieste di tale minoranza. Credo che se a scuola i bambini mussulmani vogliano un menù senza maiale, la comunità non ne risente (non è di certo una questione di costi ma anche questo versante andrebbe gestito pragmaticamente, a seconda del numero dei bambini interessati). Diverso il caso della tradizione afghana del burqa: effettivamente consentire la copertura completa del proprio corpo contraddice molte leggi; essere riconoscibili, andare a volto scoperto sono requisiti essenziali per una convivenza pacifica.
Si potrebbero aggiungere molte altre considerazioni. Dai politici ci aspetteremmo di più. Magari di risolvere i problemi e non solo di assecondare le più retrive pulsioni che albergano in ognuno di noi. Viviamo un momento storico difficile, in cui non si può gettare benzina sul fuoco. Occorre progettare invece un modello di convivenza poiché la pressione migratoria continuerà. Non la fermeremo. Certo, le nostre società potrebbero facilmente trasformarsi in luoghi dell’odio e della discriminazione. Non è accaduto nel medioevo, ma 80 anni fa in Italia, in Germania.
Piergiorgio Cattani

Nato a Trento il 24 maggio 1976. Laureato in Lettere Moderne (1999) e poi in Filosofia e linguaggi della modernità (2005) presso l’Università degli studi di Trento, lavora come giornalista e libero professionista. Scrive su quotidiani e riviste locali e nazionali. Ha iniziato a collaborare con Fondazione Fontana Onlus nel 2010. Dal 2013 al 2020 è stato il direttore del portale Unimondo, un progetto editoriale di Fondazione Fontana. Attivo nel mondo del volontariato, della politica e della cultura è stato presidente di "Futura" e dell’ “Associazione Oscar Romero”. Ha scritto numerosi saggi su tematiche filosofiche, religiose, etiche e politiche ed è autore di libri inerenti ai suoi molti campi di interesse. Ci ha lasciati l'8 novembre 2020.