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Ricordando Giordana: condanne certe, condanne eque
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Foto: Giordana di Stefano e Vera Squatrito
Giordana di Stefano nasceva il 6 maggio del 1995, ed oggi avrebbe dovuto festeggiare il suo compleanno: festeggiamenti che non ci saranno. Il suo ex, da cui aveva avuto una figlia, le ha tolto la vita nel 2015. Da quel momento Vera Squatrito, mamma di Giordana, ha portato avanti una lotta incessante per aiutare le donne e gli orfani di femminicidio. Abbiamo parlato con lei per ricordare la figlia nel giorno del suo compleanno, e celebrare i passi avanti che sono stati compiuti – ben consapevoli che, purtroppo, resta tanto da fare: il numero delle vittime di femminicidio in Italia oscilla stabilmente tra le 140 e le 150 l’anno e non accenna a diminuire.
Partiamo dai progressi in ambito legale, come la legge sugli aiuti agli orfani.
Abbiamo lottato tanto, in tante – anche con l’associazione Il Giardino Segreto e l’avvocata Patrizia Schiarizza. Io mi sono molto concentrata su questo, perché questi bambini erano invisibili: quando è morta Giordana degli orfani non se ne parlava assolutamente, la legge 4 è uscita nel 2018. Poi abbiamo dovuto attendere i decreti attuativi; comunque oggi c’è la possibilità di accedere ad un piccolo fondo, avere delle piccole agevolazioni. Certo c’è tanto da modificare ma è stato un grande passo avanti perché lo Stato si è accorto che questi bambini e ragazzi ci sono, e sono vittime. Oltre a questa legge poi è stato eliminato il rito abbreviato per gli omicidi efferati con le aggravanti, non possono più accedervi in automatico.
Ce ne parli.
Solo per questo ho raccolto 85 mila firme e portato tutto in Parlamento. Sa, la morte di mia figlia mi ha lasciato una speranza; che è quella di aiutare gli altri, di cambiare un sistema che non funziona. Prima nella maggior parte dei femminicidi il reo confesso utilizzava il rito abbreviato per avere uno sconto della pena. Era un baratto: io ti aiuto nelle indagini, tu mi dai un terzo della pena. Eppure anche così io ho chiuso in Cassazione l’anno scorso, dopo 6 anni e mezzo. C’era poi il processo per stalking, con una sentenza dopo 8 anni dalla denuncia di mia figlia.
Giordana aveva denunciato il suo ex.
Sì. A lui per l’omicidio hanno dato 30 anni con tutte le aggravanti; ma il processo per stalking che era aperto dal 2013 è andato avanti nonostante mia figlia fosse già morta. Ed è stato un processo lunghissimo; io ho voluto lottare ed ho gridato tanto per avere questo processo, volevo che la denuncia di Giordana venisse ascoltata, valutata, e che lui venisse condannato. Questo perché archiviare una denuncia è dare un segnale alle donne. Le donne non denunciano per mancanza di fiducia nella giustizia, perché cosa senti dire? Quella donna ha denunciato ed è stata uccisa. Io volevo che questo venisse completato proprio per dare un segnale, e soprattutto per attuare la Convenzione di Istanbul. Questo giudice l’ha attuata, dando 3 anni per la violazione di domicilio e stalking, assorbendolo all’omicidio.
Caspita. Una denuncia nel 2013, i fatti del 2015…Adesso l’iter può dirsi concluso?
Ora abbiamo l’appello. Ma io lotterò fino in Cassazione perché ci deve essere la Cassazione, così una donna che denuncia potrà utilizzare questa sentenza per valutare la violenza psicologica che è stata sottovalutata con mia figlia. Mia figlia ha denunciato persecuzioni, appostamenti, app nel telefonino, violenza verbale – tutto è stato sottovalutato. Che poi, io lo so che lui 30 anni neanche se li farà. Ma io voglio che il suo curriculum sia completo di tutto, perché dobbiamo dare a questi esseri la responsabilità delle loro azioni. Non te ne puoi uscire con l’archiviazione; e l’Italia deve dare un segnale forte, che le pene devono essere fatte e fatte per intero. Ci deve essere la pena certa: a me non interessa che ci sia la pena di morte, perché non ha senso; ma le pene devono essere scontate, 30 anni devono essere 30 anni - perché ne punisci uno per educarne tanti altri. Dobbiamo arrivare alla pena certa, ed equa: è inaccettabile che un delinquente che ruba prenda 10 anni come uno che ammazza.
Quali altri progressi ha visto, a livello legale?
Il codice rosso nel 2019, che ha dato la possibilità alla donna di essere ascoltata nell’immediato. Certo c’è tanto ancora da fare, i numeri sono sempre alti e sono sempre gli stessi - però molte donne oggi denunciano, c’è una predisposizione alla rinascita ed a ribellarsi. C’è tanta strada da fare perché le denunce sono anche dei rischi per la donna, quindi bisogna iniziare a fare più attenzione, valutare il rischio, concentrarsi sul maltrattante perché il problema è lui.
Io sono molto fiduciosa.
E poi ha portato avanti iniziative di sensibilizzazione.
Da poco abbiamo pubblicato la storia di Giordana in un libro, scritto da Adriana Pannitteri: “La forza delle donne”. È nato nel periodo del lockdown: lei mi ha fatto questa proposta per ricordare Giordana con la sua storia, e portarla nelle scuole: io ho accettato perché per me le scuole sono la cosa più importante a livello di prevenzione.
Quindi presentate il libro nelle scuole?
Il libro nasce per tutti, però l’obiettivo era entrare nelle scuole – siamo andati alle medie ed alle superiori. Devo dire che l’impatto è stato molto forte per i ragazzi, mi è capitato che qualcuno chiedesse aiuto. Ci scrivono in privato, molti mi contattano su Facebook anche dopo l’evento; mi ricordo di una ragazza che mi ha ringraziato per la testimonianza perché ha compreso che aveva accanto un ragazzo violento. Anche un padre una volta mi mandò un messaggio dove mi disse che da quando ero andata a scuola sua figlia si era confidata su questo fidanzato un po’ violento. Mi ricordo anche di un ragazzo vittima di un padre violento, e lì è uscita una reazione e poi una denuncia; è stato molto positivo.
Cosa nota quando va nelle scuole?
Per molti l’amore è gelosia. Una persona che ama deve essere per forza gelosa. Ascoltando i ragazzi ti rendi conto che ancora persiste questa cultura patriarcale che giustifica tante cose. Io dico ai ragazzi: quando dite “tu sei mia”, ci trasformate in oggetti, in proprietà. Noi siamo nostri, non siamo degli altri e quel “mia” è il possesso.
E poi adesso avete aperto La casa di Giordi.
Sì, insieme ad un’altra bellissima realtà che si occupa di bambini ipovedenti, vEyes. Si sono occupati anche di violenza ed insieme abbiamo creato La casa di Giordi (qui per maggiori info e donazioni). Oggi abbiamo uno sportello di ascolto ed una casa di prima emergenza per due donne con bambini. Ci stiamo lavorando, speriamo entro la fine dell’anno di aprire la casa rifugio. L’obiettivo è quello di prendere in carico le donne, supportarle, aiutarle psicologicamente ed a livello giudiziario; ma soprattutto realizzare progetti di formazione per dar loro una possibilità lavorativa. In questo progetto c’è tanto e spero di poterlo realizzare a 360 gradi, in collaborazione con i Centri Anti Violenza ed i Comuni.
Novella Benedetti

Giornalista pubblicista; appassionata di lingue e linguistica; attualmente dottoranda in traduzione, genere, e studi culturali presso UVic-UCC. Lavora come consulente linguistica collaborando con varie realtà del pubblico e del privato (corsi classici, percorsi di coaching linguistico, valutazioni di livello) e nel tempo libero ha creato Yoga Hub Trento – una piattaforma che riunisce varie professionalità legate al benessere personale. È insegnante certificata di yoga.