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Rete Disarmo: “Più armi e militari in Iraq? Il Parlamento si opponga”
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“Il Parlamento fermi le scelte del Governo italiano: mandare più armi e militari in Iraq è una scelta sbagliata e inaccettabile che peggiora la situazione”. Lo afferma un comunicato della Rete italiana per il disarmo a seguito dell’audizione di ieri del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, presso le Commissioni congiunte Esteri e Difesa della Camera. Il ministro Pinotti ha annunciato una forte accelerata quantitativa e qualitativa del supporto militare italiano alla coalizione contro l’Isis in Iraq.
Nei prossimi giorni, secondo quanto riferito, nuovi mezzi (aerei per rifornimento, due droni Predator) e soprattutto uomini (circa 200 istruttori) saranno inviati nel teatro delle operazioni della coalizione internazionale a sostegno in particolare dei combattenti curdi. “Il tutto senza un nuovo passaggio di voto parlamentare poiché, secondo quanto viene riferito in dichiarazioni dal Ministro, sia dai Presidenti delle Commissioni che dal Governo viene considerato sufficiente il voto avvenuto a metà agosto, in altro contesto e con tutti altri dati a disposizione” – segnala Rete Disarmo.
L’audizione del Ministro Pinotti segue di soli pochi giorni il comunicato emesso a seguito del Consiglio Supremo di Difesa che, mancando di indicare le vittime reali delle azioni di pulizia culturale dell’ISIS, appare preoccupato solo dei “rischi rilevanti per l’Europa e per l’Italia” causati dalla pressione militare dell’ISIS in Siria e in Iraq.
“Una dichiarazione tardiva ed inaccettabile che sarà seguita da un’azione militare illegittima ed inadeguata a proteggere le popolazioni vittime della violenza dell’ISIS” – commenta Rete Disarmo. “Ci saremmo invece aspettati dal maggior organo consultivo del Presidente della Repubblica un forte e chiaro richiamo sulla sottovalutazione della gravità della situazione per le reali vittime del conflitto e soprattutto per le gravi mancanze del nostro Paese e dei governi dell’Unione europea nel promuove una precisa azione in ambito delle Nazioni Unite secondo la “responsabilità nel proteggere” – nota Rete Disarmo. “Responsabilità che abbiamo chiaramente indicato già da agosto e che non è stata presa in considerazione da parte del Governo Renzi che ha scelto l’invio di armi senza mandato delle Nazioni Unite e una politica forte ad esso connessa”.
La Rete italiana per il Disarmo ribadisce ancora una volta che non sarà certo un intervento militare a risolvere la situazione irachena. Anzi, come sottolineano diversi analisti internazionali, i recenti bombardamenti sulle postazioni della milizia dello Stato islamico hanno in realtà rafforzato la situazione sul terreno di ISIS piuttosto che indebolirla. Purtroppo oggi in Iraq si vedono i risultati negativi di uno sforzo prettamente militare, senza strategia politica e senza reale impegno diplomatico, della Coalizione internazionale: lo Stato Islamico continua ad avanzare in molte province, e le principali fazioni armate sunnite irachene hanno deciso di non schierarsi apertamente contro di esso.
Di particolare preoccupazione l’intenzione di inviare uomini, circa 200 come detto, nel teatro delle operazioni. Se è pur vero che si dovrebbe trattare di addestratori non combattenti è altrettanto chiaro come ciò renda ancora più diretto il coinvolgimento dell’Italia in un’operazione di conflitto, che dovrebbe essere decisa invece esplicitamente dal Parlamento sovrano. A tutto questo si aggiunge anche l’intenzione, annunciata sempre ieri dal Ministro Pinotti, di rinnovare il sostegno ai Peshmerga con nuove spedizioni di materiale d’armamento (eppure sino a pochi giorni il Governo riteneva il primo invio perfettamente sufficiente nonostante le critiche avanzate) proveniente sempre da vecchi sequestri di armi ai trafficanti sovietici di metà anni novanta.
Rete Italiana per il Disarmo ribadisce infine la propria richiesta affinché venga subito aperta un’inchiesta parlamentare considerato che una parte di quelle armi pare sia stata inviata nel 2011 agli insorti di Bengasi apponendo da parte dell’allora governo in carica (Berlusconi IV) il segreto di stato” del quale la Rete Disarmo aveva chiesto conto al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, senza ricevere alcuna risposta.
Giorgio Beretta