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Repubblica Cecena: in vista delle elezioni
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Sono previste per domenica 5 ottobre le elezioni presidenziali nella Repubblica Cecena. I rappresentanti della società civile cecena, a più riprese hanno denunciato la mancanza dei requisiti di legalità e il clima di violenza che accompagna questa consultazione elettorale. Quest'opinione è stata ribadita con forza anche nell'incontro promosso a Berna (Svizzera) dall'Associazione per i popoli minacciati (APM) che ha promosso la nascita del Chechen Civil Society Forum (CCSF) una piattaforma che vuole fare da collegamento tra le varie attività sulla Cecenia che hanno come obiettivo una soluzione pacifica del conflitto basata sul rispetto dei diritti umani, della democrazia e su di uno stato di diritto.
Amnesty International ha scelto la vigilia delle elezioni presidenziali per diffondere il nuovo Rapporto sulla Federazione Russa che rappresenta così un monito per le autorità di Mosca affinché ricordino che hanno l'obbligo di garantire a chiunque una protezione efficace contro le violazioni dei diritti umani.
"La popolazione civile nella Repubblica Cecena - si legge nel Rapporto - costituisce il più ampio gruppo privato dei fondamentali diritti umani, da parte sia delle forze federali che dei combattenti ceceni: il diritto alla vita, alla libertà, alla sicurezza, al rispetto per la vita privata e familiare, la protezione dei beni personali e la libertà di espressione. I ceceni non sono protetti dalla discriminazione e dalla tortura e le autorità federali non mettono a loro disposizione procedure eque e rimedi efficaci a livello nazionale".
Rimangono intanto drammatiche le condizioni dei profughi nei campi dell'Inguscezia che, secondo Ahmed Kadyrov, attuale governatore di Mosca in Cecenia e unico candidato in lizza per le presidenziali, dovranno abbandonare le già terribili tendopoli per tornare in Cecenia. Ahmed Kadyrov, prosegue nel suo intento di eliminare con l'uso massiccio della forza ogni apparenza di guerra in Cecenia, tra cui appunto anche i campi profughi. Amnesty International denuncia la violenza che accompagna le azioni di smantellamento dei campi: "durante la chiusura forzata del campo di Bella i profughi hanno indetto per protesta uno sciopero della fame e alcune donne che si opponevano alla chiusura delle condotte del gas, sono state colpite ripetutamente con i calci dei fucili". (RB)
Altre fonti: Associazione per i popoli minacciati (APM), International Helsinki Federation for Human Rights