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Re Giorgio e la carica dei 101
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Siamo arrivati a Natale anche quest’anno. Periodo particolare. Caratterizzato da tanto rosso e oro, tantissimo buonismo, un’apoteosi di frasi fatte - a Natale siamo tutti più buoni vi dice nulla? - e, immancabile, il cinepanettone - orrore supremo da alcuni anni a questa parte - i cinepanettoni. Il titolo di questo ultimo articolo del 2014 sembra quello di un pessimo film di serie B, tale e quale all’Italia che sembra sempre più una tweet-nation o una nazione-spot.
Appena approvata l’ennesima finanziaria lacrime e sangue, non c’è respiro per il Presidente-Segretario Renzi: Napolitano si appresta a pronunciare il suo ultimo discorso alla nazione da Presidente della Repubblica e questo significa che un’era, politica e di gestione del potere sta per chiudersi. Cosa ci sarà dopo? State sereni, io lo sono! continua a ripetere il buon Matteo, garantendo di avere pronto un metodo nuovo di zecca che non permetterà di rivivere errori recenti, ma in molti credono che un po’ Letta torni in mente anche a lui e che con fare gigione si giri alcuni secondi dando le spalle alla telecamera per coordinare una delicata manovra di governo con le proprie parti intime e approntare una manovra atta rispondere alle necessità di scongiuri immediati, il tutto corredato da tre interviste da Fazio, una da Vespa con visione dettagliata del plastico del cavallo dei suoi pantaloni e 14 tweet trionfanti che vanno da #mitoccoquindiesisto a #facciopocomacomunicodadio a #stateserenicheintantopassanogliannieiogoverno.
Tutto questo mentre l’economia ristagna, le partite IVA ai minimi prendono legnate (faremo un decreto per ovviare a questa cosa, è una vergogna!)i disoccupati si disperano e soluzioni all’orizzonte concrete per uscire dalla crisi mondiale non si vedono nemmeno col binocolo.
Napolitano dunque molla, e con lui finisce un periodo particolare che ha dimostrato all’Italia e agli italiani che un Presidente della Repubblica può assorbire su di sé ed esercitare – a volte bene, volte meno bene- un potere enorme, pur avendone assai poco nelle carte costituzionali. Nessuno può infatti negare che Giorgio Napolitano sia stato in questi anni il vero e unico deus ex machina della politica del belpaese. Ha mandato via l’inconcludente Presidente del Consiglio Berlusconi –ahinoi l’ultimo ad essere stato eletto seppure con una legge incostituzionale – sostituendolo con Mario Monti, contabile di Stato sodale delle grandi banche internazionali e nominato Senatore a vita nel tentativo, vano, di disinnescarne le ambizioni politiche capaci di partorire un “piccolo centro” dal 10% scarso; nelle elezioni vinte da Grillo e perse da Bersani ha investito Letta Junior dopo avergli spianato la strada assieme a Letta Senior e infine, lo ha silurato pochi mesi dopo per abbracciare Matteo Renzi e la sua relazione aperta con Berlusconi, giusto in tempo per tenere a battesimo un patto del Nazareno di cui nessuno conosce il contenuto ma che tutti in parlamento sembrano seguire alla lettera. Il problema è che non si sa bene dove porti.
Natale è anche tempo di tombole e lotterie e sulla ruota di Roma stanno già girando i numerini di tantissimi candidati alla Presidenza della Repubblica.
Si parla di donne presidente, di presidenti tecnici, di presidenti politici, in realtà i nomi forti sul tappeto sembrano essere quello dell’eterno dottor Sottile Giuliano Amato e quello di Mario Draghi che si dice stia facendo il diavolo a quattro per scatenare, da Presidente della BCE, una lite furibonda con la Germania in modo da avere la scusa di andarsene sbattendo la porta, presentarsi come salvatore dell’italica patria e venire eletto in pompa magna con il nome di Mario I. Tra i due forti candidati appare sullo sfondo un’immagine sfocata ma in costante avvicinamento: quel Romano Prodi – l’unico in grado di sconfiggere davvero il centrodestra alle urne e non sui social per ben due volte - preso a schiaffi dai membri del partito che aveva contribuito a far nascere e di cui era Presidente poco più di un anno fa ma ora tornato subitaneamente d’attualità – 101 “traditori” permettendo. Certo sarebbe un’ironia se l’uomo che ci ha fatto entrare nell’Euro, fosse spettatore del fallimento dell’era della moneta unica dallo scranno più alto della nazione.
La possibilità che questo avvenga sono sempre meno remote, come testimonia anche l’attuale situazione della Grecia, in difficoltà nello scegliersi un Presidente e vicinissima ad elezioni anticipate che potrebbero significare la salita al potere di Tsipras e la partenza di un effetto domino dirompente. Questo mentre alcuni economisti cominciano a dichiarare che per i paesi più indebitati, e quindi Grecia, Italia e Spagna uscire dall’Euro potrebbe addirittura – in una prospettiva di 3-5 anni - rivelarsi una mossa vincente, come a dire: vi ricordate quando dicevamo che fuori dall’Euro si sarebbe stati condannati all’indigenza? Ecco, forse non è vero, forse potrebbe essere addirittura meglio: potremmo aumentare l’export, far fluttuare la moneta – la riesumata Lira! – e vivere tutti più felici e più contenti. Vista così, la storia d’Italia degli ultimi otto anni sembra, davvero, un brutto cinepanettone. Che dire? Buona fortuna e Buon Natale a tutti…e siate più buoni!