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Quando l’intelligenza artificiale spia i lavoratori
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Foto: Unsplash.com
Le tecnologie di sorveglianza basate sull’intelligenza artificiale si stanno diffondendo sempre più rapidamente nel Sud del mondo, spesso al di fuori di ogni controllo e in assenza di tutele adeguate per i lavoratori. A denunciarlo è un approfondimento pubblicato dalla testata Rest of the World, basato su dati della piattaforma Coworker.org, che descrive come queste tecnologie stiano diventando strumenti quotidiani in paesi come Bangladesh, Kenya, Nigeria, Colombia, Messico e India, proprio dove le normative sul lavoro sono meno rigide e dove i lavoratori risultano più vulnerabili.
A guidare questa trasformazione è il cosiddetto bossware, una famiglia di software progettata per controllare in tempo reale ogni aspetto della vita lavorativa. Questi sistemi sono in grado di monitorare quanto tempo un dipendente resta attivo su una macchina, quante operazioni svolge, quando si assenta dalla postazione e persino quali siti web visita se usa un computer.
Intelligenza artificiale e lavoratori: cos’è e come si è diffuso il bossware
Il bossware, termine che deriva dall’espressione “software del capo”, è diventato particolarmente popolare dopo la pandemia, quando molte aziende hanno iniziato a utilizzare questi strumenti per tenere sotto controllo i lavoratori da remoto.
Tuttavia, il suo utilizzo si è rapidamente esteso anche nei contesti produttivi più tradizionali, come le fabbriche, con effetti ancora più pervasivi.
Si tratta di tecnologie sviluppate principalmente da startup emergenti – le cosiddette “Little Tech” e finanziate da venture capital provenienti soprattutto dalla Silicon Valley – che vedono nei paesi a basso reddito dei mercati “fertili” grazie alla quasi totale assenza di regole e alla debolezza delle tutele sindacali...






