Quando Carrà vuol far rima con...

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Rai Uno e Raffaella Carrà stanno per esordire con il loro nuovo programma sulle adozioni a distanza "Amore". Quindici Ong parteciperanno allo show per promuovere i loro progetti e raccogliere fondi, che probabilmente ammonteranno a un bel gruzzolo. Gli italiani che fanno una donazione che cosa però comprendono delle iniziative di questo genere?

Un gruppetto multietnico di bambini nudi e paffutelli, bianchi, neri, gialli, con gli occhi a mandorla o spalancati e in mezzo lei, l'inossidabile Raffaella Carrà in veste di neomadrina e promotrice della nuova solidarietà televisiva marketing oriented. Dietro la telecamera invece Oliviero Toscani, regista, creativo e fotografo, da sempre molto discusso sino dalle famose campagne pubblicitarie realizzate per Benetton.

Così si presenta oggi la Rai con lo spot pubblicitario del programma "Amore" che sarà trasmesso a partire dal 25 marzo. Lo show va in onda dall'Auditorium Rai di Roma (quello di Carramba), in studio una specie di grande centralino, "durante la settimana ci si potrà proporre come padrini, e le Onlus gestiranno le richieste". "Una scelta forse unica al mondo" ha dichiarato la Carrà " ma se se non la faccio a sessant'anni, quando? Dopo una lunga carriera - spiega - si sente il bisogno di occuparsi di chi ha avuto meno fortuna, e io ne ho sentito l'esigenza dopo i viaggi in giro per il mondo, le realtà che ho visto dopo i concerti in Sudamerica, nelle favelas, dove medici e volontari si impegnano con slancio straordinario: credo che sia da servizio pubblico un programma che dà onore a chi lavora in questo campo."Pazienza se faccio un po' meno ascolti, la mia è un'esperienza anarchica, ho sempre rischiato molto, stavolta rischio del tutto".

Ora non ci resta che aspettare il fatidico giorno di inizio della nuova trasmissione dal nostro comodo divano, assistendo ad una iniziativa che potrà dare una vità migliore a molti bambini di paesi poveri, portandoli ad una condizione economica decente e permettendogli di nutrirsi adeguatamente, di godere di una salute presumibilmente garantita da un sufficiente quantitativo di medicinali e di studiare compiendo almeno il ciclo della scuola dell'obbligo.

Quello che invece sospetto mancherà, pur essendo invece molto importante, è una minima spiegazione del perchè questi bimbi si trovino in condizioni così disgraziate e quali sono le cause della povertà della loro famiglia e del loro paese. Informazioni fondamentali per condurre sulla strada della riflessione tutti quelli spettatori che sicuramente commossi da quanto viene loro presentato, telefoneranno ai centralini della Rai e, facendo la loro donazione, penseranno magari in buona fede di avere fatto la cosa giusta.

La domanda cruciale però è se gli italiani non si siano ormai costruiti a loro misura una solidarietà di comodo con le ormai molte iniziative buoniste e strappalacrime che troviamo in onda un pò su tutte le reti e che permettono con un lieve alleggerimento del portafoglio di mettersi la coscienza in pace, salvo poi il giono dopo acquistare prodotti delle multinazionali del latte in polvere o finanziare guerre e armamenti attraverso la propria banca.

Ma il lato più grave di tutto ciò è il rimescolamento dell'etica e la confusione che ne deriva in tutto il settore umanitario, proponendo iniziative di raccolta fondi e nascondendo che in realtà sono un inganno e un fallimento, perche mancano di elementi imprescindibili come solidarietà e giustizia.

di P. Rizzini da Greenplanet

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