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Prepararsi al disastro nucleare
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Foto: Johannes Daleng da Unsplash
Le autorità sanitarie ucraine hanno dato avvio a un programma per cercare di far fronte alle conseguenze di un eventuale attacco nucleare: diversi esperti, però, ritengono che le conseguenze sarebbero comunque devastanti e che il sistema sanitario, in Ucraina già quasi in ginocchio, non potrebbe essere in grado di affrontarle.
Nell’Ucraina già duramente provata da nove mesi di guerra, le autorità sanitarie hanno dato il via a un programma che aiuti i servizi di salute a far fronte alle conseguenze di quell’attacco con armi nucleari che Putin o, alternativamente, qualcuno dei suoi generali o ministri minacciano di mettere in atto ogni volta che si sentono messi all’angolo. Ne dà conto su Lancet del 5 novembre scorso lo storico e reporter Ed Holt, osservatore dell’impatto della guerra sul sistema sanitario ucraino per la celebre rivista inglese.
Così, ospedali, cliniche e altre strutture sanitarie dichiarano di aver avviato diverse misure di sicurezza, mentre le autorità centrali e locali hanno cominciato a immagazzinare medicinali da distribuire alla popolazione in caso di necessità. Ma mentre alcuni medici si sentono fiduciosi di essere pronti se dovesse accadere il peggio, altri esperti ritengono che le conseguenze sarebbero comunque catastrofiche e che il sistema sanitario ucraino, già quasi in ginocchio, ne sarebbe completamente sopraffatto.
«Per quanto ci si prepari, se venisse sganciata una bomba nucleare, il sistema sanitario non potrebbe mai farcela, non esiste alcun modello che suggerisca qualcosa di diverso», ha dichiarato a Holt Ruth Mitchell, presidente dell’organizzazione International Physicians for the Prevention of Nuclear War (IPPNW), che per la sua attività si è guadagnata il Nobel per la pace nel 1985.
Quel (poco) che si può fare
Fin dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, lo scorso febbraio, sono emerse preoccupazioni sul potenziale uso di armi nucleari, preoccupazioni che sono via via andate crescendo e oggi la minaccia viene presa sul serio sia dalle autorità sanitarie ucraine, sia da quelle internazionali. Per esempio, l'OMS Europa ha organizzato una missione lo scorso mese di settembre per discutere con i responsabili della sanità ucraina una serie di interventi di salute pubblica in previsione di un rischio radio-nucleare con vittime di massa. E in effetti già dal mese di ottobre le città ucraine avevano elaborato piani di evacuazione in caso di attacco nucleare e si sono date da fare per assicurarsi forniture di pillole di ioduro di potassio, che possono aiutare a bloccare l'assorbimento di radioisotopi nocivi da parte della tiroide, da distribuire alla popolazione. Diversi medici con cui Holt è riuscito a parlare hanno confermato che su mandato del ministero della Salute il 10% delle squadre di medicina d'urgenza è stato riconfigurato per rispondere ai rischi chimici, biologici, radioattivi e nucleari. Si tratta di squadre appositamente attrezzate che curano direttamente le persone ferite in un'area colpita. I medici hanno aggiunto che il personale ospedaliero è stato regolarmente addestrato a rispondere alle emergenze legate all'uso di armi chimiche e nucleari e che, in un evento del genere, il personale medico del settore privato e quello che normalmente non è coinvolto nelle cure di emergenza sarebbe obbligato a contribuire alla risposta.
Volodymyr Vovchuk, direttore ad interim del Central City Clinical Hospital di Ivano-Frankivsk (città nell’estremo ovest dell’Ucraina, bombardata all’inizio dell’offensiva), ha dichiarato che il suo ospedale prevede di allestire due unità speciali per curare le persone direttamente colpite da eventuali esplosioni nucleari. «In caso di disastro radiologico ci saranno due reparti ustionati separati: uno per i pazienti chirurgici e uno per i pazienti terapeutici. Il numero di letti assegnati sarà di 60 per ogni reparto, ma potrebbe cambiare a seconda delle necessità. Il nostro ospedale sta inoltre collaborando con diverse organizzazioni non governative internazionali per fornire una formazione al personale ospedaliero su cosa fare in caso di disastro chimico o nucleare», è la testimonianza raccolta da Holt...