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Per risolvere pacificamente un conflitto abbiamo diritto e organizzazioni internazionali
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Foto: Unsplash.com
Credere nel diritto internazionale, credere nelle organizzazioni internazionali, credere nelle pace. Secondo Marco Mascia, docente di Relazioni internazionali e sistema politico dell’Unione europea all’Università di Padova, esiste una strada per evitare che il conflitto scatenato dalla Russia trasformi l’Ucraina nell’Iraq d’Europa. Purtroppo però, sostiene il docente padovano, non è la strada intrapresa dall’Unione europea.
Professore, come valuta l’invio di armi in Ucraina da parte dell’Europa e anche dell’Italia?
L’invio di armi non solo da parte dell’Italia ma dagli altri Paesi membri e dalla stessa Ue sancisce che l’Unione europea ha preso posizione, si è schierata con l’Ucraina e sta sostenendo la resistenza ucraina. In questo modo l’Europa non può più essere un attore che media tra le parti in conflitto perché si è allineata con la strategia dell’amministrazione Biden.
Cosa dovrebbe fare, a suo avviso, l’Unione europea?
A mio modesto parere dovrebbe sostenere le iniziative negoziali che si stanno intraprendendo con tanta confusione e poi vorrei sentire chiedere con forza e convinzione il cessate il fuoco. Dall’Ue non lo stiamo sentendo, sta invece trasferendo sistemi d’arma e questa scelta non può dare ossigeno a iniziative negoziali.
Si poteva fare qualcosa di più?
La cosa che mi impressiona è che l’Ue nasce come il più grande progetto di pace al mondo. Nessun processo politico di allargamento dell’Ue può avvenire a spese della vita e della pace. Non si può pensare di allargare l’Ue facendo guerre. Questo processo di allargamento dell’Ue e della Nato è stata una delle cause che hanno portato all’attuale situazione tragica e drammatica.
La politica di allargamento della Nato a spese della Russia è stata criticata da numerosi analisti. Sembra però giustificare l’attacco russo: è così?
No, Putin non ha fatto bene, l’intervento della Russia è avvenuto in violazione del diritto internazionale, non ci sono dubbi su questo. La situazione attuale è che c’è un Paese aggressore, la Russia, un Paese aggredito, l’Ucraina, e tutti gli altri Paesi che condannano l’aggressione. Ma è giusto anche riflettere su alcuni errori fatti dall’Ue, dagli Usa e dalla Nato.
Secondo lei l’Unione europea si è giocata definitivamente il ruolo di negoziatrice? Chi può assumere questo compito?
Secondo me sì, l’Ue non può svolgere questa funzione. Per rispondere alla domanda bisogna capire chi sono stati finora gli attori negoziali in campo. Nel 2014, per porre fine alla crisi in Donbass, si sono attivati due gruppi. Il primo chiamato “Quartetto di Normandia” composto da Russia, Ucraina, Francia e Germania. Il secondo gruppo era composto da Russia, Ucraina e Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. I colloqui diplomatici hanno portato agli accordi di Minsk, rimasti solo sulla carta. Quindi entrambi i gruppi hanno fallito. L’unico attore, a mio avviso, che potrebbe entrare in campo essendone rimasto finora fuori sono le Nazioni Unite.
Cosa può fare l’Onu?
Sappiamo bene che il Consiglio di sicurezza è bloccato dal veto della Russia, ma l’Assemblea generale può sbloccare la situazione ed è intervenuta con la risoluzione del 3 marzo: si è trattato di un passo molto importante che legittima il Segretario generale ad entrare in campo come principale attore negoziale.
È fiducioso all’intervento dell’Onu?
La speranza non costa niente ed è l’ultima a morire...