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Pena di morte: 500 città illuminate per dire no alla barbarie
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Più di trenta capitali e 500 città nel mondo hanno aderito all'iniziativa per mettere al bando la pena di morte promossa per il quinto anno consecutivo dalla Comunità Sant'Egidio di Roma. Stasera 30 novembre, tutti i monumenti simbolo delle città che aderiscono all'inziativa "Città per la vita" verranno illuminati: dal Colosseo a Roma alla Plaza de Santa Ana di Madrid, dall'Obelisco centrale di Buenos Aires al Palazzo della Moneda a Santiago del Cile, dall'Atomium di Bruxelles alla piazza della cattedrale di Barcellona.
"Un grido contro la pena di morte che parte da Roma per scuotere le coscienze e dire no alle esecuzioni" - affermano i promotori che se da un lato notano che nell'ultimo decennio 40 Paesi hanno abolito la pena di morte - e in questi Paesi gli omicidi si sono ridotti del 20 per cento - dall'altro la pena capitale continua in numerosi Paesi tra cui la Cina (il cui numero di esecuzioni varia secondo le fonti da 2000 a 8000), Iran, Arabia Saudita e Usa dove sono state 60 le esecuzioni registrate e dove solo nel marzo del 2005 sono state messe al bando le esecuzioni nei confronti dei minorenni. Negli Stati Uniti tra il 1990 e il 2004 sono stati ritenuti punibili con la morte 19 minorenni di età compresa tra i 16 e i 17 anni. Il record della vergogna spetta però al Pakistan e allo Yemen che ne hanno condannati a morte due di 13 anni tra il '93 e il 2001. Alla barbarie della pena si aggiunge quella della modalità di esecuzione che può avvenire per decapitazione, lapidazione, fucilazione, iniezioni letali o sedia elettrica. Secondo il recente rapporto di Amnesty International sono più di 20mila i condannati a morte nel mondo.
L'iniziativa è stata presentata da Mario Marazziti della Comunità di Sant'Egidio, dal presidente della regione Lazio Piero Marrazzo, dall'assessore capitolino alla semplificazione e pari opportunità Mariella Gramaglia e da Marina Loi dell'Università di Roma Tre. La Giornata internazionale "Città per la vita - Città contro la pena di morte" ha ricordato l'anniversario della prima abolizione della pena di morte dall'ordinamento di uno Stato europeo, da parte del Granducato di Toscana nel 1786.
La pena capitale nel mondo appare utilizzata in un numero sempre più ristretto di Paesi e tale tendenza appare costante a partire dall'ultimo quarto del secolo scorso fino ad oggi. Tuttavia anacronistici richiami alla sua reintroduzione in Europa, o giustificazioni inaccettabili a favore della sua applicazione in Iraq, come pure la lunga strada ancora da percorrere per giungere alla sua abolizione universale, richiedono una tenace e incisiva azione per l'affermazione della civiltà del diritto e della difesa della dignità dell'uomo.
Progressi del fronte abolizionista si segnalano, a livello di opinione pubblica o nelle leadership, anche in molti stati mantenitori quali gli Stati Uniti, dove si è aperto un ampio dibattito sulla costituzionalità dell'iniezione letale, così come in alcuni importanti Paesi dell'Asia (Taiwan, Corea del Sud). In Giappone un nutrito gruppo di parlamentari ha proposto una moratoria delle esecuzioni. Recentemente anche in Cina, Paese che detiene il record delle esecuzioni (circa 5.000 ogni anno), si sono registrati alcuni importanti segnali, come la decisione della Corte Suprema di avocare a sè tutte le condanne a morte, decisione che si spera riuscirà a limitare il numero delle esecuzioni in un prossimo futuro. Occorre poi ricordare l'abolizione avvenuta nelle Filippine, dove il Presidente Arroyo, con il sostegno del Parlamento e della Chiesa cattolica, ha definitivamente annunciato la fine delle esecuzioni. Il Messico, nel corso del 2006, ha sancito la morte della pena capitale, segnando un punto di non ritorno decisivo per l'intera America Centrale e Latina.
L'Africa, pur provata più di altri continenti dai conflitti e dalle povertà, si distingue per un trend positivo sia nella diminuzione costante del numero delle esecuzioni che nell'aumento dei Paesi che attuano una moratoria de facto. Prima del 2002 dieci Paesi africani hanno abolito de iure la pena capitale (Sud Africa, Angola, Capo Verde, Costa d'Avorio, Gibuti, Guinea-Bissau, Mauritius, Mozambico, Namibia e S㣀o Tome e Principe). Altri dieci sono considerati abolizionisti de facto (Benin, Burkina Faso, Repubblica del Congo (Brazaville), Gambia, Madagascar, Mali, Niger, Repubblica Centro Africana, Togo). In più di metà dei Paesi africani nessuno viene più messo a morte. Anche Liberia e Senegal da qualche anno sono entrati nel novero dei Paesi abolizionisti, mentre nel resto del continente africano diversi sono i Paesi che stanno compiendo progressi significativi: così il Rwanda, Marocco, Zambia, Malawi. [GB]