Palestina: voto ad Hamas e la sconfitta della politica

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Il risultato delle elezioni palestinesi parla chiaro. Solo 43 seggi per Fatah. Ben 76 ne ha conquistati Hamas sui 132 disponibili. Hamas ha schiacciato Fatah sia per il numero dei seggi nel Consiglio Legislativo ottenuti nelle votazioni per le liste nazionali, sia in quelle per le circoscrizioni. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz nell'immediato futuro "è ragionevole ritenere" che Hamas continuerà ad aderire alla tregua negli attacchi anti-israeliani, "dato il suo desiderio di cooperare con Fatah e di raggiungere accordi con la comunità internazionale per mantenere il flusso di aiuti". Se Fatah e Hamas non troveranno una qualche forma di cooperazione, si potrà giungere "ad una situazione in cui il governo di Hamas condurrà una certa politica, mentre il presidente dell'Anp Abu Mazen, titolare della politica estera palestinese, continuerà a negoziare con Israele e la comunità internazionale, che rifiuta di aver colloqui con un governo guidato da Hamas". Anche una parte di Fatah, nota il quotidiano, è contraria a cooperare con il movimento islamico.

"Un punto centrale di controversia" sarà quello delle forze di sicurezza "in teoria subordinate al governo tramite il ministero degli Interni, ma in pratica guidate direttamente dal presidente dell'Anp fin dalla sua istituzione", spiega il quotidiano. Un'altra ipotesi potrebbero essere anche le dimissioni di Abbas, con elezioni entro 60 giorni e la presidenza ad interim del presidente del parlamento. Tuttavia "uno dei più importanti fattori che incideranno sull'Autorità palestinese sarà la posizione della comunità internazionale e degli stati arabi... la questione centrale sarà se questi paesi continueranno ad offrire aiuto finanziario all'Anp".

E per capire la situazione che ha portato a questo risultato elettorale segnaliamo l'intervista di Aprileonline ad Ali Rashid, ex primo segretario della delegazione generale palestinese in Italia. "In primo luogo ha sicuramente pesato la mancanza di un reale orizzonte politico. Mi spiego meglio: in tutti questi anni, malgrado tutti gli accordi, il popolo palestinese non vedeva realizzarsi una soluzione politica che meritasse questo appellativo, né sul piano dei diritti, né sul piano della dimensione territoriale. Qualsiasi concessione da parte dello Stato d'Israele verso le rivendicazioni del popolo palestinese è avvenuta in modo parziale e, appunto, sotto forma di concessione. Per i palestinesi, al contrario, si tratta di diritti violati e di territori occupati" ha precisato Rashid che continua - "Il secondo motivo va ricercato sul un piano internazionale, soprattutto con la guerra in Iraq e la dottrina della guerra permanente e della cosiddetta lotta al terrorismo, dove per terrorismo si intende qualsiasi opposizione al dominio Usa e israeliano in Medio oriente. Questa situazione ha danneggiato gravemente qualsiasi speranza di vedere un giorno rispettata la legalità e il diritto internazionale".

"La vittoria schiacciante di Hamas nelle elezioni politiche palestinesi può sorprendere solo chi non ha guardato con attenzione a quello che succedeva in Medio Oriente" commenta Paola Caridi di Lettera22. "Il voto diffuso per Hamas è stato un voto a candidati ritenuti seri, non corrotti, coerenti. Ed è stato anche un voto contro: contro la corruzione, la povertà, la mancanza di prospettive nella pace con gli israeliani". A scendere nelle piazze e nelle strade ieri pomeriggio c'era la povera gente dei campi profughi. Gente festante, "proletariato" postindustriale, famiglie che vivono da decenni grazie all'assistenza delle Nazioni Unite e ai soldi dei centri legati a Hamas. Secondo Paola Cariddi "la presenza di Hamas è una questione da trattare con i guanti della diplomazia, giustamente intransigente nel chiedere che Hamas riconosca lo stato di Israele e rinunci agli attacchi terroristici nelle città israeliane". "Una questione, invece, da non trattare con il ricatto delle armi e della chiusura dei rubinetti di denaro che arrivano all'ANP. Perché se Hamas ha vinto, è stato per una precisa assunzione di responsabilità degli elettori. E anche per i molti errori della politica della comunità internazionale" conclude la Cariddi. [AT]

Altre fonti: Pace in Medio Oriente, Aprile online

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