Palestina: mosse politiche e progetti dal basso

Stampa

In vista dell'imminente ingresso di Hamas nella politica istituzionale palestinese, il presidente palestinese Abu Mazen ha preso delle misure che lo rafforzano sul piano istituzionale nei confronti del prossimo esecutivo. Abu Mazen ha fatto approvare importanti misure che gli consentiranno di sciogliere il Clp (Consiglio legislativo palestinese) e di indire nuove elezioni in caso di un conflitto, a questo punto assai probabile, tra la presidenza e il governo palestinese. Abu Mazen potrà anche nominare direttamente i membri della Corte costituzionale palestinese senza alcuna ratifica delle designazioni da parte del parlamento. La misura è particolarmente importante sul piano politico, in prospettiva, perché la Corte ha il potere fra l'altro di bocciare qualsiasi nuova legge voluta da Hamas, se sarà ritenuta anticostituzionale, anche se una Costituzione vera e propria non esiste. Contraria a questa operazione rimane Hamas che per emendarla dovrà trovare l'aiuto dell'opposizione che, al momento, appare improbabile. Fatah, infatti, appare sempre più orientato a non prendere parte al governo di coalizione.

La guida suprema del movimento islamico, Khaled Mashaal, avrebbe anche assunto un approccio positivo formulando una proposta: fine della lotta armata in cambio del ritiro di Israele dai territori arabi che ha occupato nel 1967. E, allo scopo di lanciare un messaggio rassicurante all'Occidente, Hamas avrebbe avviato nel nord della Striscia di Gaza la raccolta e registrazione di armi possedute dalla sua ala armata, le Brigate Ezzedin Al-Qassam. "Quello che pare profilarsi, sul medio periodo, è un processo di unilateralismi paralleli, non necessariamente conflittuali, ma non in grado di dialogare se non in maniera indiretta o nella pratica quotidiana sul terreno. Un percorso irto di rischi, in cui la Comunità internazionale sarà chiamata a svolgere un delicato ruolo di contatto anche informale e di "interpretariato" per evitare che la situazione conosca deflagrazioni improvvise, anche non volute, ma costantemente possibili", commenta Janiki Cingoli, direttore del Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente.

E in Italia sabato 18 febbaio si manifesta a Roma per chiedere che si riparta dalle richieste storiche che rispondano alla prospettiva di liberazione del popolo palestinese: lo Stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est capitale, il ritiro delle colonie israeliane, il diritto al ritorno dei profughi, la liberazione dei prigionieri, lo smantellamento del Muro. Gli organizzatori ironizzano spiegando che non è una "piattaforma d'urto" ma parte delle risoluzioni dell'Onu. Il 'Forum Palestina' ritiene che occorra "riaffermare con forza che senza la nascita di uno Stato palestinese indipendente parlare di "due stati" e di negoziati diventa un alibi drammatico e depotenziante".

E dall'esperienza in Palestina dello Sci, Servizio Civile Internazionale, arriva un monito a non arrendersi allo scontro di civiltà che viene propagandato dai media. "Un confronto con l'altro, che certo è altro e diverso da sè, ma se conosciuto può essere più difficilmente soggetto a manipolazioni immaginifiche e stereotipate. E' un passaggio necessario per comprendere, conoscere e conoscerci, continuare a prendere posizione - senza paura - per le idee che condividiamo. Le basi su cui abbiamo lavorato per anni con il popolo palestinese restano e si confermano valide e degne di essere sostenute, non a priori ma come risultato del ragionamento e dell'esperire insieme". Ecco perché è importante portare avanti progetti in Palestina come il Progetto MedHebron che punta a rafforzare i canali di dialogo.

"Il progetto MedHebron dovrebbe cercare l'adesione dei municipi italiani e palestinesi, in quanto specchio della società civile perché comprendono i soggetti democraticamente eletti" ha commentato Gianluca Peciola del Municipio XI di Roma. "Bisogna favorire la partecipazione dal basso e contrastare la politica degli Stati nazionali, lavorando su un'altra diplomazia mondiale e italiana e dimostrare che esiste un'altra Italia, favorevole alla cooperazione e al dialogo" ha concluso Peciola.

E proprio sabato 18 alle ore 12.00 a Hebron, la Provincia di Perugia, il Coordinamento Italiano degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani e il Cestas inaugurano una nuova scuola della ceramica che sarà frequentata anche da ragazze. "La pace che noi tutti invochiamo per Israele e per la Palestina si nutre solo di fatti concreti come questo - ha dichiarato Flavio Lotti - Non è boicottando i nuovi eletti palestinesi che si potrà ottenere la pace. Oggi più di ieri abbiamo bisogno che l'Italia e l'Europa si rendano protagonisti di un intenso negoziato che porti al reciproco riconoscimento dei due popoli e dei loro diritti". [AT]

Fonte: Tavola della Pace, Pace in Medio Oriente

Ultime notizie

Blocchiamo tutto!

22 Settembre 2025
Con lo sciopero generale di oggi, al quale come testata aderiamo, l'Italia intera si ferma per Gaza.

Fumetti per la Pace, ecco il concorso Peace is Pop!

21 Settembre 2025
Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo, insieme al Piccolo Museo del Giocattolo, lanciano il contest "Peace is Pop! Fumetti per la Pace".

Mio fratello Ibrahim

20 Settembre 2025
Un pellegrinaggio sui campi da rugby italiani, con lo scopo di condividere e raccontare le capacità riabilitative, propedeutiche e inclusive della palla ovale. (Matthias Canapini) 

Il Punto - Si muore nel silenzio

19 Settembre 2025
I palestinesi sono soli, entriamo nel giorno 1.303 dall’invasione russa in Ucraina, e altrove, si muore nel silenzio dei media. (Raffaele Crocco)

La Sicilia ha sete

18 Settembre 2025
La Sicilia ha sete, e non da poco tempo. (Rita Cantalino)

Video

Serbia, arriva a Bruxelles la maratona di protesta di studenti per crollo alla stazione di Novi Sad