www.unimondo.org/Notizie/Osservatorio-Balcani-Anna-Politkovskaya-una-voce-libera-30364
Osservatorio Balcani: Anna Politkovskaya, una voce libera
Notizie
Stampa
"Una voce critica e libera all'ombra del Cremlino": così Osservatorio sui Balcani titola il dossier dedicato a Anna Politkovskaya, la giornalista uccisa a Mosca il 7 ottobre scorso. E' stata trovata morta da una vicina poco dopo le 17: accanto al corpo, una pistola Makarov 9 millimetri, firma di un omicidio su mandante, ha riferito Vitaly Yaroshevsky, vicedirettore della Novaya Gazeta, in un'intervista telefonica.
"Quarantotto anni, Anna Politkovskaja era una giornalista come pochi in Russia" - riporta C.J Chivers. Era corrispondente speciale per il giornale Novaya Gazeta ed era divenuta una dei più importanti difensori dei diritti umani nel Paese. "Negli ultimi anni, quando i media russi stavano affrontando pressioni sempre più forti, sotto l'amministrazione del presidente Vladimir Putin, era riuscita a restare una voce indipendente. Era divenuta una figura internazionale che spesso parlava all'estero di una guerra che definiva 'terrorismo di stato contro terrorismo di gruppo'. Rappresentava ormai una stridente critica a Putin, che accusava di soffocare la società civile e permettere un clima di corruzione e brutalità ufficiali".
Anna Politkovskaia denunciava le violazioni dei diritti umani in Cecenia dal 1999, attraverso i suoi articoli sulla Novaia Gazeta. Per questo suo coraggio, aveva ricevuto numerosi premi internazionali, tra cui nel 2001 il "Global award for human rights journalism" istituito dalla Sezione Britannica di Amnesty International. Si era anche occupata di violenza nell'esercito, corruzione e brutalità della polizia. In passato aveva subito ripetute intimidazioni dalle autorità russe e cecene. In varie occasioni, era stata arrestata e minacciata di pesanti conseguenze se non avesse cessato di scrivere. Nel settembre 2004 aveva denunciato di essere stata avvelenata a bordo di un aereo sul quale intendeva raggiungere Beslan, nell'Ossezia del Nord, mentre era in corso il sequestro di centinaia di ostaggi.
"Il mondo teme una proliferazione nucleare incontrollata - io invece temo l'odio" - scriveva in uno degli ultimi articoli la giornalista. "Nel nostro paese attualmente è in corso qualcosa di incredibilmente stupido e irresponsabile - centinaia di persone vengono costrette con la forza ad accumulare intere riserve di odio, che renderanno completamente imprevedibile la vita futura degli altri". "Cosa vogliamo ottenere dai ceceni in carcere per "terrorismo"? Centinaia di persone giovanissime che hanno di fronte a se pene molto lunghe da scontare. In carcere li odiano e per questo li sottopongono a "trattamenti del tutto speciali", inventati sia dagli altri reclusi sia dall'amministrazione delle carceri" - denunciava la giornalista.
"La Cecenia è il nodo che collega e ingigantisce tutti i mali che affliggono la Russia: arbitrio, corruzione, xenofobia, crisi economica, disagio sociale, degrado del sistema giudiziario e dell'esercito" - commenta Maddalena Parolin. "Anna si è tuffata a fondo nel tentativo di fare chiarezza su quel nodo complesso e per anni ha rischiato la vita senza mai smettere di denunciare la "guerra sporca" e di parlare ai suoi cittadini, ai potenti, al mondo". "Anna iniziò ad occuparsi di Cecenia proprio quando farlo diventava ancora più rischioso e con gli anni la sua figura era diventata un punto di riferimento internazionale, non solo come giornalista ma anche come difensore dei diritti umani".
"Aveva dato voce ai ceceni, entrando clandestinamente nel Paese e spiegandoci che per far sentire parte della Federazione Russa un popolo stremato sin dalle deportazioni di Stalin degli anni '40, e ora decimato da un decennio di guerra, ci vuole ben altro che una costituzione scritta a Mosca, elezioni farsa in odore di brogli e signori della guerra che nascosti dietro alte cariche dello stato sguinzagliano bande armate irregolari che terrorizzano il Paese, lasciandolo in un clima di paura che terrorizza quanto le bombe". "Anna ha tentato fino alla fine di mettere questa drammatica realtà sotto gli occhi dei cittadini russi e dei potenti che li manipolano nascondendosi dietro la vuota retorica della guerra. Ora che manca una delle menti piu' lucide e coraggiose della Russia, il futuro della Federazione sembra ancora più buio" - conclude Maddalena Parolin.
"Anna Politkovskaia è stata colpita a causa della sua attività di giornalista e dei suoi reportage sulle violazioni dei diritti umani in Cecenia e in altre zone della Russia" - riporta il comunicato di Amnesty International". L'organizzazione per i diritti umani chiede alle autorità russe di avviare indagini complete e imparziali sull'uccisione di Anna Politkovskaia, di renderne pubblici i risultati e di portare di fronte alla giustizia i responsabili. Amnesty International chiede inoltre al governo di Mosca di prendere misure urgenti per assicurare che tutti i difensori dei diritti umani e i giornalisti indipendenti, compresi coloro che lavorano nel Caucaso del nord, possano svolgere la loro attività in condizioni di sicurezza e senza timore di minacce e intimidazioni.
Anche l'Associazione per i popoli minacciati chiede con determinazione un'indagine seria sull'omicidio della giornalista russa. "Putin deve chiarire il sospetto che pesa sui servizi segreti russi in relazione a un omicidio che ha messo a tacere una delle voci più critiche del regime" - riporta il comunicaro di APM che ha manifestato a Dresda.
Nessuna autorità del governo o di Russia Unita (il partito che fa quadrato attorno al presidente Vladimir Putin) si è presentato nel primo pomeriggio al cimitero Troekurovski per l'ultimo addio a Anna, famosa per le sue scomode inchieste-denuncia sulle tante nefandezze della guerra in Cecenia. Il potere si è fatto rappresentare da due figure di terzo piano, un viceministro della Cultura e un vice-speaker del Senato. [GB]