Ori olimpici e tiratori fantasma

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Foto: Pixabay.com

I magnifici risultati nei Giochi Olimpici a Tokyo di Gianmarco Tamberi, Marcell Jacobs, Vanessa Ferrari e del team maschile nel ciclismo di inseguimento a squadre – per citarne solo alcuni – hanno fatto dimenticare il fallimento in due discipline nelle quali l’Italia si era spesso distinta: il tiro al volo e il tiro a segno. Una delusione resa ancor più cocente dalla debacle generale dei tiratori azzurri e per il confronto con le medaglie conquistate dalla piccola Repubblica di San Marino che nel tiro ha ampiamente superato gli azzurri. Le medaglie in queste discipline hanno sempre alimentato gli entusiasmi non solo degli appassionati, ma anche dei produttori e rivenditori di armi. Nei giorni scorsi, dimenticando le sconfitte della squadra azzurra, il presidente dell’Associazione nazionale produttori armi e munizioni (Anpam), Giovanni Ghini, si è detto orgoglioso per le medaglie vinte (soprattutto da team stranieri, nda) utilizzando armi e munizioni italiane. L’orgoglio nazionale è stato spesso usato dalle associazioni di produttori e appassionati per chiedere di modificare le norme sulle armi in Italia.

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Giorgio Beretta

Analista del commercio internazionale e nazionale di sistemi militari e di armi comuni. Svolge la sua attività di ricerca per l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia e collabora con la Rete Pace e Disarmo. Ha pubblicato diversi studi, oltre che per l’Osservatorio Opal, anche per l’Osservatorio sul commercio delle armi (Oscar) di Ires Toscana (Istituto di ricerche economiche e sociali) della Cgil di Firenze, per l’Annuario geopolitico della pace di Venezia e numerosi contributi, anche sul rapporto tra finanza e armamenti, per diverse riviste e quotidiani nazionali. 

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