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Onu: una giornata per dire stop alla violenza sulle donne
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Oggi, Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne promossa dalle Nazioni Unite, l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms-Who) ricorda con un rapporto che la violenza domestica colpisce una donna su sei al mondo. Tra il 4 e il 12% delle 24.000 donne intervistate in dieci nazioni - dal Giappone al Bangladesh, al Perù - afferma essere stata picchiata anche durante la gravidanza; autori delle violenze sono per la grande maggioranza dei casi i mariti o i compagni di vita. Anche l'analisi dell' UNFPA, pubblicata lo scorso mese, dimostra che una donna ha molte più probabilità di essere violentata o picchiata da qualcuno della sua famiglia o da un conoscente piuttosto che da uno sconosciuto. Tra le misure di contrasto suggerite dall'Oms ai governi c'è quella di istruire sul problema dottori, infermiere e poliziotti perché sappiano riconoscere i sintomi e i casi di violenza, spesso tenuti nascosti dalla stesse vittime per vergogna, paura o senso d'impotenza. Numerose anche le iniziative internazionali promosse dalla Campagna Stop Violence against women.
Tra le altre questioni poste all'attenzione dell'opinione pubblica internazionale in questo giorno, l'Unicef segnala che ogni anno 3 milioni di bambine subiscono l'escissione genitale in 28 nazioni sub-sahariane e in alcuni paesi del medioriente. La tradizione culturale, radicata nella valle del Nilo ed erroneamente identificata come una pratica 'islamica', comporta la parziale o totale mutilazione degli organi genitali esterni delle bambine ad una età tra i 4 e 12 anni. Precedenti stime ritenevano che annualmente venissero sottoposte alla pratica due milioni di bambine: lLe nuove cifre di 3 milioni non riflettono un aumento effettivo del fenomeno, ma sono il frutto di una migliore raccolta di dati, afferma l'UNICEF.
La giornata nasce in ricordo delle sorelle domenicane Mirabal, uccise il 25 novembre del 1960 perché impegnate nella lotta di liberazione contro il generale Trujillo, dittatore della Repubblica Dominicana. La commemorazione di questa data ebbe origine al primo incontro internazionale femminista in America Latina, celebrato in Colombia, nel 1980. La Repubblica Dominicana propose questa data in onore di Patria Minerva e Maria Teresa Mirabal, nel '98 l'assemblea generale delle Nazioni Unite, approvò all'unanimità il 25 novembre come "Giornata internazionale contro la violenza sulle donne" - ricorda il Ministero della Pari Opportunità segnalando varie iniziative in Italia per la Giornata di oggi.
Per porre all'attenzione il problema la " Marcia Mondiale delle Donne" invita tutte le donne ad appendere alle finestre un lenzuolo con la scritta della Giornata. Amnesty International, rilanciando la campagna "Mai più violenza sulle donne" rende noto un Rapporto sulle violenze in Guatemala. Secondo le autorità guatemalteche, tra il 2001 e il 2004 sono state assassinate 1188 donne e ragazze, molte di esse in modo efferato. La violenza sessuale, in particolare lo stupro, pare essere un elemento ricorrente in molti degli omicidi ma non viene considerata tale nelle statistiche ufficiali. In un certo numero di casi, i corpi delle vittime erano mutilati e sfigurati in un modo che richiama alla memoria gli omicidi commessi nel corso del conflitto armato interno.
La Fondazione Pangea Onlus ha lanciato una campagna di sensibilizzazione a favore delle donne nel mondo per mettere al centro le Donne, le principali beneficiarie dei progetti sviluppati e condotti dalla Fondazione Pangea Onlus in Asia e Africa. L'intenzione è quella di far comprendere che dando fiducia a una donna, investendo su di lei, in realtà si investa sul futuro dell'intera umanità. E il 2-3 dicembre a Bolzano per la terza tappa della World Social Agenda, microcredito e finanza solidale sono coniugati al femminile con interventi di donne dell'America Latina. Storie di donne, donne sudamericane, come Eileen Giron Batres e Idalia Mendoza, e donne italiane, come Chiara Fasolo e Sara Endrizzi, che superano i confini geografici e scommettono sulla propria vita, impegnate in prima linea nella lotta per i diritti civili e sociali, nel costruire rapporti economici che sono soprattutto di fiducia per ridare ad altre donne sudamericane loro pari la speranza di un futuro più dignitoso. [GB]