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Onu: rinnovata la risoluzione per la moratoria della pena di morte
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L’Assemblea Generale dell’Onu ha approvato giovedì scorso con 106 voti favorevoli una nuova risoluzione per la 'moratoria universale' della pena di morte; i voti contrari sono stati 46, le astensioni 34. Rispetto alla storica votazione dello scorso anno - che per la prima volta raccolse il consenso della maggioranza degli stati rappresentati all’Onu contro la pena capitale - il fronte abolizionista ha guadagnato due nuove adesioni e sono aumentate le astensioni rispetto ai contrari.
"E' un passo avanti verso una cultura della vita e per una giustizia che sempre sa rispettare la vita" - ha commentato con soddisfazione la comunità di Sant'Egidio promotrice con un ampia coalizione internazionale dell'iniziativa. "La votazione conclude un anno straordinario, che si è aperto con l'abolizione della pena capitale in Uzbekistan, che ha visto l'abolizione in Burundi e che in questi giorni vede il Togo unirsi al numero dei paesi abolizionisti".
"Si conferma - aggiunge la nota della la comunità di Sant'Egidio - un cambiato sentimento del mondo e per una nuova soglia, più alta, di rispetto dei diritti umani. La pena capitale resta un residuo del passato, come a lungo sono stati schiavitù e tortura, poi rifiutati dalla coascienza del mondo. L'Assemblea generale delle Nazioni Unite, pur rispettando il diritto di ogni paese a scegliere gli strumenti più adatti per difendere i propri cittadini e per reprimere il crimine ha riaffermato che l'abolizione della pena di morte è un obiettivo per l'intera comunità internazionale, che tocca i diritti umani e che come tale è una questione che riguarda la comunità internazionale".
Nel dicembre dello scorso anno l'Assemblea generale dell'Onu ha adottato, su iniziativa dell'Italia e dell'Ue, la risoluzione 62/149 "Moratoria sull'uso della pena di morte" con una schiacciante maggioranza: 104 voti a favore, 29 astensioni e 54 contrari tra cui Stati Uniti, Cina, India e Giappone, Iran e Sudan. Soprattutto l'ampio contributo dei paesi Sud del mondo ha consentito la vittoria del fronte del 'no' con l’Africa protagonista assoluta insieme ad America Latina ed Europa. L'Asia resta invece il continente dove la pena è principalmente praticata: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan insieme con gli Usa rappresentano l'88% delle 1252 esecuzioni che Amnesty International ha documentato nel 2007. Lo scorso anno, la Cina ha messo a morte almeno 470 persone, ma si ritiene che il numero possa essere molto più alto. In Pakistan sono state eseguite le sentenze capitali di almeno 135 persone, in Vietnam almeno 25, in Afghanistan 15 e in Giappone nove.
Al Palazzo di Vetro giovedi scorso si è assistito alla replica di quello che il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, aveva definito lo scorso anno “un passo coraggioso” compiuto con “l’appoggio espresso per questa iniziativa da diverse regioni del mondo”. Come aveva sottolineato l’anno passato il Gabon - ultimo paese nel 2007 ad abolire la pena capitale e primo a firmare la moratoria – la risoluzione non è una iniziativa dell’Unione Europea o di un singolo paese: “Il Gabon è un paese africano e sostiene la risoluzione insieme ad altri paesi dell’Africa, dell’America latina, dell’Asia e dell’Europa” - evidenzia l'agenzia Misna. Proprio la trasformazione della campagna per una moratoria “da iniziativa europea a iniziativa globale è stata la prima e più importante chiave del successo della risoluzione approvata dall’Onu” aveva detto in un’intervista rilasciata alla Misna Aldo Ajello, già rappresentante speciale dell’Unione Europea in Africa per la regione dei Grandi Laghi.
Le Risoluzioni per la moratoria contro la pena di morte non sono vincolanti, ma restano segno evidente di una volontà e, nel caso della moratoria costituiscono un evento storico che, con il voto di giovedì scorso dell’Assemblea Generale dell’Onu, si è ripetuto per la seconda volta negli ultimi mesi. [GB]