Ong: la missione in Afghanistan distingua tra militare e civile

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Mercoledì 26 il Senato si pronuncerà sulle missioni militari internazionali ed in particolare sulla partecipazione italiana all'Isaf/Nato in Afghanistan. Le 7 Ong (Alisei, Aispo, Cesvi, Coopi, Cosv, Gvc, Intersos) dell'Associazione Ong italiane che operano in Afghanistan che costantemente si coordinano nell'ambito del gruppo "Cooperazione in contesti di guerra" confermano la necessità che sia tenuta distinta l'azione militare da quella civile e umanitaria nel paese. Le Ong operano infatti da sempre in piena autonomia e indipendenza, con proprie finalità e identità.

"La sovrapposizione tra l'operazione di guerra Enduring Freedom e l'operazione di stabilizzazione e sicurezza Isaf ha creato infatti confusione anche agli occhi delle popolazioni afgane. Ed è questa confusione che ha portato le nostre Ong a rifiutare di operare contigue al PRT italiano nella provincia di Herat, mentre continuano ad essere attive in altre province" - riportamo le Ong. "Chiediamo che sia fatta la massima chiarezza sul mandato dell'Isaf - afferma Sergio Marelli, presidente Associazione Ong italiane - e sulle sue regole di ingaggio al fine di assicurare che la legittima presenza multilaterale di stabilizzazione e sicurezza rimanga tale e non si trasformi in alcun caso in operazione di guerra".

La decisione del Governo italiano di uscire dall'Iraq e dall'operazione Enduring Freedom in Afghanistan rappresenta un forte segnale di cambiamento, che va assolutamente mantenuto, nel rifiuto della guerra come strumento per la soluzione delle controversie internazionali. Frutto di un accordo condiviso e formalizzato da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu, la missione Isaf a tutela e supporto delle istituzioni afgane non è un atto di guerra, ma uno sforzo multilaterale per aiutare la stabilizzazione del paese. "Deve però rimanere fedele al mandato ricevuto - continua Marelli: sostenere le istituzioni afgane nel governo e nella ricostruzione del paese garantendo la sicurezza del territorio e delle popolazioni".

Secondo le Ong del gruppo "Cooperazione in contesti di guerra" è questo che va assolutamente verificato, valutato e garantito da parte della Comunità internazionale. E' questo che il Governo italiano deve poter assicurare e che il Parlamento deve monitorare nel prossimo futuro. Anche se la situazione afgana è carica di problemi, di errori, senza visione politica chiara, anche se va radicalmente ripensata l'azione di sostegno internazionale alla rinascita del paese, la presenza di una legittima forza di stabilizzazione multilaterale mantiene tuttora la sua importanza. "Il ritiro dei contingenti Isaf non sarebbe senza conseguenze per le popolazioni" - conclude Marelli. Lo scenario sarebbe l'avvio di feroci scontri tra capi tribali per l'acquisizione di spazi di potere o il ritorno del regime talebano, altrettanto feroce e oscuro, con le sue pubbliche esemplari atrocità. "Le popolazioni afgane, che sono la nostra priorità, non ne trarrebbero in ogni caso giovamento".

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