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Ong e militari: replica il Vis, tacciono i Francescani
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Antonio Raimondi, presidente VIS, replica al nostro editoriale "Che c'azzeccano le Ong e i frati coi militari?". Dopo aver ricordato che "se c'è una Ong che ha, in tutti questi anni, fatto sentire la propria voce fortemente critica 'sulla morte della Cooperazione italiana', attaccando il Governo, la Farnesina e la DGCS questa è il VIS", il presidente dell'associazione precisa che "quando il VIS si riferisce al "Sistema Paese" non ripete la litania dei governanti": il soggetto del Sistema Paese è la solidarietà. Ribadisce, inoltre, che l'associazione "è sempre stata contraria sia alla guerra in Iraq sia all'invio delle nostre truppe per una supposta azione umanitaria". Nello specifico del progetto in Sri Lanka finanziato dall'Aeronautica "non è stato un assegno staccato dai vertici sui fondi di dotazione, bensì una raccolta volontaria e popolare tra i suoi circa 16 mila dipendenti che hanno regalato un'ora del proprio lavoro per finanziare il suddetto progetto". E ricorda "come il VIS abbia rifiutato una proposta di Finmeccanica di finanziare un progetto" e "proposte molto allettanti della Nestlè". Nessun cenno, invece, alla richiesta di eplicitare (o dotarsi) di un codice etico.
Nessuna risposta invece dai Francescani del Sacro Convento di San Francesco di Assisi sulla cui rivista fa bella mostra la pubblicità della prima azienda militare italiana: Finmeccanica. E intanto si scopre che i Francescani del Sacro Convento di Assisi sono tra i promotori della "Giornata nazionale per una informazione e comunicazione di pace" indetta dalla Tavola della Pace affinchè "i media siano strumenti di pace". Nessun problema per la Tavola della Pace?
Ecco la replica di Antonio Raimondi (Presidente VIS) al nostro editoriale
Ringrazio UNIMONDO che ci concede il "diritto di replica" all'articolo di Giorgio Beretta dal titolo "Cosa c'azzecano le ONG e i frati coi militari?" e che attacca piuttosto duramente la nostra ONG (VIS - Volontariato Internazionale per lo Sviluppo). Purtroppo, non amiamo le repliche, ma crediamo che nel suddetto articolo ci sia stata una certa incomprensione, sicuramente non voluta o cercata dall'autore, che danneggia non poco il VIS ed il lavoro che da vent'anni faticosamente e pazientemente porta avanti.
Andiamo con ordine.
L'articolo parte con la constatazione degli ulteriori tagli alla Cooperazione allo Sviluppo, ed in particolare dei contributi volontari ad alcune delle Agenzie delle Nazioni Unite. Ebbene, se c'è una ONG che ha, in tutti questi anni, fatto sentire la propria voce fortemente critica "sulla morte della Cooperazione italiana", attaccando il Governo, la Farnesina e la DGCS questa è il VIS. Basta vedere tutti i comunicati stampa e le numerose interviste su tutti i quotidiani e settimanali nazionali più importanti (compreso il Manifesto di qualche giorno fa). Sul sito www.volint.itsi conservano tutte le opinioni pubblicate.
La posizione del VIS è quanto mai audace e coraggiosa perché siamo una ONG idonea ai sensi della Legge 49/87 e che riceve contributi dalla DGCS, e non come tanti altri, che magari criticano (e fanno bene) ma non rischiano niente, ossia non rischiano di vedersi "tagliare" i fondi per ritorsione, magari di progetti già realizzati con pagamenti che ti arrivano dopo anni. Nel nostro ambiente, tra gli addetti ai lavori, al VIS viene riconosciuto questo ruolo, e non è un caso il continuo invito a seminari e dibattiti sul tema. Da tempi non sospetti (fine anni Novanta) il VIS sostiene la tesi di una radicale "rifondazione" della Cooperazione allo Sviluppo, attraverso lo svincolo dalla politica estera. Una Cooperazione che abbia come obiettivo principe la Solidarietà a 360 gradi e non gli interessi geopolitici o geoeconomici. Quindi, non la semplice riforma della Legge 49, ma un ripensamento complessivo. Va anche sottolineato (e lo si può vedere dai nostri bilanci pubblicati e certificati) come il 70% delle risorse complessive del VIS sono di natura privata e che queste sono soprattutto il frutto di donazioni di singoli cittadini (24.000 donatori) che credono nella nostra capacità di intervento. Siamo una vera "Organizzazione non Governativa" che ha quindi una vera forza di rappresentanza della società civile, e non un pezzo di "parastato" che è capace solo di gestire risorse pubbliche.
Nella seconda parte si cita Giulio Marcon. Con Giulio e le battaglie di Sbilanciamoci siamo stati sempre in pieno accordo. Credo che anche Marcon sia d'accordo con noi quando dice "Per riportare la cooperazione allo sviluppo in vita servono (⅀) scelte politiche alternative che rompano il cordone ombelicale di questa con la politica estera". Il VIS è sempre stato contrario (e lo abbiamo gridato a gran voce) sia alla guerra in Iraq sia all'invio delle nostre truppe per una supposta azione umanitaria. L'articolo di Beretta farebbe pensare l'esatto contrario rispetto all'impegno del nostro Organismo per la pace, come se fossimo in disaccordo con gli altri movimenti che si battono per essa. La grande manifestazione per la pace a Roma del 15 febbraio 2003 ci ha visti come protagonisti per la mobilitazione delle persone e delle coscienze.
Si arriva, così, alla terza parte in cui si fa un legame, a nostro avviso, non corretto con quanto l'articolo stava mettendo in evidenza, ossia la "morte della Cooperazione". "Ma qualche ONG ha trovato il modo di darsi da fare proprio coi militari" dice Beretta, riferendosi al VIS e al progetto di accoglienza di bambini esposti al rischio di abuso sessuale in Sri Lanka finanziato dai dipendenti dell'Aeronautica Militare. Il VIS ha raccolto oltre tre milioni di euro per l'emergenza post tsunami: singoli cittadini, ma anche raccolte collettive di associazioni, enti, casse di credito cooperativo, aziende, parrocchie, gruppi, circoli sportivi ecc.. Anche nel caso dell'Aeronautica non è stato un assegno staccato dai vertici sui fondi di dotazione, bensì una raccolta volontaria e popolare tra i suoi circa 16.000 dipendenti che hanno regalato un'ora del proprio lavoro per finanziare il suddetto progetto. Due domande: ma queste persone non sono cittadini della Repubblica italiana come noi, con gli stessi diritti e doveri? Hanno il diritto di essere solidali? Quando il VIS si riferisce al "Sistema Paese" non ripete la litania dei governanti, bensì "aderire con entusiasmo ad una iniziativa di solidarietà, (⅀) è la dimostrazione che in Italia c'è un sistema Paese composto da persone, Istituzioni, Enti, Associazioni e ONG che crede nei valori universali e che è in grado di rispondere con solerzia e generosità. E' questa la parte vincente e imprescindibile della nostra Italia a cui non possiamo rinunciare.". Crediamo che l'italiano sia chiaro e comprensibile: il soggetto del Sistema Paese è la solidarietà. E' con la solidarietà che si misura la civiltà di un popolo e di una Nazione, sia al proprio interno sia verso l'esterno.
Beretta, poi, afferma che "il Presidente del VIS non sembra sfiorato dal problema, sollevato da numerose ONG italiane, circa la commistione tra mondo militare e interventi delle organizzazioni umanitarie". Qui la faccenda si complica e potrebbe dar vita ad un Trattato, ma saremo semplici e sintetici. Le forze armate italiane sono impegnate in varie parti del mondo per il cosiddetto Peace-keeping. In Bosnia, Kosovo e Albania è stato il Governo di Centro-Sinistra a inviarle. In Afghanistan e Iraq quello di Centro-Destra. In un Paese democratico le forze armate obbediscono alla politica e, quindi, al Parlamento e al Governo eletto dai cittadini. Non sono loro ad andare, ma sono inviate da chi ha la responsabilità di governare. Le forze armate fanno parte di un Ministero chiamato della "Difesa" (perché la nostra Costituzione democratica ripudia la Guerra), sono al servizio del Paese (piaccia o no) e obbediscono ad un Ministro, al Presidente del Consiglio e hanno come Comandante Supremo il Presidente della Repubblica. Sarebbe forse opportuno, pertanto, trattare la "questione Forze Armate" con un approccio decisamente più laico, senza inutili e sterili retaggi ideologici. La situazione irachena, poi, è del tutto particolare, perché fino alle elezioni, sono state in effetti truppe di occupazione (e di questo il Governo italiano avrebbe dovuto rispondere a noi cittadini): stando alla Convenzione di Ginevra, le truppe di occupazione devono garantire alla popolazione locale i servizi di base quali istruzione, sanità, fornitura elettrica ed idrica. Questo è stato fatto nella zona di Nassirya. Quindi l'intervento umanitario svolto dalle forze armate non è stata una scelta, ma era obbligatorio.
Il problema è a monte: non dovevamo stare là con le nostre truppe, non dovevamo avvallare politicamente la guerra preventiva, non dovevamo spendere 600 milioni di euro all'anno per il solo mantenimento delle nostre truppe. Ovviamente tutto questo a discapito della Cooperazione e della Solidarietà Internazionale: e questo lo abbiamo detto e ripetuto più volte.
Siccome l'articolo di Giorgio Beretta è giustamente provocatorio, aggiungiamo anche noi una piccola provocazione: forse è meno etico ricevere finanziamenti pubblici dal Ministero degli Affari Esteri, che avvalla le scelte precedentemente esposte, che non la sottoscrizione volontaria degli aviatori dell'Aeronautica. Ringraziamo Beretta perché ci da modo di riflettere. A questo va ricordato un ultimo, ma importante passaggio nel dibattito tra le ONG sul tema dell'umanitario, ossia sull'emergenza. Il VIS nel febbraio 2005 ha sostenuto, unica tra le ONG italiane, che era giusto affidare al Dipartimento della Protezione Civile il coordinamento degli interventi in Sri Lanka. Il ragionamento era, ed è tuttora, molto semplice. Le uniche due strutture italiane che possono fare con efficacia interventi di prima e seconda emergenza sono soltanto le forze armate e la protezione civile: questo per i mezzi e le risorse fisiche, umane e finanziarie a disposizione. Il VIS disse che, ovviamente, preferiva lavorare sul campo al fianco delle tute arancioni dei volontari della protezione civile rispetto alle tute mimetiche dei militari, e questo per la provenienza dallo stesso mondo di valori condivisi. Nessuna ONG italiana, di quelle che partecipano ai "dibattiti", è in grado di fare veramente emergenza, anche perché aspettano sempre qualcuno che le finanzi prima di muoversi sul serio. Ora tutte, o quasi, applaudono alla collaborazione tra Protezione Civile e ONG: è vero, l'Italia è il Paese dei trasformismi, e soprattutto bisogna sempre lasciare aperta la prospettiva della folgorazione sulla via di Damasco (in questo caso sulla via di Colombo, capitale dello Sri Lanka).
L'ultimo passaggio dell'articolo si riferisce ad una sponsorizzazione di Finmeccanica ad una rivista dei francescani. Non ci permettiamo di giudicare il loro operato, che sarà stato probabilmente inconsapevole, ma sottolineiamo come il VIS abbia rifiutato una proposta di Finmeccanica di finanziare un progetto. Anche nel passato rifiutammo proposte molto allettanti della Nestlè dopo un nostro durissimo attacco alla Multinazionale durante la nostra campagna Cibo per l'Etiopia.
Infine, lasciateci dire che chi opera concretamente sul campo come noi in 48 Paesi tra i più poveri del mondo, deve unire l'azione diretta con i beneficiari ad una attenta analisi politica per fare lobby e advocacy e ad una etica irreprensibile e inattaccabile. Non è facile! Non è facile soprattutto quando guardi negli occhi i bambini di strada, i bambini soldato, i bambini abusati sessualmente, i milioni di bambini abbandonati a cui è stata rubata l'anima e l'innocenza prima di tutto il resto. Quegli occhi ti guardano, ti scrutano e si chiedono se anche tu sei un Orco cattivo o se vuoi davvero prenderti cura di loro. E' facile giudicare comodamente seduti in poltrona, facendo i "dibattiti" culturali e politici (per carità, meno male che ci sono), mentre c'è qualcuno che si sporca le mani e non solo. Dante ci racconta nel suo "Inferno" che il girone degli Ignavi era stracolmo. L'ignavia e l'omissione non fanno parte del Dna del VIS: non ne ha fatto parte in questi vent'anni passati, non ne farà in quelli futuri.
Cordiali saluti
Antonio Raimondi
(Presidente VIS)