Ogm: si dell'Ue alla "pericolosa" soia Monsanto

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La Commissione europea ha dato il via libera all'importazione in Europa di una nuova varieta' di colza geneticamente modificata: la colza resistente all'erbicida glifosate 'Gt73', prodotta dall'americana Monsanto. Bruxelles precisa che ''l'autorizzazione si accompagna a una raccomandazione contenente le misure che il titolare dell'autorizzazione deve prendere per evitare ogni eventuale effetto negativo sulla salute o sull'ambiente prodotto dallo spargimento accidentale della colza 'Gt73'''. Ma questa votazione è stata presa nonostante la maggioranza degli Stati membri dell'Unione europea abbia votato contro la proposta. A bocciarla erano state l'Italia, con la Danimarca, l'Estonia, la Grecia, Cipro, la Lituania, Lussemburgo, Malta, Austria, Polonia e Gran Bretagna "La Commissione fa carta straccia del parere degli Stati membri, autorizzando l'importazione della colza Monsanto che pone seri rischi ambientali, in particolare per la contaminazione incontrollata delle coltivazioni non Ogm, con possibili implicazioni per la salute umana ed animale" ha commentato Greenpeace.

Secondo l'organizzazione ambientalista visto che la colza sarà importata come seme intero e solo successivamente macinata, il procedimento non garantisce da rischi di contaminazione accidentale durante il trasporto e la trasformazione. Una volta dispersi nell'ambiente i semi di colza possono germinare e diffondersi rapidamente attraverso tutta l'Europa. Il polline della colza può viaggiare anche per parecchi chilometri. Recentemente in Gran Bretagna è stato riportato il primo caso di contaminazione accidentale dove i geni di una coltivazione sperimentale di colza Ogm, modificati per resistere a un erbicida, si sono trasferiti in una pianta locale, la senape selvatica. La scoperta, che il "Guardian" ha pubblicato con grande rilievo, è avvenuta nel corso di uno studio condotto dagli scienziati del Centre for Ecology and Hydrology, un centro di ricerca governativo con base nel Dorset. Le autorità giapponesi hanno osservato poi come i porti e i mulini per la trasformazione dei semi Ogm siano fonti importanti di contaminazione genetica. Otto dei dieci porti monitorati in Giappone presentavano questo problema e l'inquinamento genetico arriva anche a 30 chilometri di distanza dai porti, viaggiando lungo le strade dove viene effettuato il trasporto.

"L'Italia deve impiegare immediatamente le clausole di salvaguardia nazionale per impedire l'importazione della colza Ogm" afferma Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace che sottolinea che perfino un'azienda biotech, la Bayer, ha ritirato la richiesta d'autorizzazione alla Ue per un'altra colza Ogm, dopo le perplessità manifestate dagli Stati membri sui rischi di dispersione. "Le misure adottate dalla Commissione per prevenire l'inquinamento genetico, basate su accordi volontari e senza effettivi controlli e monitoraggi, sono chiaramente insufficienti. Le procedure europee per la valutazione del rischio e per l'autorizzazione degli Ogm non ci garantiscono, vanno riviste interamente" conclude la Ferrario. Per Legambiente il ministro Alemanno deve far valere il divieto nazionale su questo prodotto in virtù della Direttiva 2001/18 (art.23), affinchè l'Italia tuteli il suo parere dato lo scorso dicembre, e con esso, i consumatori.

E' bene ricordare che il Senato ha dato il "via libera" definitivo al decreto legge Alemanno sulle regole per la coesistenza tra agricoltura transgenica, convenzionale e biologica il 25 gennaio scorso. Ora stanno arrivando le lineee di applicazione del Ministero che propongono un chilometro di distanza - almeno nominalmente - come barriera massima fra campi ogm e campi biologici. Diciamo nominalmente perchè l'articolato della proposta ministeriale prevede fin da subito la possibilità di aggirare anche questo ridicolo vincolo dei mille metri, scendendo ripidamente fino a zero, quando ci si trovi dinanzi a file di sbarramento, ben 10 file di mais convenzionale o biologico. "L'unica coesistenza possibile, per garantire l'agricoltura biologica, è il divieto di introdurre colture geneticamente modificate sul territorio e con queste linee guida, invece, si apre un varco gravissimo per la tutela dell' agricoltura di qualità ", questo il commento di Andrea Ferrante, presidente di Aiab. Intanto in luglio la Regione Lazio ha vietato la coltivazione di ogm in tutto il territorio. Un divieto che coinvolge scuole e ospedali, bar e ristoranti che dovranno segnalarne la presenza nei menu. A questo si aggiunge anche l'allevamento del bestiame: l'uso di mangimi non del tutto naturali, infatti, preclude l'accesso ai contributi pubblici e stangate per chi sgarra con multe da 2.500 a 25.000 euro. [AT]

Altre fonti: Greenplanet, Altra Agricoltura Nord Est, Aiab

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