www.unimondo.org/Notizie/Occupied-land-252988
Occupied land
Notizie
Stampa

Foto: Fabio Bucciarelli
Fotografie e testo di Fabio Bucciarelli per l'Atlante delle Guerre e dei conflitti del Mondo.
Da Tulkarem e Gerusalemme Est
Sarah ha filmato tutto con il suo telefono. In piedi alla finestra di casa, con le mani tremanti stringe il dispositivo che ha immortalato la morte di suo fratello Taha, appena quindicenne, abbattuto da tre proiettili sparati dai soldati dell’esercito israeliano: uno alla gamba, uno allo stomaco e uno sotto l’occhio. Le urla disperate di Sarah chiamano suo fratello. Nessuno risponde. Entra nella stanza suo padre Ibrahim che guardando fuori dalla finestra chiede “Chi è il ragazzo ferito?” Senza attendere risposta: “E’ Taha?” prima di scendere di corsa le scale, uscire di casa e tentare di rianimarlo. Il dolore non lascia spazio al pensiero che i prossimi proiettili saranno per lui. Ibrahim viene colpito alla schiena mentre abbraccia suo figlio e morirà dopo quattro mesi di sofferenze in ospedale.
Storie di occupazione come queste sono comuni nel campo profughi di Nur Shams di Tulkarem. Raid, esplosioni e arresti sono sempre più frequenti, mentre la piazza centrale sembra un campo di battaglia, con pneumatici ammassati pronti ad essere incendiati ed edifici collassati diventati rovine. Nur Shams, come gli altri campi della Cisgiordania, non rispecchia l’immagine stereotipata che abbiamo di un campo profughi, con tende ammassate lungo strade sterrate, servizi igienici comuni ed associazioni che distribuiscono beni di prima necessità. Nel 1948, dopo la fondazione dello Stato di Israele e la conseguente guerra vinta contro la Lega araba, oltre 750.000 palestinesi furono espulsi dalle proprie terre. Da allora, ogni anno si commemora la Nakba, catastrofe. Così nacquero i campi profughi, che dopo 75 anni sono diventati veri e propri quartieri, con case fatiscenti aggrappate lungo un crocevia di strade collegate fra loro da scalinate sempre più strette via via che si sale. Tutto si svolge all’ombra di grandi teli neri, tesi tra un edificio e l’altro per nascondersi dai droni israeliani...