Obama, narratore inaffidabile riguardo alla politica climatica

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Quando il Presidente Obama ci ha guardato negli occhi e ha affermato che gli Stati Uniti non sono impegnati in sorveglianza elettronica per motivi economici, bensì nell’interesse della sicurezza e dell’antiterrorismo, mentiva spudoratamente. Dovrebbe stare attento. Le sue percentuali di consenso sono scese in gran parte perché ha perso quelli che hanno a cuore il Quarto Emendamento e la riservatezza personale. Anche Reagan divenne impopolare in seguito al caso Iran-Contra, quando divenne chiaro che ci stava mentendo a proposito di quali armi avesse venduto all’Iran e che cosa ne avesse fato dei soldi in nero.

Mentire non è fatale a una carriera politica, ma che il pubblica arrivi a rendersi conto che gli menti sistematicamente riguardo a qualcosa che gli sta a cuore, questo è fatale. Laura Poitras ha fatto esplodere la notizia su un giornale danese ed essa è stata pubblicata anche dall’Huffington Post nelle scorse settimane. L’Agenzia della Sicurezza degli Stati Uniti nel 2009 ha spiato i delegati al Vertice sul Clima e ha usato le informazioni ottenute per influenzare i negoziati a favore degli Stati Uniti (uno dei due maggiori inquinatori del mondo quanto al carbonio).

Alla fine, armato di quanto sapeva a proposito delle proposte dei leader del vertice, Obama ha aggirato la procedura dell’ONU e sostanzialmente ha sottoscritto una pace separata con un pugno di altri paesi sollecitando il mantenimento del riscaldamento globale entro i 3,4 gradi Fahrenheit (2 gradi Celsius) ma rifiutando di trasformare ciò in legge o di precisare alcun passo specifico per conseguire tale obiettivo.  Risulta ora chiaro che gli Stati Uniti e il mondo mancheranno tale obiettivo con un margine pesante, e probabilmente arriveremo a un aumento medio della temperatura superficiale di 9 gradi Fahrenheit, che potrebbe destabilizzare a tal punto il clima del pianeta da mettere a rischio la vita umana.

Questo comportamento a Copenhagen e dopo è coerente con la politica energetica di Obama del “tutto ciò premesso”, che è un disastro per la terra. Tale politica consente a Obama di elogiare un inesistente “carbone pulito”, di mostrare gioia perché gli USA producono più petrolio mediante la fratturazione idraulica, dannosa per l’ambiente, e di esprimere, come ha fatto nel discorso sullo Stato dell’Unione, la speranza di automobile alimentate a gas naturale.

Anche le sue lodi dei progressi dell’energia solare negli Stati Uniti sono state insincere, visto che gli Stati Uniti sono indietro, riguardo alle installazioni solari, rispetto ad altri paesi avanzati e il solare rappresenta meno dell’un per cento dell’elettricità generata a livello nazionale:

 

A suo merito, Obama sta in realtà tentando di usare l’EPA per forzare, più o meno, gli impianti a carbone a chiudere, poiché la maggior parte di essi violerebbe le leggi e i regolamenti USA sull’ambiente anche se non producesse una percentuale esagerata di inquinamento da anidride carbonica (cosa che fa). Ma in molti stati siamo oggi al punto in cui possono essere sostituiti con un investimento ragionevole (a livello pari o prossimo di parità di rete) da turbine eoliche o pannelli solari ed è così che andrebbero sostituiti. Non con gas naturale derivante da fratturazione che, a causa delle emissioni di metano dell’attività mineraria, può essere un male uguale, o peggiore, del carbone nell’emettere gas serra! Per inciso, nel 2013 le emissioni statunitensi di carbonio sono aumentate del 2%.

Non riesco a spiegare la retorica di Obama del “tutto ciò premesso” se non come pura politica. Immagino che affermi queste cose perché vuole i fondi elettorali delle industrie degli idrocarburi e i voti dei loro dipendenti. Oggi non ci serve qualcuno che esiti su questi problemi. Ci serve un leader. Ecco che cosa significa per gli USA passare dal generare annualmente 6 miliardi di tonnellate metriche di CO2 a 5 miliardi (il totale mondiale annuo è di 32 miliardi di tonnellate metriche): gli Stati Uniti erano in sovrappeso di 30 chili ed era stato detto loro che sarebbero morti se non avessero perso i 30 chili. Hanno perso 5 chili e la scadenza è dietro l’angolo. Non so se Obama sia meno che serio o se semplicemente non capisca che non abbiamo cinquant’anni per operare la transizione dell’abbandono della generazione di energia ad alto carbonio. Abbiamo più probabilmente quindici anni. Egli non sembra cogliere l’urgenza.

Viviamo in due decenni cruciali in cui le scelte che farà l’umanità plasmeranno in modo molto potente il nostro mondo e il mondo dei nostri nipoti. Abbiamo bisogno di leader che dicano apertamente che dobbiamo trovare modi per tenere sottoterra gli idrocarburi sporchi, quanto prima possibile. Un presidente al suo secondo mandato, privo di maggioranza alla Camera e che probabilmente perderà il Senato, è perfetto come leader simile. Non è in grado di far approvare leggi, ma può decidere la politica dell’EPA e può dire quello che vuole senza timore di rappresaglie dai contribuenti alla campagna elettorale.

La posizione di Obama sullo spionaggio della NSA mi rende molto sospettoso. Il fatto che abbia minato Copenhagen usando la sorveglianza è una schiacciante prova di colpevolezza. E la sua infatuazione per il gas naturale mi sgomenta a morte. In letteratura un “narratore inaffidabile” è uno che racconta la storia e che risulta essere, ad esempio, pazzo quando la si legge come vera. Sull’energia verde e l’ambiente, così come sulla sorveglianza, Obama è sempre più un narratore inaffidabile, per motivi che non sono trasparenti (e che sono perciò potenzialmente estremamente dannosi).

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