Nobel a Yunus, scoprire - e non idealizzare - il microcredito

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Il premio Nobel per la pace 2006 è stato assegnato a Muhammad Yunus e alla Grameen Bank, la 'banca del villaggio' che l'economista del Bangladesh ha fondato nel 1976 e che fornisce microcredito, vale a dire prestiti ai poveri per aiutarli a creare piccole attività. Nella motivazione, il comitato dei Nobel cita i "loro sforzi per creare uno sviluppo economico e sociale dal basso". "Ogni persona sulla Terra ha il potenziale e il diritto di vivere una vita rispettabile. Attraverso le culture e le civiltà, Yunus e la Banca Grameen hanno mostrato che persino il più povero dei poveri può lavorare per il proprio sviluppo" - nota il comitato.

La Grameen Bank, si è specializzata in prestiti da 25 a 100 dollari accordati a gruppi di donne nei villaggi e ha consentito di fornire a 12 milioni di persone, il 10% della popolazione del Bangladesh, le condizioni per avviare attività autonome. Il modello solidale di Yunus è stato esportato in una sessantina di paesi in via di sviluppo e applicato anche dalla Banca Mondiale e da altre organizzazioni. Creata nel 1976 come istituzione non governativa, la Grameen Bank ha ottenuto nel 1983 lo statuto di banca: oggi ha 1.084 filiali dove lavorano 12.500 persone. I clienti in 37mila villaggi sono 2 milioni e 100mila, per il 94 per cento donne. Il sistema non sembra essere in perdita: il 98 per cento dei prestiti viene restituito - riporta la banca.

Numerose le felicitazioni delle associazioni e del microcredito italiano. Unimondo e Fondazione Fontana ricordano l'intervento di Yunus nell'ambito della World Social Agenda a Civitas nel 2000. "Abbiamo cominciato in alcuni villaggi del Bangladesh 25 anni fa, ora siamo presenti in molti Paesi, facciamo prestiti a 2,4 milioni di persone, il 95% sono donne" - aveva esordito in quell'occasione Yunus. "Sono prestiti piccoli, dai 100 ai 200 dollari, che aiutano queste persone a cambiare la loro vita. Prestiti sulla parola, una stretta di mano e via". "La povertà non è stata creata dai poveri" - aveva tenuto a sottolineare davanti a una sala gremita Muhammad Yunus enunciando il suo "credo finanziario", articolato in pochi punti: "Il prestito è un diritto, se non lo capisce sarà difficile difendere anche gli altri diritti umani; in qualunque individuo vi è la capacità di affrancarsi dalla povertà se le istituzioni non negano questo diritto; possiamo sradicare la povertà se spingiamo queste istituzioni a prestare le risorse necessarie non a chi ha già, ma a chi non ha nulla; nei Paesi poveri sono le donne i veri motori dello sviluppo, che lavorano duro, sopportano il peso maggiore della povertà, è a loro che bisogna fare i prestiti".

L'Associazione Ong italiane esprime "grande apprezzamento" per l'assegnazione del Nobel al fondatore della Grameen Bank. "Ci felicitiamo per il Nobel per la Pace a Yunus - dichiara Sergio Marelli, presidente dell'Associazione ONG italiane - perché questo è un chiaro segnale di come lo sviluppo dei paesi poveri sia l'unica strada percorribile per assicurare la pace. La pace infatti dipende dal ristabilimento di condizioni di giustizia sociale e di rispetto dei diritti fondamentali per tutti, e il microcredito ha dimostrato di essere lo strumento giusto ed efficace per rompere il circolo dell'ingiustizia, non solo nel Sud del mondo". Marelli ricorda inoltre la necessità ai governi di "porre come questioni imprescindibili la cooperazione internazionale e lo sviluppo sostenibile del Sud per un futuro di pace".

Nel felicitarsi anche ActionAid sottolinea che "la miseria va combattuta agendo insieme ai poveri", ma che "il successo del microcredito non deve far dimenticare che il problema della povertà, per essere risolto, richiede anche importanti interventi strutturali a livello mondiale, ad esempio in termini di quantità e qualità degli aiuti e di regole del commercio internazionale".

Microfinanza evidenzia che "Yunus è un simbolo, ma la realtà del microcredito oggi è molto più ampia e forse questa è l'occasione di cominciare a scoprirlo". "Il Nobel a Muhammad Yunus è il riconoscimento di un lavoro sotterraneo che rivela la costruzione non solo di un sistema di microbanche, ma di una vera e propria economia da parte dei poveri del mondo" - afferma Giampietro Pizzo, neo-presidente di Microfinanza srl, organizzazione che lavora da anni sul microcredito con oltre 50 partner in Asia, Africa, America Latina e Est Europeo.

Qualche voce invita però a "non idealizzare" e a riflettere sul fatto che "il microcredito è diventato un'impresa grande e alcuni ritengono che si sia allontanato dalle intenzioni iniziali e abbia adottato una mentalità più capitalistica". Così un missionario del Pime a Dhaka commenta ad AsiaNews l'assegnazione del Nobel. "Il lavoro che ha fatto quest'uomo è rilevante perché ha cercato un approccio diverso e nuovo al problema della povertà, dando fiducia anche alle persone meno abbienti con un sistema che non è semplice beneficenza a fondo perduto, ma presta attenzione anche agli aspetti sociali". Ma il sacerdote invita a non idealizzare: "Il microcredito non risolve tutti i problemi dei Paesi poveri", come anche la stessa Giuria riconosce nella motivazione.

Critiche del resto non nuove che, proprio chi è impegnato da anni nel microcredito solleva da tempo. Se grazie al microcredito milioni di poveri, soprattutto donne, sono riusciti a uscire dal circolo vizioso della miseria - tanto che oggi viene proposto tanto agli abitanti del circolo polare quanto a quelli dei ghetti di Chicago o delle riserve indiane dell'Ovest americano - un tale successo ha suscitato l'interesse anche delle banche private, che avevano in un primo tempo ostentato diffidenza e ostilità. "Il microcredito e i suoi successi sono adesso un alibi per giustificare le evoluzioni dottrinali della Conferenza delle Nazioni unite per lo sviluppo (Unctad) la quale ritiene che l'aiuto pubblico debba lasciare il posto all'iniziativa privata" -notava il dossier di Unimondo. "Il microcredito come fonte di profitti è la grande scoperta di questi ultimi anni". Istituti specializzati nei prestiti ai poveri come il BancoSol in Bolivia, e KRep in Kenia, ostentano "tassi di rendimento superiori a quelli di alcuni fra i più grandi e migliori istituti bancari del mondo". Nelle Filippine, la Kaunlaran Agricultural Corporation ha ottenuto un profitto netto di 294.000 dollari con un portafoglio di crediti di 1,6 milioni - segnalava sempre il vecchio dossier di Unimondo.

E' necessario pertanto, utilizzando lo strumento del microcredito, definire specifiche regole nella realizzazione dei programmi di sviluppo economico: se non vi è una disciplina che dia indicazioni precise è tuttavia è oggi possibile classificare alcune metodologie di microcredito che possono dare un orientamento di carattere generale.

Resta il fatto che secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, l'80% della popolazione mondiale ottiene solo il 5,4% del credito erogato dal sistema bancario internazionale. L'esclusione finanziaria è presente anche nei paesi ricchi: secondo l'indagine sui bilanci delle famiglie di Banca d'Italia, in Italia oltre 2 milioni 900 mila famiglie, il 14,1% del totale, non accedono ai servizi bancari.

di Giorgio Beretta

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