Nigeria: liberati i 5 coreani, le ragioni della crisi

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Instabilità politica, mancanza di fondi, duplicazione di organismi amministrativi, progetti inefficaci, corruzione e incapacità dei pubblici ufficiali: sono solo alcuni dei fattori che hanno frustrato le aspettative degli abitanti del Delta del Niger, con la conseguenza che la regione è oggi una delle più turbolente del paese. La lunga e imbarazzante lista delle pecche e degli errori fatti nel Sud dall'amministrazione nigeriana è giunta dal direttore della Commissione finanziaria e amministrativa per lo sviluppo del Delta del Niger (Nddc), Timi Alaibe, che a Yanagoa, in occasione di una conferenza dell'associazione nazionale degli avvocati, ha presentato un suo rapporto di 64 pagine dal titolo 'Sfide per lo sviluppo del Delta del Niger'.

Per ironia della sorte l'intervento di Alaibe è comparso ieri sulle pagine della testata nazionale 'This Day' nelle stesse ore in cui un gruppo di miliziani del Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger (Mend) attaccava una postazione gaspetrolifera della 'Royal Dutch Shell' non lontano dalla città di Port Harcourt, nello stato meridionale del River, sequestrando 5 operai sudcoreani e uccidendo dieci uomini delle forze di sicurezza nigeriane.

Parlando alla conferenza, Alaibe ha detto che in passato tutte le agenzie create dal governo federale per affrontare i problemi della regione hanno fallito perché non è stato elaborato nessun piano regionale né progetti specifici per gestire i fattori di crisi. Il risultato è che il Delta del Niger - ha detto il direttore della Nddc, creata nel 2000 per volontà del presidente Olusegun Obasanjo - si è trasformato in una zona di guerra, contraddistinta da estrema povertà, disoccupazione, collasso delle infrastrutture, inquinamento, profonda diffidenza della popolazione locale sulle vere intenzioni dell'amministrazione, scarse capacità economiche.

Secondo i dati diffusi da Alaibe, più del 70% della popolazione vive al di sotto della linea di povertà, poiché, a parte l'industria gaspetrolifera, nessun altro settore produttivo è stato sfruttato, malgrado le grandi potenzialità dell'area che includono agricoltura, risorse minerarie e turismo. A dimostrare la pessima situazione economica, ha continuato l'alto funzionario governativo, c'è il paradosso che uno stato come Bayelsa, uno dei principali produttori di petrolio, non è connesso alla rete elettrica nazionale, così che gran parte delle sue zone costiere non hanno elettricità; altrove la distribuzione di energia elettrica è incostante e limitata, con serie conseguenze per lo sviluppo delle attività economiche. Infine "con oltre 40 gruppi etnici e 250 dialetti - ha concluso Alaibe - la povertà ha reso più acute le divisioni, e i rapporti tra comunità tendono a degenerare in conflitti con ognuno che reclama per se i benefici derivanti dai proventi del petrolio".

Intanto sono stati liberati ieri i cinque coreani rapiti durante un assalto a una piattaforma di estrazione del gas della società anglo-olandese 'Shell' nello Stato del Rivers, nella regione petrolifera del Delta del Niger: lo affermano gli stessi militanti armati che ieri li avevano sequestrati con un blitz costato la vita ad almeno 5 soldati. La notizia, non ancora confermata da fonti indipendenti, è stata diffusa via mail dal Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger (Mend), che ieri aveva rivendicato l'attacco insieme ad altri due gruppi locali - riuniti nella sigla finora sconosciuta di 'Consiglio rivoluzionario congiunto'.

I militanti chiedono da tempo - anche azioni di forza - una diversa distribuzione dei proventi del greggio, controllato interamente da società petrolifere straniere. Nel messaggio inviato nel pomeriggio ad alcune agenzie di stampa, il Mend sostiene che i coreani sono stati "affidati alle buone cure del senatore David Brigidi, su richiesta di Alhadji Dokubo Asari", il capo separatista incarcerato nei mesi scorsi, di cui il Mend ieri aveva chiesto la liberazione in cambio del rilascio dei cinque stranieri.

Dall'inizio dell'anno i militanti del Delta del Niger hanno ripetutamente attaccato impianti petroliferi e sequestrato il personale straniero delle multinazionali dell'oro nero: questa regione è considerata la "cassaforte naturale" del petrolio della Nigeria, che consente al paese di essere l'8° produttore al mondo e il primo dell'Africa sub-sahariana. Finora il Mend e altri gruppi locali sono riusciti a rallentare la produzione di greggio, che secondo alcune fonti sarebbe diminuita di circa il 20% dei 2,4 milioni di barili estratti ogni giorno. Dopo l'attacco alla piattaforma per il gas, ieri la Shell aveva deciso la sospensione dell'estrazione del gas, con una perdita stimata in due milioni di metri cubi al giorno.

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