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Sembra vi sia un’unica parola ad accomunare gran parte d’Italia nell’anno del suo anniversario: Nì. Né sì e né no. Un po’. Ciò accade sia in politica interna che estera. A destra ed a sinistra. Nì.

Il governo risponde Nì alla patrimoniale, al prelievo alla fonte ed al sciagurato condono (che molti italiani vorrebbero in privato dopo essersi scandalizzati in pubblico) e si presenta al G20 di Cannes con un foglio d’intenti. Poco più. Ma, se guardiamo al nostro specifico – politica estera – troviamo altrettanti pesanti Nì.

Iniziamo dall’Istituzione che dalla fine della seconda guerra mondiale ha sempre segnato il passo culturalmente: l’Unesco. La sua assemblea generale ha approvato l’adesione della Palestina. Francia e Cina, assieme a tutti i paesi arabi, hanno votato a favore mentre l’Italia con l’Inghilterra ha fatto spallucce: astensione. Non ha dato dispiacere allo zio Sam che ha annunciato per ritorsione il taglio della propria quota di finanziamento a motivo di una legge statuale che vieta di finanziare qualsiasi organizzazione che accetti la Palestina come soggetto a pieno titolo. Non è la prima volta. Come insegna il prof. Papisca (titolare di una cattedra Unesco in Diritti umani, democrazia e pace - Università di Padova) il mondo anglofono non è nuovo a questo tipo di ritorsioni alle organizzazioni internazionali ed in particolare nei confronti dell’Unesco. L’ultimo taglio dei fondi all’Unesco fu sotto amministrazione Reagan ed oggi, francamente, vedere una politica fotocopia ed impotente da parte di Obama fa male. Molto. Ah, dimenticavo. In cambio della sua astensione è stata riconfermata nel gruppo 1 del board. Questione di scambi.

Un altro Nì pesante è quello alla Tobin Tax. Francia e Germania sono i forti sostenitori. Si accodano Argentina e Brasile dopo aver conosciuto sulla propria pelle gli effetti della speculazione. Anche Bill Gates, nel suo rapporto sugli aiuti allo sviluppo, caldeggia la creazione della tassa ma, purtroppo, gli altri membri del Consiglio di sicurezza dicono No. L’Italia afferma il suo deciso ed irrevocabile Nì. Pur avendo intrapreso una strada possibilista in patria e nell’Unione Europea non è stata in grado di rafforzare il fronte del Sì nel G20. Noi, con il prof. Becchetti, siamo a riproporre la nostra tesi: se la finanza speculativa “inquina” ovvero crea esternalità negative (effetti negativi su terzi) deve essere tassata proprio come accade per le emissioni inquinanti. Punto. Più si tarda e peggio sarà.

Il terzo Nì grave (last but not least) è macchiato di sangue. Il ritardo delle sanzioni UE voluto dall'Italia contro il governo della Siria che reprime violentemente il proprio popolo costerà vite umane. Insomma, l’Italia dice “Sì alle sanzioni” ma un po’ più in là. Non subito. Tra 10 giorni; il 15 novembre. Sapete, vi sono alcuni contratti in scadenza e cosucce del genere. Secondo Ricken Patel, direttore esecutivo di Avaaz: “Diplomatici, esperti e cittadini sono sconcertati dall'insensato ostruzionismo italiano sulle sanzioni al petrolio siriano che, se applicate, potrebbero contribuire a mettere fine alla carneficina in Siria”. La polizia spara e la piazza protesta? Anche piazza affari ha le sue priorità.

Ma attenzione: la Siria è il nostro specchio. L’opposizione è divisa su tutto. L’ho potuto constatare di persona ad Istanbul ove tenta d’incontrarsi l’opposizione ad Assad. Come ci racconta Vita Lo Russo dalle colonne di lettera 43 per mesi hanno cercato di seguire l'esempio dei loro colleghi libici con la creazione di un Consiglio nazionale di transizione (Cnt). Tuttavia, i risultati raggiunti fin qua, fanno temere uno stallo. Un primo passo del governo ombra era stato ufficializzato a inizio settembre quando 94 rappresentanti dell'opposizione sottoscrissero ad Ankara il loro documento costitutivo. In occasione della prima riunione, che si tenne a Parigi, Burhan Ghalioun, professore di Sociologia politica alla Sorbona, fu nominato voce guida del gruppo del Cnt siriano.

Ghalioun, che si disse sorpreso per l'investitura, inviò un messaggio a tutte le forze dell'opposizione invitandole «a superare le divisioni interne e ad affrontare le sfide della rivoluzione», in nome della dignità e della libertà del Paese. La risposta? Liti su tutto. Sulle poltrone da assegnare alla diaspora ed agli interni del paese tra i 7 gruppi che secondo Al-Jazeera costituiscono l’opposizione.

Senti chi parla…direbbe qualcuno. Dalla TAV, agli inceneritori sino alle tassazioni per i nababbi o per tutti il centrosinistra italiano potrebbe sfoderare tutte le proprie contraddizioni. Ma prima che scappi il morto in piazza è inimmaginabile, data l’emergenza, lavorare sul terreno comune anziché su quello conteso? E’ possibile stilare un programma di dieci punti a partire dalle riforme a costo zero che si potrebbero fare da domani? Si riesce a dire una buona volta Sì Sì – No No? La rabbia dei cittadini contro i politici sale perché si nota un’incapacità/impossibilità a decidere, discernere, far sintesi, concludere. Insomma, di fare ciò per cui son pagati. Peraltro molto.

Fabio Pipinato

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