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Nessuna pozione magica contro la malnutrizione
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"Never heard of Plumpy'nut ?" - si chiedeva un giorno d'agosto 2005 il "New York Times", a proposito della catastrofe nutrizionale che ha colpito il Sahel. "Certo che sì!" ho risposto io. Era uno degli strumenti più utili e singolari che ho scoperto quando nel 2001 sono sbarcato nel Centro Nutrizionale Terapeutico di MSF a Basankusu, Repubblica Democratica del Congo. E l'anno dopo, è stato il filo d'Arianna che ci ha fatto salvare tante piccole vite in Angola. Un nome programmatico: "arachide che ingrassa" o "nocciolina grassoccia", con un rimando al potere nutritivo che sta anche nel suffisso "nut".
Ebbene: il nome mantiene le promesse! Se i bambini gravemente malnutriti ne mangiano da 2 a 4 sacchetti al giorno, regolarmente, dopo una settimana possono addirittura guadagnare tra i 500gr e il chilo di peso. E dopo 40 giorni e un centinaio di sacchetti possono dirsi fuori pericolo di morte, grazie alle 500 calorie contenute in un sacchetto morbido di carta argentata del peso di meno di 100 grammi, pieno di una pasta dolce e burrosa di arachidi arricchita con olio vegetale, latte in polvere, vitamine e minerali.
Certo il bambino deve essere in grado di masticare, quindi se troppo debole e malato, o incosciente, per i primi giorni bisogna tenerlo in vita alimentandolo con latte terapeutico tramite sondino naso-gastrico (si cerca il più possibile di evitare le perfusioni endovenose, perché in quelle condizioni è troppo alto il rischio di edema polmonare e scompenso cardiaco).
Il quotidiano francese "Liberation", ripreso dall'inglese "Independent", ha parlato di "pozione magica", ma si tratta semplicemente di una specie di Nutella senza cioccolata. E' facile da mangiare, anzi da succhiare: basta tagliare un angolo del sacchetto e il bambino si ci attacca e succhia. Ha un gusto familiare, che piace ai bambini africani. In Afghanistan, invece, non ha avuto lo stesso successo e quindi la stessa fortuna. Non ha bisogno di aggiunta di acqua, il che preserva da contaminazioni, e perciò può essere consegnato alle mamme da portare a casa, contrariamente al latte che va invece consumato per intero al Centro nutrizionale.
Può essere anche fabbricato localmente, sotto stretto controllo di qualità, e ciò potrebbe semplificare la logistica, e farlo entrare in trattamenti di routine. In questi casi il marchio che possiede il brevetto non rivendica diritti economici.
Ma non si tratta della "nuova arma" contro la malnutrizione, appunto non è una "pozione magica". Anche il produttore francese si difende da certa facile mistificazione.
Il "Plumpy-Nut" costituisce infatti una risposta estrema alla domanda di salvare vite in breve tempo. La questione è che all'utilizzo di cibi ipercalorici, arricchiti, supplementari appunto, non ci si dovrebbe arrivare. E' alla malnutrizione diffusa che non si dovrebbe arrivare, e prima ancora all'insicurezza alimentare di intere popolazioni. Ma qui il problema non è medico, è politico, e investe la logica di politiche di sviluppo che proteggono i mercati ma che vacillano ogni volta che sulla fragilità dei sistemi vengono a gravare turbative climatiche o biologiche, come la siccità e l'invasione delle cavallette, indicate come cause della crisi nutrizionale del 2005 in Sahel. Una logica delle politiche di sviluppo che va invertita e del cui fallimento i 150.000 bambini nigeriani bisognosi di Plumpy'nut sono lo spettro, che la solidarietà internazionale non può riuscire a neutralizzare.
Dal Plumpy-Nut all'Unimix: tutti gli alleati dei medici nella lotta alla malnutrizione!
Il normale trattamento in un Centro Nutrizionale Terapeutico prevede per 4-6 settimane, accanto alle cure mediche, un regime alimentare fondato su razioni di Plumpy'nut (fino a 4 sacchetti al d' a bambino, in base al peso e all'età) alternate a razioni di porridge a base di Unimix, una farina composta (all' 80% mais-cereali, al 20% soja-leguminose) arricchita in minerali e vitamine, precotta secondo un procedimento che rende la farina gelatinosa e meglio digeribile. Nell'Unimix non sono presenti né olio (che tende ad ossidare e riduce i tempi della conservazione) né zucchero (che cattura umidità quindi tende a far degradare prima la farina), i quali però in genere sono aggiunti in fase di preparazione delle razioni poco prima della consumazione.
La qualità dell'Unimix deve essere controllata al pari della qualità dei medicinali.
Un'altra farina arricchita precotta è la CSB (Corn Soja Blend), simile all'Unimix, che definisce un prodotto fabbricato in USA e donato a PAM e Unicef da USAID. I programmi nutrizionali MSF la utilizzano, quando disponibile, con le stesse modalità dell'Unimix.
di Gianfranco De Maio
Responsabile medico di MSF-Italia