Napoli, l'acqua rimanga bene pubblico

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Nessuna trattiva sulla privatizzazione dell'acqua. Questo messaggio arriva chiaro anche dai Comitati civici dell'ATO3 (Ambito Territoriale Ottimale) vesuvianosarnese, che hanno preso coscienza dell'avanzato stato di privatizzazione avviato già da alcuni anni dall'ente d'ambito. " I nostri amministratori unici responsabili degli sprechi e delle pessime condizioni in cui versa tutto il sistema idrico regionale e invece di preoccuparsi di garantirci una buona qualità dell'acqua, invece di puntare ad abbassare le tariffe già salate, hanno messo l'acqua, che è un bene di tutti, nelle mani di poche società multinazionali il cui obiettivo è fare soldi sulla nostra sete. Lo hanno fatto di nascosto come di nascosto hanno venduto il 30 dicembre 2004 le fonti d'acqua della nostra regione alla multinazionale ENI Acqua, oggi Acqua Campania s.p.a." Questa pressione si aggiunge a quella sistematica dei Comitati dell'ATO 2 Napoli-Caserta verso le cariche istituzionali e le forze politiche affinchè prendano una chiara posizione per mantenere l'acqua pubblica e ritirino la delibera dei Comuni del 23 novembre 2004 con la quale si è privatizzato l'acqua pubblica. Un richiamo diretto va al Sindaco di Napoli Iervolino visto che il valore della partecipazione del Comune del Napoli nell'ambito dell'assemblea è pari al 38%.

Dopo il caso di censura nei confronti di Padre Alex Zanotelli, Beppe Grillo e dei Comitati Civici dell'acqua successo a Napoli durante la 'Notte Bianca', il Comitato Italiano per un Contratto Mondiale dell'Acqua esprime la sua profonda indignazione e preoccupazione. "Eventi di censura di questo tipo sono inaccettabili se si vuole recuperare la partecipazione dei cittadini rispetto alla politica e più in generare rispetto alle politiche di gestione e di governo delle città e dei beni comuni. Impedendo loro e di parlare si è voluto mettere il bavaglio a tutto il Movimento dell'acqua e alla Società civile" scrivono il presidente Emilio Molinari e segretario Rosario Lembo. "E' inaccettabile che forze politiche che hanno fatto della censura della "libertà di pensiero" una battaglia di prima linea in questi anni, la praticano a loro volta attraverso i loro Amministratori ed eletti locali". Come è possibile per gli Amministratori del centro-sinistra usare "la partecipazione" come una parola magica da sbandierare nei convegni, nelle leggi e nelle direttive, mentre poi nella realtà, ed a livello di vertenze territoriali, mille segnali ci parlano di arroganza decisionista, di pesanti censure, di indifferenza alla domanda di informazione e partecipazione reale rispetto alle richieste ed istanze espresse dai cittadini rispetto a scelte politiche su beni e servizi di pubblica interesse.

Una forte presa di posizione del Comitato Italiano per un Contratto Mondiale dell'Acqua che termina sottolineando le parole di Beppe Grillo: "se c'è l' idea di far passare sotto silenzio questa storia della privatizzazione dell'acqua, se la dovranno vedere con noi cittadini ". L'auspicio del Comitato è quello che da questo numero crescenti di eventi, si mettano in moto altri cittadini e altri artisti, uomini di cultura e di fede, e che i privatizzatori e gli eletti siano costretti a confrontarsi con questa massa crescente di cittadini che rivendicano una partecipazione attiva rispetto ai processi decisionali sui modelli di gestione di beni comuni.

Anche dal Vaticano arriva l'appello a mantere l'acqua un bene pubblico. "Tra le principali emergenze di oggi c'è la tendenza a privatizzare l'acqua" ha sottolineato alla Radio Vaticana monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze che ha promosso un seminario sull'acqua come bene primario, simbolo e misura di equità sociale. "Naturalmente, se le risorse idriche vengono privatizzate, sarà poi molto difficile che gli stati possano in qualche modo occuparsi della distribuzione dell'acqua. Come diceva già Paolo VI, tutti i beni della Terra hanno una destinazione universale, cioè sono 'per tutti gli uomini', e in questo caso per tutte le specie viventi. Quindi, con la questione di trovare l'acqua potabile e di capire come conservarla, c'è il problema di sapere come distribuirla: il problema della distribuzione. E naturalmente, se viene privatizzata non è facile la distribuzione."

Intanto dalle colonne del quotidiano "Il Riformista" di venerdì 11 novembre parte l'accusa verso i Comitati per l'acqua come bene comune di una "battaglia ideale senza senso". Pronta la risposta di Marco Emanuele del Contratto sull'Acqua che precisa che una gestione pubblica del ciclo integrato delle acque deve rispondere ad alcuni requisiti fondamentali tra cui l'efficienza che dovrà essere supportata in gran parte dalle collettività locali con opzioni di fiscalità generale. "Di contro la privatizzazione della gestione , che è una scelta politica più che una necessità, comporterebbe logiche di "prezzo" e non di costo, scaricandole direttamente in tariffa, a sostenere una gestione che è prioritariamente competitiva". Nel caso di Napoli ciò che viene proposto in termini di gestione pubblico privata per l'ATO Napoli 2 (60% di capitale pubblico), prevede comunque la totale privatizzazione della gestione stessa entro pochi mesi dall'affidamento; quindi, con buona pace del giornalista, non si tratta di "parziale privatizzazione". 'A dir poco inacettabile definire il "caso Napoli" una battaglia ideale senza senso; piuttosto, si tratta di una e propria sfida di civiltà' conclude Marco Emanuele. [AT]

Altre fonti: Comitato italiano per il Contratto mondiale sull'Acqua, Associazione progetto STRATEGIE

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