Myanmar, “nell’area dei Karen bombardamenti costanti”

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Foto: Unsplash.com

di Alessandro De Pascale

“I bombardamenti oltre confine sono ormai costanti, li sentiamo continuamente a circa mezz’ora da dove ci troviamo”. A parlare è Alessio Crippa, un missionario saveriano italiano referente del centro educativo per minori Xavier House, situato a Tak, lungo il confine Myanmar-Thailandia a sud di Mae Sot, a ridosso del territorio birmano controllato dai Karen. Il progetto messo in piedi dalla Caritas è finalizzato a sostenere l’istruzione, con attività che comprendono l’insegnamento delle lingue (thailandese, inglese e karen), lavori manuali e momenti di formazione su tematiche come la pace, la giustizia e il rispetto dell’ambiente, ritenuti fondamentali per la crescita umana dei ragazzi.

Padre Crippa, tra i minori che accogliete ci sono anche figli di guerriglieri?

A questa domanda non posso rispondere. Quello che posso dire è che accogliamo figli di persone che non sono sul territorio thailandese da molto tempo: gente che ha attraversato il confine per diverse ragioni, tra cui il conflitto in corso, costruendosi qui una casa di fortuna, di solito abitazioni in bambù, ma che non può seguire questi minori.

E quante persone accogliete?

In questo momento ci sono 64 ragazzi, tra bambini e bambine. Hanno tra i 6 e i 15 anni, più qualche ragazzo che tra qualche mese compirà 16 anni, ma non abbiamo posto limiti, a seconda delle necessità capiamo cosa possiamo fare. Restano sempre con noi e cerchiamo di assicuragli i servizi di base, quali istruzione e sanità.

Qual è attualmente la situazione oltre confine?

Sono aree in mano sempre di più in mano ai ribelli. Tre settimane fa i Karen hanno conquistato due importanti postazioni dei militari governativi. Qui da noi i lealisti controllano ormai soltanto un paio di aree e sono in corso combattimenti per cercare di mandarli via. Ecco perché la giunta bombarda costantemente e in maniera sempre più intensa. Se quelle posizioni verranno conquistate dai Karen o i militari governativi si ritireranno l’intera zona sarà in mano alla guerriglia.

Il numero delle persone che attraversa il confine in fuga dagli scontri è in aumento?

Sì, anche perché il conflitto infuria. È una zona in cui in teoria non abbiamo accesso, ma senza fare troppo rumore riusciamo ad aiutare, perché di fatto c’è la possibilità di andare. Il numero di birmani che cerca in qualche modo di costruirsi un’abitazione sul territorio tailandese è in crescita. I genitori dei nostri ragazzi negli anni scorsi vivevano in villaggi situati più o meno nel raggio di un’ora all’interno del Myanmar. Ci sono degli orfani, c’è qualcuno con il padre che ha perso una gamba saltando su una mina e quindi ora non può più lavorare o ragazzi che si trovano sul territorio tailandese in una situazione di bisogno per tanti motivi. Ma di più non posso dire...

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