Myanmar, il governo libera 7mila detenuti, ma ben pochi sono prigionieri politici

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Il governo birmano ha liberato oggi 6.996 prigionieri, garantendo loro l’amnistia presidenziale. Lo ha annunciato Ye Hut, Ministro dell’informazione, che però non ha riferito quanti dei detenuti rilasciati siano prigionieri di coscienza. Una nota pubblicata sul sito internet del ministero riporta che l’amnistia è stata concessa “per ottenere stabilità e pace duratura nello Stato, per la riconciliazione nazionale sul piano umanitario e per permettere loro [ai liberati ndr] di prendere parte alla vita politica”.

Il messaggio del Ministero rivela che 210 dei detenuti sono stranieri. L’agenzia di stampa cinese Xinhua afferma che nella lista sono compresi 155 cittadini della Repubblica Popolare, arrestati per disboscamento illegale. Pochi giorni fa, invece, 153 cinesi sono stati condannati all’ergastolo con la stessa accusa.

Ye Hut ha aggiunto che i prigionieri birmani sono stati liberati “con l’obbiettivo di farne cittadini che capiscano la benevolenza dello Stato”. L’amnistia decisa in queste ore è solo l'ultimo di una dozzina di provvedimenti attuati dal governo riformista e semi-civile birmano, dall’ascesa al potere nel marzo 2011. Da quando il presidente Thain Sein ha preso il comando, migliaia di prigionieri sono stati rilasciati con la promessa che tutti i detenuti politici sarebbero usciti di prigione entro il 2013. Promessa che non è stata mantenuta.

Secondo i dati dell’Assistance Association for Political Prisoners (Aapp) – fra i più importanti gruppi della dissidenza in Myanmar a operare in favore dei detenuti politici – sono 169 i prigionieri di coscienza reclusi in Myanmar, a cui bisogna aggiungere 446 attivisti che aspettano un processo per attività politica, studenti scesi in piazza e attivisti per i diritti dei contadini. In questi mesi, che precedono le elezioni generali del 9 novembre prossimo, molti attivisti e parlamentari hanno subito minacce o denunce, aumentando i sospetti che il governo voglia ridurre al silenzio l’opposizione.

Parlando all’agenzia locale The Irrawaddy, il direttore di Aapp, Bo Kyi, ha detto di non aspettarsi che tra i liberati di oggi ci siano molti detenuti politici: “Possono essere nella lista forse 40 o 50 prigionieri di coscienza che stanno scontando pene brevi, ma noi dell’Aapp non abbiamo avuto informazioni in anticipo circa l’amnistia, quindi non possiamo confermare il numero. Quelli che sono ora a processo – conclude l’attivista – non possono essere liberati”.

Da Asianews.it

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