Multinazionali: ammenda record a Halliburton e KBR per corruzione in Nigeria

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La società americana di ingegneria, costruzioni e servizi 'Kellogg, Brown & Root' (KBR) e la sua ex controllante Halliburton hanno patteggiato per la cifra record di 579 milioni di dollari dichiarandosi colpevoli di aver corrotto esponenti del governo nigeriano, tra il 1995 e il 2004, in relazione ad una commessa da sei miliardi di dollari, per la costruzione di un impianto di liquefazione di gas naturale, a Bonny Island, in Nigeria - riporta una nota dellla Crbm. Le due compagnie hanno così risolto la causa civile e penale mossa nei loro confronti dal Dipartimento di Giustizia Usa e dalla Securities and Exchange Commission (la SEC, ovvero l’equivalente della nostra CONSOB) per violazione del Foreign Corrupt Practices Act. Nel periodo interessato dall’indagine, la Halliburton controllava interamente la Kellogg, Brown & Root e alla sua guida c’era Dick Cheney, l’ex vice-presidente degli Stati Uniti.

L’impianto "Bonny Island LNG" è il più grande progetto petrolifero in costruzione in Nigeria, al quale partecipa anche l’Agip, è un ambizioso progetto di liquefazione del gas naturale del costo di 3,8 miliardi di dollari e situato nella località di Finima, nel Rivers State del Delta del Niger. Un progetto finanziato nel novembre del 1995, con una mossa duramente criticata dalle organizzazioni di difesa dei diritti umani perché avviato subito dopo l’esecuzione di Ken Saro-Wiwa, leader del popolo Ogoni e di altri sette attivisti che avevano lottato contro l’invasione delle multinazionali del petrolio in Nigeria e denunciato la corruzione e i disastri ambientali ad esse collegati.

Il Bonny Island LNG, gestito dal Nigerian Liquefied Natural Gas Co. (NLNG) è il più grande progetto africano con sostegno del settore privato e l’investimento più grande mai realizzato in Nigeria. L’opera è stata in discussione per 15 anni e la sua realizzazione è stata rinviata molte volte a causa della mancanza di supporto delle agenzie di credito all’esportazione e delle banche multilaterali di sviluppo. L’International Finance Corporation del Gruppo della Banca mondiale nel 1995 aveva ritirato l’offerta di partecipare al pacchetto azionario per il 2% e di concedere crediti per 300 milioni di dollari dopo che il governo militare aveva ucciso gli attivisti Ogoni. Però un credito per 363,4 milioni di dollari è lo stesso stato messo a disposizione da banche locali e internazionali. In precedenza un altro membro del consorzio costruttore, la tedesca Siemens, aveva patteggiato per la cifra record di 800 milioni di dollari. Attiva a Bonny Island è anche l’Agip, società del gruppo Eni.

"Non è certo il primo caso documentato di corruzione in Nigeria, uno dei paesi peggio piazzati nella classifica mondiale di Transparency international" - commenta Enzo Mangini su 'Carta'. I casi di corruzione riguardano soprattutto due settori: l’industria petrolifera e le forze armate nigeriane. "Dopo questo scandalo suonano ancora più sinistre le parole pronunciate dal ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ad Abuja, capitale federale della Nigeria, dove il ministro era in visita fino a ieri. Frattini ha incontrato, nell’ordine, il ministro per la regione del Delta, quello della difesa e quello del petrolio, prima di vedere il vice presidente federale Goodluck Jonathan e il ministro degli esteri nigeriano.

"Segno evidente che l’interesse italiano verso la Nigeria si appunta su due elementi, tra loro collegati - prosegue Mangini. Il primo è il petrolio del Delta, dove l’Eni è presente in modo massiccio fin dagli anni sessanta. Frattini ha detto che le attività della multinazionale italiana nel Delta sono addirittura un «modello di sviluppo ecocompatibile e umanamente qualitativo».

Il secondo elemento è che la Nigeria potrebbe diventare un ottimo cliente per l’industria bellica italiana. Il Delta del Niger, dove l’Eni pratica il suo «modello», è infatti attraversato da un conflitto che oppone i gruppi armati delle popolazioni locali al governo federale e all’esercito. Una situazione ideale per «piazzare» alcuni prodotti del made in Italy militare. Frattini ha infatti detto, nella sua visita ad Abuja, che la Nigeria potrebbe essere interessata a veicoli terrestri, elicotteri, aerei leggeri e navi da pattugliamento da usare nel Delta.

L’offerta di cooperazione militare di Frattini ha scatenato la reazione del principale gruppo armato del Delta, il Movimento di emancipazione del Delta (Mend), che in un comunicato ha minacciato di colpire gli interessi italiani: «L’Agip sia avvisata che il suo governo, con le sue azioni, ha esposto a un grave rischio le imprese e i lavoratori italiani». Negli ultimi due anni le azioni armate del Mend e di altri gruppi hanno costretto le imprese multinazionali a tagliare di un quinto la produzione di greggio dai giacimenti nigeriani" - conclude Mangini. [GB]

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