Mst: "Sappiamo sognare e organizzare il sogno"

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In apertura del WSF, Mercel Mazoyer, professore dell'Istituto nazionale di Agronomia di Parigi, aveva richiamato l'attenzione sui principali problemi che si trovano ad affrontare gli agricoltori in epoca di globalizzazione. Del miliardo e trecentomila agricoltori che si stima ci siano nel mondo, solo 28 milioni sono parte di un modello meccanizzato di agricoltura: "Il modello che si vorrebbe egemonico è di fatto minoritario rispetto alla popolazione agricola e il potere è concentrato nelle mani di pochi. Non vi è dubbio che la sicurezza e la sovranità alimentare siano fondamentali per le nazioni così come é fondamentale la comunicazione fra agricoltori. Gli agricoltori francesi hanno bisogno di conoscere la storia degli agricoltori latinoamericani per rafforzarsi vicendevolmente: è di questa globalizzazione che c'è bisogno".

"Il WSF si é dimostrato un'ottima occasione per incontrare i movimenti contadini di altre parti del mondo e capire insieme i problemi dei piccoli agricoltori, quelli che non possono contare sui sussidi dell'Unione Europea" conferma Moacir Piccolotto membro della cooperativa del movimento dei Sem Terra di 28 famiglie che dal gennaio 1991 ha ottenuto di poter occupare e lavorare 850 ettari di terreno a Charqueadas, 56 km da Porto Alegre. I Sem Terra hanno organizzato diverse iniziative all'interno del WSF e visite guidate a vari "assentamentos". Il movimento è riuscito a restituire la terra a 350.000 famiglie per un totale di circa 10 milioni di ettari. Ma si stimano in 4 milioni le famiglie di piccoli agricoltori e disoccupati che attendono un pezzo di terra che permetta la sopravvivenza. Nonostante nel 1988 la riforma agraria sia stata inserita nella costituzione della repubblica, i Sem Terra denunciano come sia rimasta lettera morta e che negli ultimi sei anni 800.000 famiglie hanno dovuto abbandonare la terra a causa delle politiche del governo. Anche gli istituti di assicurazione degli agricoltori sono stati privatizzati peggiorando di fatto le condizioni generali di accesso a condizioni minime di garanzia.

Continua Piccolotto: "In molte regioni gli agricoltori sono il 20% della popolazione, ma il governo vorrebbe ridurre la loro percentuale al 5%: cercano di costringere 13 milioni di persone ad abbandonare le campagne, riducendo per il 2005 a sole 600.000 il numero delle proprietá. E questo nonostante siano già oltre 100.000 le famiglie accampate oggi, cioè quelle che hanno compiuto il primo passo per vedersi riconosciuto un pezzo di terra, un passo duro che nel caso della nostra cooperativa ha voluto dire dover vivere per anni fra sgomberi e violenze. Per fortuna il governo del PT nello stato di Rio Grande do Sul ha reso le cose più facili e nonostante sia competenza del governo federale, il governo di Rio Grande do Sul si é già impegnato a creare "assentamentos" per 10.000 famiglie: qui la polizia ormai viene per proteggere chi si insedia.

Ma la lotta continua a livello nazionale per l'attuazione della riforma agraria e per ottenere crediti giusti, essenziali a chi deve partire da zero con le occupazioni e comunque vitali per la sopravvivenza anche di cooperative che come la nostra hanno dieci anni di esperienza e oggi contano su macchinari, attività agroindustriali e sono in grado di aprire supermarket per la distribuzione diretta dei prodotti. Non va dimenticato che nel nostro settore il prezzo di un prodotto chiave come il riso può abbassarsi, come è successo negli ultimi 12 mesi da 22 reales a 12 reales al sacco. Le nostre entrate diminuiscono in un solo colpo del 40% mentre il tasso di interesse sui crediti si aggira intorno al 16%. E bisogna considerare che anche l'ultima istituzione a concedere crediti ai contadini, il Banco do Brasil è minacciato di privatizzazione. Dobbiamo continuare nelle pressioni sul governo federale per la concessione di crediti giusti e cominciare a creare cooperative di credito".

Su un muro della sala comune campeggia il ritratto di Che Guevara. Sulla parete di fronte si può leggere "I sogni spaventano chi detiene il potere. Noi siamo unomini e donne in grado di sognare e di organizzare il sogno".

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