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Msf: grave crisi umanitaria e clima di terrore nel nord-est della R.d.Congo
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Da quasi un anno gli abitanti del distretto di Haut-Uélè, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo (RDC), vivono nel terrore e nel mezzo di una grave crisi umanitaria per il perdurare del conflitto tra i ribelli ugandesi dell’LRA (Lord’s Resistance Army) contro le forze armate congolesi. Lo riporta Medici senza Frontiere (MSF) che descrive una popolazione "intrappolata in una regione distrutta da ondate di violenza" dove si stima siano circa 250mila gli sfollati. "Migliaia di persone vivono nella foresta, con cibo insufficiente e poca assistenza medica e nella maggior parte dei casi le organizzazioni umanitarie non riescono a raggiungerli. Anche per gli sfollati che sono riusciti a insediarsi in zone più sicure, gli aiuti sono stati finora comunque insufficienti. Il sistema sanitario è stato distrutto e la maggior parte delle attività mediche sospesa per mancanza di sicurezza" - denuncia MSF.
Anche l'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati (UNHCR) denuncia che il gruppo ribelle ugandese ‘Lord’s Resistance Army’ (LRA) continua a provocare distruzioni su vasta scala, costringendo i civili a fuggire verso l'est del paese. "Solo nelle ultime tre settimane, almeno 125mila persone hanno dovuto abbandonato i villaggi nel territorio di Haut Uele, nella Provincia Orientale" - riporta un comunicato dell'UNHCR. Dal settembre del 2008, circa 540mila civili congolesi si sono trasferiti nella Provincia Orientale per sfuggire ai violenti attacchi dell'LRA.
In un'intervista la coordinatrice dei progetti di MSF, Katharine Derderian, che è appena rientrata dal distretto di Haut-Uélè, descrive il clima di terrore che regna tra gli abitanti della zona. "Dal settembre scorso i ribelli dell’LRA provenienti dal vicino Uganda hanno sferrato attacchi estremamente violenti contro i civili nelle province di Haut-Uélè e Bas-Uélè, nella zona nord orientale della RDC. La situazione è peggiorata a marzo, quando i paesi della regione hanno lanciato un’offensiva militare contro l’LRA. Oggi, molte regioni nel nord della RDC, nel Sud Sudan e nella Repubblica Centrafricana sono interessate dal conflitto. Le ondate di violenza contro i civili continuano e le organizzazioni umanitarie hanno difficoltà ad accedere nella zona a causa dell’alto livello di insicurezza. Ciò che si sta verificando nella zona nord orientale della RDC e nel Sud Sudan è una vera e propria crisi dimenticata" - afferma l'operatrice umanitaria.
"Gli standard di vita degli sfollati - prosegue Derderian - sono ai limiti della sussistenza, ma ho visto molta solidarietà tra i residenti e gli sfollati. Il problema è che ora le condizioni di vita stanno peggiorando per tutti, non solo per gli sfollati ma anche per gli abitanti del villaggio. A causa della scarsa presenza di organizzazioni umanitarie, le popolazioni locli stanno facendo il possibile, cercando di ospitare gli sfollati, dando cibo e vestiti, a volte pur parlando una lingua completamente diversa".
Di fatto - spiega l'operatrice di MSF - "gli sfollati hanno cercato di rientrare a casa, ma si tratta di una minoranza ristretta. Ciò che trovano al loro ritorno spesso impedisce loro di restare: le case incendiate, i loro beni rubati e molta insicurezza. La maggior parte degli sfollati è terrorizzata, preferisce stare in città o nei campi, si sente più al sicura se si trova in gruppo. Quando il cibo scarseggia, alcuni cercano di tornare nei propri campi per sopravvivere, ma il precedente raccolto di marzo-aprile è andato perso. La maggior parte degli sfollati non è riuscita a seminare per il prossimo raccolto a causa del clima di insicurezza e terrore".
"La profonda insicurezza e la scarsa agibilità delle strade in questa zona rendono gli interventi molto difficili. MSF è costretta a spostarsi soprattutto in aereo. Oggi l’assistenza umanitaria non riesce a rispondere alle esigenze dei civili, sia che si tratti di sfollati che di residenti locali. Per questo motivo continuiamo a chiedere alle altre organizzazioni umanitarie di venire e stabilire una presenza stabile sia nell’Haut-Uélè che nel Bas-Uélè" - conclude spiega l'operatrice di MSF. Nella regione operano numerose equipe di Medici Senza Frontiere (MSF) che forniscono assistenza d’urgenza e servizi medici gratuiti, compreso un progetto nella città di Dungu dove dei 45mila abitanti circa la metà è sfollata a causa della violenza. [GB]