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Molta Tivù, poca cultura: mezzi di comunicazione, nuove tecnologie e divario digitale
Notizie
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L'audience e la pubblicità sono gli strumenti in mano a pochi padroni dell'informazione. Gli spazi culturali nelle televisioni nazionali riguardanti le "global issues" si riducono proporzionalmente con il ridursi del "servizio pubblico". Le nuove tecnologie da un lato hanno permesso il broadcasting di contenuti poco diffusi dai media tradizionali e dall'altro hanno creato un divario digito-culturale che va colmato con una nuova alfabetizzazione.
Relatori
Achille Ardigò, Università di Bologna, "La comunicazione contro la globalizzazione selvaggia, per una globalizzazione sostenibile"
Larry Kirkman, Presidente Benton Foundation, Washington
Relazioni ad invito
Peter Armstrong, Direttore OneWorld International, Londra, "Colmare il divario digitale"
Elserino Piol, Omnitel, "New Economy, Social Economy: le tecnologie al servizio del sociale"
Gianni Bellisario, "Un mondo a colori", RAI, "Spazio e voce alle culture che si incontrano"
Silvestro Montanaro, "C'era una volta", RAI, "Quando i Sud del mondo si raccontano"
Roberto Loro, Direttore Marketing Cybernet Italia SpA, Trento, "Il webcasting della solidarietà"
Larry Kirkman (Presidente Benton Fundation, Washington)
La missione della Benton Fundation è l'interesse pubblico. Puntiamo alla partecipazione maggiore e informata. Cerchiamo di capire i nuovi mezzi,. Soprattutto quelli digitali. Non c'è una formula perché questi mezzi vengano incontro alle esigenze dell'uomo.
Mi vengono in mente le parole di uno storico dei programmi americani: "Cerchiamo di fare domande inimmaginabili e aspettiamoci risposte nuove".
Il progetto che illustrerò si basa sulla distinzione : i media possono educarci e formarci, possono essere una tribuna di visioni indipendenti, possono catalizzare dibattiti è per la risoluzione di problemi sociali, creare un senso di comunità.
Internet che sarà: tre risposte.
Uno spazio di acquisti,
una televisione,
una ONG con un altro nome.
E' certo che questi motori commerciali non hanno portato ordine nell'informazione. I portali commerciali sono sempre più numerosi e danno ai cittadini informazioni, ma non facilitano l'accesso alle conoscenze.
Per questi gruppi di campagne sociali, di intervento sociale serve spazio maggiore. Altrimenti sarebbe il fallimento del Web, che perderebbe la condizione di forum.
Ogni centro politico ha il suo sito Web, forse in futuro ogni candidato. Però negli Usa abbiamo visto che nonostante questo dare voce ai vari gruppo, è difficile che possano coprire tutte le esigenze di una vera politica comporta..
La capacità di Internet di mettere in rete i vari partner potrà risolvere le incoerenze. C'è un atteggiamento passivo dei cittadini di fronte a Internet.
La democrazia dovrebbe essere possibile. Ma finora le organizzazioni hanno utilizzato il Web per passare il materiale già pubblicato su carta. C'è ancora un lungo percorso da fare e potenzialità da esplorare. I portali come OneWorld possono dare voce a più voci, allargare lo spettro delle voce, anche a quelle non rappresentate.
Il Web ha già provato la propria capacità come mezzo per comperare ad esempio un biglietto aereo. Ma non nel sociale. C'è molto appetito di informazione sociale su Internet.
I due cofondatori di OneWorld Anuradha Vittachi e Peter Armstrong di OneWorld sono con noi stasera.
OneWorld realizza e persegue l'obiettivo di conferire valore alle opinioni dei non ascoltati, e un contenuto che ha ancora non capito nel contesto digitale. Un nuovo tipo di centro di conoscenza distribuita. E' giunto il momento di creare questi centri di informazione distribuita. OneWorld è pronto ad assumere una dimensione di scala con altre organizzazioni che vogliono fare informazione sociale. Internet può aiutare la democrazia sociale.
Peter Armstrong (Direttore OneWorld International)
Voglio iniziare con una citazione sull'importanza dei diritti umani. "Un diritto violato in ogni parte del mondo viene sentito ovunque". E' stato detto nel 1785 da Emanuele Kant. Questo concetto dei diritti umani in senso lato (non solo diritti civili) come influisce nel nostro mondo? Ho lavorato 20 anni alla BBC. Negli anni 70 era entusiasmante lavorare su questi temi. Da allora è diventato sempre più difficile lavorare su questi tempi anche nella tv pubblica. La commercializzazione, i costi, pochi padroni delle tv⅀ Alla fine, la tv è diventata in mezzo passivo. Seduti sul divano assorbiamo in modo passivo.15 anni fa abbiamo cominciato a sperimentare nuove forme di comunicazione, siamo arrivati a Internet. E' un mezzo poco costoso, il pubblico è globale, la comunicazione non è a senso unico. E' un mezzo da sogno per le Ong è perfetto, ha l'immediatezza della comunicazione. Ha permesso di lanciare le campagne globali, di sviluppare le forze sociali che abbiamo visto a Seattle e Washington.
Nel 1995 siamo partiti con OW.
OW comincia dal basso i nuovi attori sono le voci dal basso. I poveri. Il primo passo: molte organizzazioni (ad es. in India la campagna Namada Damm) hanno siti Web. Ma sono persi nel cyberspazio. OneWorld porta in copertina anche il piccolo sito della Namada Damm. Non lo portiamo al pubblico della tv, ma è un pubblico, globale. 750 partner, attualmente.
Otto centri, che lavorano in 6 lingue. Civitas lavora per creare una rete. OW è una rete virtuale del sociale.
Fare rete è un modo per trovare altre persone, che lavorano sulle stesse tematiche⅀ E' una partnership globale. OneWorld è anche un portale e un motore di ricerca. Perché un portale? Perché Internet è organizzato per organizzazioni, non per temi. Se vai in biblioteca e chiedi un libro sui fiumi, ti dicono ma chi è l'editore? Se usi un motore di ricerca commerciale, scopri che analizza il 20 per cento del Web. Se cerchi per esempio debito su Altavista, ti escono un milione di siti. E trovi mutui e debito di sonno.
Come OneWorld siamo esperti di nulla. Siamo degli "intermediari". OneWorld è un punto di partenza. Come può OW collaborare con voi. Prendiamo Unimondo. Molti di voi appartengono a organizzazioni che appartengono a Unimondo. Avete la visibilità. Se siete specialisti, avete la sezione "Think tank", il pensatoio. Molti esperti lavorano insieme. C'è un aiuto on line.
La costruzione della capacità è un altro tema. Con i centri locali condividiamo le risorse. C'è il software. Con 4 passi potrete creare il vostro sito Web.
E gli individui? Come mi può aiutare.. Il volontariato, ad esempio. Si può scoprire cosa c'è in offerta, anche come posti di lavoro. E il commercio. Per noi e-commerce significa commercio etico. Stiamo riunendo chi fa commercio etico. E c'è lo spazio per i bambini.
Si può collegare il vecchio con il nuovo. Ad es. c'è OneWorld tv. Purtroppo moltissimi in tutto il mondo non possono vederlo. Non hanno i mezzi. Allora c'è il servizio radio: programmi che possono essere pescati in rete e ritrasmessi nelle radio comunitarie, ad es.
Sta per avere luogo il matrimonio tra il vecchio e il nuovo. IL mio consiglio è sostenete Unimondo.
Anuradha Vittachi (Presidente OneWorld International)
Hanno già detto tutto. Sottolineo un punto. Tutta questa informazione di cui ha parlato Armstrong, il XX secolo è stato inondato dall'informazione. Eppure è stato un secolo di grosse sofferenze e di grosse tragedie. La mia domanda è: come possono essere concepiti in modo diverso l'informazione e la conoscenza. L'informazione è potere. Cosa controbilancia il potere? La compassione. Non sono parole che compaiono spesso in conferenze su Internet. Noi che lavoriamo per il sociale non saremo quei se non lavorassimo per amore. Il potere e l'informazione non sono sufficienti per il cambiamento, a meno che non siano controbilanciati da principi sociali. Negli anni 60 Kitti Genovese a NY fu pugnalata e violentata.38 persone per mezz'ora la sentirono urlare. E nessuno fece niente. Non dico che avrebbero dovuto correre in strada, ma almeno telefonare alla polizia. Quando la cosa si seppe. Si disse: è quello che accade nelle grandi città. Recentemente alcuni studi sono stati condotti per vedere se questo disinteresse è generalizzato nelle grandi città. E' venuto fuori che se una persona pensa di essere la sola ad aiutare la persona che soffre, allora forse avrebbe fatto qualcosa. Ma se pensa che altri potrebbero fare qualcosa, allora non fa niente. L'informazione se è troppa numerosa, ci rende apatici. Mi sono chiesta: perché una persona è disposta ad aiutare? Forse non ha a che fare con il numero, ma con il coinvolgimento. Un'esperienza personale: sono stata invitata in un villaggio delle filippine. Con una donna che sapeva moltissimo dei problemi demografici. Dovevamo discuterne. Quando sono arrivata al villaggio ho scoperto che molte persone non c'erano. Col linguaggio del corpo siamo riuscite a comunicare, come gruppo di donne. Non è importato che eravamo poche. Il punto di OneWorld non è avere più informazione. Ma essere un mezzo di comunicazione che possa permettere di costruire un rapporto, di conoscenza reciproca. Se possiamo costruire un mezzo che ci aiuti a capirci come persone,. Così sono sicura che la quantità di sofferenze che affligge il mondo potrà diminuire.
Achille Ardigò (Università di Bologna)
Molta tv poca cultura. Sono utilizzatore e conoscitore di Unimondo e di OneWorld e avverto l'importanza del volontariato di acquisire capacità sui siti Web. Il tema di questa seconda giornata è provocatorio. C'è molta tv, molti media, ma appena c'è qualcosa che esce dalla banalità della soap opera, scopriamo che c'è il controllo. Non possiamo ignorare che qualche mese fa si è avuta la conferma dell'esistenza di un sistema di controllo globale. La poca cultura finisce per essere sempre sotto sorveglianza sospetta. Cosa significa poca cultura? Che ci sono pochi pensieri riflessi della gente che vive in questo mondo, poca comunicazione critica, poca fiducia di condizionare il percorso del male attraverso la comunicazione. Poi con episodi come la battaglia di Seattle scopriamo che la comunicazione c'è. Non possiamo essere troppo disarmati. Poca cultura significa che c'è poca comunicazione tra generazioni. Tra i meriti dei siti Web avere favorito il dibattito attraverso i siti di discussione. Il sospetto è che si finisca per rinchiudersi lì dentro. Le componenti giovanili non escono dai gruppi di discussione su Internet. Eppure potrebbe venirne una spinta.
Trovare una strada per fa r uscire i gruppi di discussione dai ghetti in cui finiscono per rinchiudersi. Significa avere un atteggiamento diverso nei confronti delle novità delle nuove tecnologie. Nel futuro del volontariato ci dovrà essere una spazio penetrante nella New Economy. Però per uscire dalla poca cultura non accettare di dare per scontato il progresso che ci viene da percorsi che non sono sempre neutrali.
Per concludere, cito un articolo della rivista IBM IF. Bartelmann ci sollecita a non avere "approcci critici alla tecnologia della comunicazione e della informazione. Non preoccupatevi della conseguenze culturali della Information Technology". Per i centri de volontariato scoprire gli spazi, le opportunità di Internet. Dobbiamo crescere senza sfiducia. Dobbiamo puntare a cercare di selezionare le risorse non neutrali per valorizzare ciò che esportano di valido. Mi permetto - con ammirazione per l'opera dei grandi animatori dei siti Web del volontariato - di suggerire che ci vuole un momento di riflessione. I problemi che si pongono hanno bisogno di trovare il momento di una coscienza riflessa, di una comunicazione critica.
Kirkman
Man mano che i partiti politici abdicano dal dibattito ideologico, c'è sempre più spazio per le nostre organizzazioni. Mi fa piacere sentire questa passione per questo lavoro.
E' importante creare alleanze strategiche. Questa è la sua impostazione, Roberto Loro.
Roberto Loro (responsabile marketing Cybernet Group)
Il mio ruolo è un po' strano. Da responsabile marketing di Cybernet Italia. Come partner tecnologico di Unimondo. Noi ci occupiamo di infrastrutture, abbiamo fornito a Unimondo la connettività a Internet, i sistemi che ospitano la redazione on line. Alcune esperienze di broadcasting via Internet con Unimondo: la conferenza di Bono dopo l'incontro col Papa, la conferenza FAO e Rai sulla fame in Angola, il passaggio a Sanremo. Risultati in termini di accessi molto interessanti.20 mila contatti all'ora in certi eventi. Nei primi due mesi dell'anno: oltre 40 mila visite individuali. Questa popolazione sta crescendo. E' un sito che fa della tecnologia un'opportunità, trasformandola in una struttura di contenuto. E' l'aspetto più interessante. Come azienda ci rivolgiamo alle imprese, guidate per quel che riguarda Internet dalle mode. Anche nel mondo aziendale il problema è che la tecnologia non è il fine ma il mezzo. Il salto da fare è culturale. La tecnologia è complessa, ma è una banalità se rapportata all'impatto che essa avrà sul mondo economico, sociale. In Italia, soprattutto, siamo fanalino di coda. Con l'Università Bocconi abbiamo svolto una ricerca di mercato per capire come le aziende italiane si muovono nella tecnologia integrata. E' venuto fuori che nessuno ha capito cosa sta succedendo. La cosa simpatica è che Internet nel mondo aziendale è visto come una vetrina. Nessuno (anche aziende da 300 miliardi di fatturato all'anno) ha percepito la potenzialità della bidirezionalità del mezzo. La grande novità è che questo mezzo non è una televisione, non credo diventerà un grande supermercato. Uno studio dice che entro l'anno prossimo il 95% dei supermercati su Internet fallirà. L'impatto sarà invece anche sul modo in cui le aziende lavorano tra loro. Ci porta la tecnologia a un rapporto 1 a 1. E' un altro salto culturale da fare. Non stiamo spersonalizzando un rapporto. Ne stiamo costruendo. Perché noi come partner di Unimondo. Perché utilizza la tecnologia non come una moda, ma come una opportunità. E' uno dei grandi progetti che abbiamo in Italia.
Kirkman
Perché non seguiamo le mode, ma una nostra vision?
Ardigò
Vorrei approfondire il concetto che con Internet è possibile accelerare a distanza un cammino "one to one".
Loro
Altro aspetto che si lega è la teleformazione. La stessa problematica: superare il rapporto uno a molti, per arrivare a un rapporto uno a uno.
Kirkman
I media televisivi sono i mezzi più potenti per arrivare alle persone. Possono aiutare a sviluppare quel rapporto sulla compassione? Ma come si mette le compassione
Maria Cuffaro (RAI 3)
Lavoro i n RAI che tutti voi conoscete purtroppo. Noi da anni stiamo cercando di portare contenuti dentro i programmi. Molti programmi non so se sono cultura ma comunque la fanno. L'Italia dal punto di vista televisivo è molto provinciale. Per un fatto banale: la lingua. I nostri tg sono molto simili. Poche notizie dall'estero. Le notizie di Palazzo. Quel pochissimo dall'estero, purtroppo anche malissimo. In parte perché non si parlano le lingue. Il giornalista italiano è stato addomesticato fin dalla culla. Non può fare domande. Io lavoravo a Samarcanda con lo spirito del cronista. Ho visto però molti colleghi sono reggimicrofoni.
Media indipendenti: non è solo questione di proprietà. Di fatto in Italia ci sono RAI e Mediaset. Nelle redazioni dei tg rai non ci sono computer collegati a Internet. Il problema è la verificabilità delle notizie. Ma ad es. nel caso della guerra del Kossovo neanche le notizie Nato o della Serbia lo erano. Noi chiedemmo un collegamento a Internet e ci volle un mese.
Con "C'era una volta" abbiamo iniziato una serie di 16 documentari - un genere desueto per la Rai - sui bambini. Nonostante il successo di pubblico siamo stati soppressi, perché doveva andare in onda Pippo Baudo. Noi volgiamo utilizzare la tv come un mezzo scemo, non caldo come Internet dove puoi interagire, ma per raggiungere il pubblico più vasto. Tentiamo di raccontare storie in modo diverso. Utilizzando un mezzo aggressivo in modo non aggressivo. Nei nostri documentari ci siamo posti dalla parte dei più deboli. Forse anche per questo abbiamo avuto il gradimento del pubblico. E per fortuna. Perché* noi viviamo in un sistema di mercato. Con Unimondo abbiamo collaborato. In redazione abbiamo Internet da quasi un anno. Facciamo un prodotto tradizionale. Ma non è detto che non ci possa essere scambio. Unimondo è fonte di moltissime informazioni. Per noi è una cosa nuova. Con Unimondo abbiamo organizzato una manifestazione e è stato un successo dal punto di vista tecnico mi hanno detto,
Riprendiamo il 1 maggio con un documentario sul debito, piuttosto sovversivo, tant'è che lo mandano in onda alle 14.30.
Nella nuova puntata: le guerre della terra, del petrolio, la questione dell'acqua⅀
Kirkman
La programmazione tv è stata un mezzo per portare pubblico sul sito Web.
Ora le domande.
Domande
Mi pare di capire che neanche l'Auditel decide chi può andare in tv. Anche per Internet è così? Come può decidere chi accede a Internet cosa vedere? C'è possibilità maggiore di ascolto, di segnalare le proprie questioni.
Kirkman
Due ottime domande per Maria Cuffaro e Peter Armstrong.
Maria Cuffaro (RAI 3)
L'Auditel è spesso il giudice. Mi ricordo che per 6 anni è stato la nostra salvezza l'Auditel con Samarcanda, ecc. C'era una forza di pubblico tale che si andava avanti. La tv pubblica italiana d'altra parte resta quella dove il parlamento decide il C.d.A. Entri in una spirale. E poi c'è l'autocensura degli autori, dei giornalisti, dei registi, Il problema è sganciarsi dai meccanismi di potere. Ma non sono questi i tempi.
Achille Ardigò
Richiamare tutti al senso dei problemi La situazione non solo italiana è tale in cui i media servono a organizzare il grande interesse. Coi sono però le possibilità di contrastare. C'è passività perché manchiamo di mezzi. Il censimento dei siti Web del volontariato si restringe a una fascia dell'Italia.' importante moltiplicare le possibilità di collegamento dei siti Web, chiedere il sostegno delle fondazioni. L'unidirezionalità della tv non ha più il gradimento di un certo tipo di stato sociale. Stiamo consegnando la tv agli anziani, ai bambini. Sono convinto che anche a partire da un piccolo mezzo come i siti Web si può influenzare il percorso mondiale dei centri di decisione. La cosa che più colpisce è che chi vuole accedere a fonti informative sul Web deve perdere molto tempo. Non riusciamo ad accelerare la possibilità di accesso. Internet costituisce un grosso apporto. Una certa coscienza critica comincia a muoversi e questo convengo ne è espressione.