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Missili e fucili sobri, per una parata sobria
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Sapevamo delle “bombe intelligenti” le cui vittime civili sono solo “effetti collaterali”. Ma quella dei missili e fucili d’assalto “sobri” è un’assoluta novità in campo militare. In questi giorni è aumentata l’attenzione alla Parata militare del 2 giugno e la richiesta di annullarla, anche alla luce della tragedia del terremoto.
Abbiamo sentito che sarà una ‘parata sobria’. Non solo, ci è stato detto che ‘in questo momento la Repubblica, lo Stato e le Istituzioni debbono dare prova di fermezza e di serenità …abbiamo il dovere di dare un messaggio di fiducia e ci sono le ragioni per poter dare questo messaggio di fiducia’. Ma dove è scritto che questo messaggio di fiducia lo devono dare le Forze Armate? Mi sembra che ci sia una grossa confusione tra Festa della Repubblica e Parata Militare. E non si può certo dire che le Forse Armate del nostro Paese siano sobrie!
È significativo che in queste ore che precedono il 2 giugno, intervenga il ministro della Difesa, ammiraglio Di Paola: “La Festa della Repubblica, è la festa di un popolo, del nostro popolo. E quest’anno il popolo italiano rende omaggio alle comunità colpite dal sisma. I simboli di un Paese non possono e non debbono piegarsi di fronte alle avversità di qualunque tipo”. Esatto, proprio per questo sarebbe stato più significativo l’intervento, per es. del ministro del Lavoro, visto che l’Italia è fondata sul lavoro e non sulla guerra. L’Italia è un popolo vivo, di tanta gente diversa, (lavoratori, disoccupati, precari, studenti, artisti, sportivi, persone disabili, missionari, casalinghe, pensionati) non uniformi. Il ministro Di Paola ci dice che non ci saranno le Frecce Tricolori e non sfileranno né cavalli né mezzi.
Meno male!
Altrimenti avremmo visto sfilare i missili Spada 2000 Plus o i missili Aspide 2000 che, con sobrietà, abbiamo venduto al Pakistan per una somma di 415 milioni di Euro. Oppure i cannoni Oto Melara venduti all’Oman per 18,7 milioni. Oppure i siluri leggeri A244/S della WASS venduti anche al Bangladesh per 3,4 milioni di euro; al Cile per oltre 33,3 milioni di euro. E a Singapore, ma erano quelli pesanti Black Shark, per oltre 21,5 milioni di euro. E forse non vedremo neanche sfilare i fucili d’assalto ARX 160, in dotazione al Comando Subacquei e Incursori. Ne abbiamo venduti a migliaia anche alla grande e solida democrazia delTurkmenistan!
Prima ancora dei costi, e non è roba da poco, il 2 giugno ci pone una questione di cultura, di identità di un Paese, di militarizzazione delle menti che devono essereuniformi e arruolate, come i pochi giovani del Servizio Civile che marceranno anch’essi alla parata di sabato.
Non vorrei che la tanto invocata “sobrietà” sia come la pubblicità dei vari giochi d’azzardo e slot-machine che gettano sul lastrico migliaia di famiglie italiane: “Gioca con moderazione”.
Mentre Rai1 trasmetterà in diretta la Parata Militare “sobria” io sarò a Milano con alcune famiglie arrivate da Baghdad e Mosul, in Iraq, per il grande incontro Mondiale delle Famiglie. In questi anni ho visto le loro case distrutte dalla guerra. Alcune hanno perso i propri cari. Spero non mi facciano domande imbarazzanti sulla parata, del tipo:“ma perché per ricordare delle vittime bisogna fare sfilare strumenti e persone che fanno la guerra, che provocano altre vittime, anche più numerose di un terremoto?”.
Renato Sacco da Mosaico di Pace
Intanto la Tavola della pace ha lanciato la campagna lancia una nuova campagna con lo slogan "Lavoro, non bombe". "E' tempo di rivedere il modo in cui spendiamo i nostri soldi - ha spiegato Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace - Non c'è solo la parata militare. Il problema è più vasto. E' un problema politico, culturale, economico e militare che non potrà essere risolto senza una vasta mobilitazione dei cittadini. Per questo la Tavola della pace lancia un appello intitolato "Lavoro non bombe". "Quello che vogliamo è il lavoro, non le bombe.Il lavoro ci da la vita, le bombe ce la tolgono. Il lavoro crea sicurezza, le bombe la distruggono. Vogliamo che i nostri soldi siano spesi per creare dignità e lavoro, non per comprare altre bombe. Senza lavoro non c'è pace né giustizia. Milioni di persone in Italia non hanno un lavoro dignitoso. Milioni di persone nel mondo vivono nella miseria sotto l'incubo delle bombe. Bisogna cambiare strada. Tagliare le spese militari per liberare risorse, investire sui giovani, sul lavoro e lo stato sociale. Questo chiediamo alla politica e alle istituzioni. Per ritrovare un po' di pace, per uscire dalla crisi insieme, più liberi ed eguali." (Tutti i cittadini sono invitati a firmare la petizione sul sito www.perlapace.it oppure su www.facebook.com/LavoroNonBombe).