Migranti: sbarchi e Cpt, 'caos' senza diritto d'asilo

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"Sono stati fatti arrivare al Porto di Lampedusa con le solite, disumane e vergognose, modalità: a piedi, marcianti in fila, sotto il sole, con la busta di plastica in mano e l'asciugamano in testa. Scortati da un numero ragguardevole di poliziotti e, soprattutto, carabinieri." Già diverse volte l'Arci ha raccontato di questa vera e propria deportazione. Il trasferimento verso il Centro di Permanenza Temporanea di Lampedusa dei 169 migranti che sono sbarcati a Linosa, viene svolto con difficoltà "Dapprima i migranti sono stati imbarcati a Linosa su una nave della Marina Militare giunta poco fuori il porto di Lampedusa. Stante l' impossibilità di attraccare al porto, i migranti li si è trasbordati a gruppi di 30 circa sulle motovedette della Guardia Costiera che per sei volte hanno fatto la spola tra il molo militare e la nave della Marina Militare. Il tutto si è protratto per oltre tre ore. A causa del mare ancora mosso e del forte vento, il trasbordo è stato tutt' altro che agevole. A tutti i migranti è stato fatto indossare il giubbotto di salvataggio. Alcuni sono arrivati con i pantaloni bagnati. Altri intirizziti dal freddo" raccontano i volontari del presidio dell'Arci.

"Tutti i migranti apparivano provati e sofferenti. Le condizioni di salute non si sono rivelate così buone come si era annunciato da Linosa. Tre recavano il braccio fasciato. Uno presentava una medicazione all'altezza dell'osso parietale del viso. Ad uno è stata riscontrata un'enfisema sottocutaneo all'altezza della clavicola con ipovalidità del braccio sinistro e dolore alle costole. Molti claudicavano. In particolare uno riusciva a stento ad articolare il ginocchio. Due sono malati di diabete. I migranti sono ancora con gli stessi abiti che portavano al momento dello sbarco a Linosa. Tre sono giunti privi di scarpe". La descrizione del presidio dell'Arci precisando che i migranti provenienti dalla regione subsahariana (Togo, Sudan, Eritrea) non sono più di trentacinque. Parecchi sono gli irakeni e i palestinesi, aspiranti ideali a richiedere il riconoscimento dello status di rifugiato. Dopo un rapida e sommaria visita della dottoressa di Msf sono stati caricati sui pulmini della Guardia Costiera e della Misericordia e condotti al Cpt di Lampedusa.

E sui Cpt è bene chiedersi a che punto è l'applicazione dei decreti attuativi della Bossi-Fini in materia d'asilo a tre mesi dalla loro entrata in vigore. La prevista istituzione di 7 commissioni territoriali per il riconoscimento dello status di rifugiato (a sostituire la vecchia Commissione Centrale) e di 7 centri d'identificazione ne sono funzionanti solo 3: Foggia, Trapani e Crotone. A questi si aggiunge un caso particolare rappresentato dal centro "ibrido" di Bari Palese, che funziona contemporaneamente da centro di permanenza temporanea e da centro d'identificazione sebbene non sia previsto nell'applicazione della legge. "La situazione è di "caos totale". Le stesse commissioni che dovevano essere già regolarmente insediate, in parte non lo sono ancora" commenta Maria Silvestri Olivieri del Consorzio Italiano di Solidarietà (Ics) intervistata da Redattore Sociale. "Uno dei problemi dell'applicazione della legge è infatti che non prevede alcuna copertura finanziaria per i membri degli enti locali. Per ovviare a questi problemi il Ministero degli Interni ha emanato una circolare in cui invita le commissioni territoriali a lavorare comunque, prescindendo dalla loro completezza o meno".

E dal 24 giugno scorso decine di parlamentari, giornalisti, missionari, attivisti di associazioni, migranti senza permesso di soggiorno che stanno portando avanti lo sciopero della fame a staffetta e a oltranza chiedendo la cessazione della censura sul film "Mare Nostrum" del regista Stefano Mencherini e sulle violazioni dei diritti umani dei migranti.

Una pressione che nasce dal continua descrizione scorretta dei Centri di permanenza temporanea (Cpt) come "centri di accoglienza" senza parlare veramente di cio che accade dentro a questi luoghi dove si susseguono rivolte, atti di autolesionismo e scioperi della fame. Si sa pochissimo anche perché, da oltre due anni, a tutta l'informazione ne è impedito l'accesso per volere del ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu. Per questo è stata avviata una petizione per chiedere lo sdoganamento delle censure al film "Mare nostrum" e dibattere a 360 gradi sul tema delle politiche migratorie e di accoglienza. [AT]

Approfondimenti: Sito del regista di Mare Nostrum - Stefano Mancherini

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