Migranti: Amnesty, rimpatri forzati e violazioni nei Cpt

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Lampedusa. La punta meridionale della Penisola, si trova, come ogni anno in questo periodo, ad affrontare una crisi da sovraffollamento di disperati. Nei giorni a cavallo del Natale ci sono stati sbarchi roccamboleschi a bordo di due barconi. Uno di questo è parzialmente affondato e gli extracomunitari sono giunti a terra a nuoto. Il Centro di Permanenza Temporaneo dell'isola, che può ospitare al massimo 190 persone, si trova a contenerne oltre 500, stipate in condizioni irrispettose della dignità umana e delle fatiche sopportate da quelle persone per arrivare al di qua del mare. Nonostante i trasferimenti avviati dalle autorità verso altre strutture di detenzione temporanea italiane, il problema del sovraffollamento rimane.

Il Cpt di Lampedusa, normalmente non accessibile alla stampa, si trova già al centro di aspre polemiche dopo le rivelazioni dei maltrattamenti che vi avvengono. Denunce e inviti all'apertura di inchieste sono giunte da parte di parlamentari dalla sinistra italiana, di giornalisti e dell'organizzazione Amnesty International, che si sono rivolti direttamente al ministro dell'Interno Pisanu. "La detenzione è una sanzione estrema per le persone che non hanno commesso alcun illecito penale. I richiedenti asilo possono essere detenuti soltanto in circostanze eccezionali, come prescritto dagli standard internazionali", si legge nel rapporto. "Similmente, la detenzione dei migranti entrati o presenti in Italia senza autorizzazione andrebbe applicata soltanto nelle circostanze previste dalla legge, e conformemente ai principi internazionali dei diritti umani". In un recente rapporto Amnesty segnala denunce secondo cui persone detenute nei Cpta sono state sottoposte ad aggressioni fisiche da parte di agenti delle forze dell'ordine e del personale di sorveglianza e alla somministrazione eccessiva e abusiva di sedativi e tranquillanti.

Per far luce sugli accordi fra l'Italia e Libia, risalenti al 2000, il cui contenuto è tuttora segreto, Amnesty International ha pubblicato un rapporto dal titolo "Lampedusa: ingresso vietato" che sintetizza un anno di mobilitazione contro queste deportazioni: una grave violazione del principio di non-refoulement (non-respingimento) dei rifugiati e richiedenti asilo, contro la quale si sono schierate molte altre organizzazioni non governative, l'Unhcr e il Parlamento Europeo. Da ottobre del 2004 a ottobre del 2005, almeno 2.778 migranti - ma probabilmente molti di più - sono stati rimandati in Libia poche ore dopo il loro arrivo a Lampedusa, senza avere avuto accesso a metodi appropriati di identificazione né alla procedura di asilo, e dopo essere stati scelti in tutta fretta sulla base della loro nazionalità presunta. L'associazione denuncia in questo testo anche la situazione complessivamente preoccupante dei Centri di permanenza temporanea, la mancata assistenza legale e le condizioni di detenzione inadeguate.

Nel giro di pochi giorni entrerà in funzione il Centro di Permanenza Temporanea all'estrema periferia di Bari. Dal racconto di Perla Dipoppa pubblicato sul sito 'Articolo 21' si scopre che davanti al cancello blindato ci stanno due camionette e una volante della polizia, poco più in là la roulotte degli attivisti della "Rete No-Cpt" che stanno aspettando l'arrivo degli immigrati. Il fronte anti-Cpt pugliese, tuttavia, vede schierati dalla propria parte il Presidente della Regione Nichi Vendola, il primo a sollevare il problema in ambito istituzionale, e il Sindaco di Bari, Michele Emiliano, che ha avanzato un'inedita proposta di "disobbedienza amministrativa" chiedendo agli enti che gestiscono acqua, luce e gas, di non erogare il servizio alle strutture del Centro di Permanenza. La società che ha vinto l'appalto per la gestione del Cpt di Bari, infatti, è la stessa che opera nell'isola siciliana, la Confraternita della Misericordia. L'associazione cattolica è subentrata in seguito alla rinuncia della Croce Rossa, che si è sottratta all'incarico espressamente "per motivi di incompatibilità etica".

La possibilità che all'interno del nuovo Cpt si violino i diritti umani e non si rispetti la dignità degli individui non è, tuttavia, il nodo principale attorno al quale si raccoglie la protesta degli attivisti, quanto piuttosto l'istituto stesso del Centro di Permanenza Temporanea come metodo di gestione dell'immigrazione. Tali centri sono stati creati con la legge Turco-Napolitano (art. 12 L. 40/1998) per accogliere quegli stranieri sprovvisti di permesso di soggiorno e "sottoposti a provvedimenti di espulsione con accompagnamento coattivo alla frontiera non immediatamente eseguibile". La dicitura integrale del nome in origine, era infatti "Cpta" dove la A di "assistenza" sottolineava il carattere umanitario che tali strutture avrebbero dovuto assumere per essere nettamente distinte dagli istituti penitenziari. Nella pratica, come è noto, la "A" di assistenza è stata significativamente dimenticata, così come il carattere di eccezionalità impresso dal legislatore di centro-sinistra alla prassi della detenzione nei Centri di Permanenza per immigrati.

Ma le violazioni dei diritti umani che avvengono nei Cpt sono state portate a galla dall'inchiesta di Fabrizio Gatti per il settimanale l'Espresso. Un compito che "sarebbe spettato alle commissioni d'inchiesta istituzionali (della Prefettura, del Parlamento Italiano e di quello Europeo), che invece non hanno fatto altro che lasciare che la questione passasse in secondo piano" conclude Perla Dipoppa nel suo articolo. " Per compiere il suo lavoro Gatti ha dovuto camuffarsi da curdo, fornire false generalità e rischiare per questo ripercussioni penali. Nei Cpt di Crotone, Brindisi, Milano e negli altri (quasi una ventina contando quelli di prossima apertura) sparsi sul territorio italiano non sono solo i diritti umani ad essere violati, ma anche il diritto di informare ed essere informati". [AT]

Altre fonti: Articolo 21

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