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Manipur, l’emergenza infinita
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Gli effetti di un bombardamento nello Stato birmano del Chin. Foto: A. De Pascale ®, può essere riprodotta solo citando la fonte
E’ ancora emergenza nello Stato indiano nord-orientale del Manipur dove il 3 maggio scorso sono scoppiati scontri violenti tra due diversi gruppi etnici. I Meitei, di religione indù, che vivono nella fertile valle intorno alla capitale dello Stato Imphal, e i Kuki, prevalentemente di religione cristiana, che abitano sulle colline sovrastanti. Da allora, saccheggi, incendi, uccisioni sono continuati senza sosta e senza una parola da parte del Primo Ministro dell’India Narendra Modi. Sabato scorso il ministro dell’Interno Amit Shah ha organizzato una riunione di tutti i partiti a Delhi, con un solo rappresentante del parlamento del Manipur. L’incontro si è concluso in un nulla di fatto, mentre il Partito di opposizione del Congresso e la popolazione del Manipur chiedono a gran voce lo stato d’emergenza con un intervento diretto di Modi e le dimissioni del Primo Ministro dello Stato Birhen Singh.
“Il periodo più buio della storia del Manipur” come lo definisce l’attivista per la pace Manipuri Binalakshmi Nepram, organizzatrice della Northeast India Women Initiative for Peace, è iniziato durante una “marcia di solidarietà tribale” di Kuki e Naga che protestavano contro la richiesta di “status tribale” della comunità Meitei che avrebbe garantito loro, già in possesso delle terre migliori, di accedere anche a quelle riservate alle popolazioni “tribali”, sottraendo quindi nuove risorse alla gente di montagna. Secondo alcuni testimoni una folla armata avrebbe attaccato all’improvviso alcuni Meitei. La reazione è stata immediata. Ad oggi, centinaia di villaggi e chiese di entrambe le parti sono stati dati alle fiamme, gli sfollati ammontano a circa 40.000 e almeno 100 persone sono state uccise. Il Primo Ministro dello Stato ha pensato di risolvere il problema chiudendo internet e imponendo un temporaneo “muro divisorio” tra pianura e colline. Con gli ospedali e i rifornimenti principali a Imphal, i Kuki devono recarsi nel vicino Mizoram per comprare cibo e da lì a Calcutta se hanno bisogno di cure. Né l’una né l’altra cosa sono fattibili. Negli ultimi giorni, poi, bande di teppisti armati assaltano i camion che trasportano viveri e beni di prima necessità. Sfollati nei campi profughi e contadini rischiano seriamente di morire di fame.
I Meitei costituiscono il 53% della popolazione di 3,3 milioni di abitanti e vivono nel 10% del territorio. Sulle colline vivono il 16% dei Kuki e il 24% dei Nagas. Lo status tribale consentirebbe ai Meitei di acquistare terreni sulle colline, ma i Kuki e i Naga si oppongono. Sebbene vivano in un’area apparentemente piccola rispetto alle altre due comunità, i Meitei hanno infrastrutture e scuole migliori. Il Primo Ministro Birhen Singh, un Meitei del Bharatiya Janata Party BJP (anche al governo dell’India), è stato accusato di favorire la sua comunità rispetto alle altre due...