Magistrati assoggettati agli ordini dei politici

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Handle with care. Maneggiare con cura. È l'avvertenza che i redattori delle grandi Costituzioni moderne, quali quella americana e quella italiana, avrebbero dovuto inserire al termine del testo normativo. Per la verità non ce ne sarebbe bisogno e per gli americani, in effetti, non ve n'è stato bisogno.

La materia costituzionale è delicata; stabilisce le norme in cui tuttici riconosciamo, le regole con le quali si decide di stare insieme. Se si rispettano quelle regole si accetta di sottostare ai poteri pubblici delle istituzioni, chiunque abbia vinto le elezioni. L'attuale governo ha deciso di porre mano, pesantemente, alla Costituzione. Hanno ragione a farlo.

Nel corso degli oltre sessanta anni di legalità costituzionale le regioni meridionali sono state infestate da un vero e proprio cancro, da metastasi difficili da estirpare. Sono regioni conosciute nel mondo proprio per tale male incurabile: i magistrati, la mala pianta del Sud, il male che non ha fatto crescere il mezzogiorno. Che dire poi di tangentopoli. Già la parola è corruttrice.

Tangentopoli non sono le tangenti. Sono i magistrati che hanno indagato sulle tangenti. L'Italia nel '92 era sull'orlo della bancarotta, un debito pubblico enorme, un deficit ed un'inflazione senza paragoni in Europa: tutto per colpa dei magistrati, gente che ci ha fatto rischiare di non farci entrare in Europa, pretendendo di aver scoperto perché in Italia le opere pubbliche costavano il doppio degli altri paesi dell'Unione europea e duravano tempi biblici. Ed ancora una volta hanno messo a repentaglio il buon nome internazionale dell'Italia.

Ai tempi del terrorismo e delle stragi i magistrati si sono dimostrati incapaci, hanno talora depistato le indagini, fatto uso indegno dei potenti mezzi che lo Stato assegnava loro. Fortunatamente, in tutti questi anni, le altre istituzioni hanno retto. Servizi segreti, commissioni d'inchiesta parlamentare, organi di controllo a tutti i livelli hanno funzionato perfettamente, facendo supplenza all'assenza dei magistrati.

Calamandrei, Einaudi, Moro, Basso e tanti altri che hanno contribuito a scrivere la Costituzione hanno commesso un errore: l'indipendenza della magistratura, la troppa indipendenza di giudici e pubblici ministeri. Per quanto la Costituzione vada maneggiata con cura è ora di riformarla completamente nella parte che ha data peggiore prova di sé.

Ecco, quindi, come l'attuale governo ha deciso di porre rimedio a questo scempio italiano che va sotto il nome di magistratura. Giudici e pubblici ministeri vanno completamente separati. I Pubblici Ministeri eserciteranno l'azione penale non quando vi è un reato, ma secondo criteri che il legislatore, quel legislatore che ha vinto le elezioni in quel momento, gli detterà. Criteri sempre modificabili, per legge, alla bisogna.

A governare la carriera di giudici e pubblici ministeri vi sarà un organo per metà eletto dal Parlamento e metà dai magistrati. Mentre piena fiducia viene concessa alle scelte del Parlamento nel designare i componenti, in ciò garantiti dalla partecipazione alla designazione di parlamentari pregiudicati o per i quali pendono richieste di arresto, i giudici ed i pubblici ministeri potranno scegliere solo tra alcuni di loro, individuati per sorteggio. Non sarebbe proprio il caso lasciare loro ampia scelta di discernimento tra tutti i colleghi. Naturalmente Presidente e vice presidente di tale organo non saranno giudici e pubblici ministeri.

La disciplina dei magistrati andrà affidata ad un organo per metà proveniente dai politici e metà da giudici e pubblici ministeri. Presidente e vice presidente, ovviamente, saranno appannaggio di coloro scelti dalla politica. È bene differenziare i magistrati da tutte le altre categorie professionali, per le quali la sanzione disciplinare è affidata ad organismi interni alla stessa categoria. Ma questo principio non può valere quando si tratta di responsabilità civile. Qui, prevedono le proposte di modifica costituzionale, i magistrati devono rispondere come e più degli altri.

Non ha importanza che documenti internazionali avvertano della necessità che i giudici non siano esposti ad azioni di responsabilità dirette delle parti in causa, perché così diverrebbero ricattabili, minacciabili, sempre oggetto di pressioni. Sono principi astrusi, quelli internazionali; molto meglio affidarsi al sano principio del chi sbaglia paga, anche i magistrati, per i quali varrà sempre la pena, per una delle parti del processo, inevitabilmente scontenta, affermare che il magistrato ha sbagliato.

Avremo così un Italia più libera, più democratica ed al passo con i tempi. Cancelleremo così quei vecchi nomi dei costituenti per sostituirli con quelli attuali, più prestigiosi, più moderni. I magistrati si opporranno, diranno che il male della giustizia non è l'indipendenza del magistrato, ma la lunghezza dei processi, che servono progetti organizzativi coerenti, norme meno complesse, meno astruse e formaliste, diversa dislocazione dei Tribunali.

Diranno che con la nuova Costituzione la legge non sarà più uguale per tutti, che la democrazia italiana sarà nelle mani di chi può ricattare e punire la magistratura. Diranno che la loro indipendenza non è un loro privilegio, ma del cittadino e che a rischio non è solo la magistratura, ma la tenuta democratica del nostro Stato. Non è in gioco una corporazione, una casta, come qualcuno ama facilmente definire la magistratura. La posta in gioco è più alta: una vera democrazia in Italia.

Ecco perché questa modifica riguarda non tanto i magistrati, ma tutti i cittadini che dovranno andare oltre gli slogan, le urla, i proclami, gli insulti di chi la propone e chiedere insistentemente, in ogni occasione, a cosa mira questa riforma, quali mali andrà ad estirpare: la mafia, la corruzione, lo sfruttamento dei deboli oppure il male chiamato magistratura, la metastasi del paese, uno tra i tanti garbati aggettivi attribuiti dal novello costituente per descrivere la magistratura. I cittadini dovranno decidere se la risposta sarà convincente, se il vero male italiano è la magistratura disegnata dalla Costituzione nel 1948. La scelta, com'è giusto che sia, sarà nelle loro menti e nei loro cuori.

Pasquale Profiti Magistrato a Trento, presidente dell'Anm del Trentino Alto Adige da L’Adige del 12 marzo 2011

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