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Madagascar: dopo il ciclone al lavoro per scongiurare epidemie
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Si lotta per scongiurare epidemie di colera, tifo e dissenteria a Bemaneviky, villaggio a nord del Madagascar, colpito due settimane fa dal violentissimo ciclone Indlala, seguito a distanza di pochi giorni da un altro uragano dalla forza dirompente. Una situazione di emergenza umanitaria che, sin dalle prime ore, i Salesiani della Missione di Bemaneviky stanno cercando di fronteggiare.
Una enorme massa d'acqua si è abbattuta su tutta la regione del fiume Sambirano e dei suoi affluenti che hanno rotto gli argini inondando la vallata per chilometri e chilometri. Le campagne e i villaggi sono stati sommersi da una coltre di melma malsana, fango, detriti ed acqua - che ha raggiunto livelli anche di tre metri - con conseguenze devastanti: alberi sradicati, capanne distrutte, abitazioni compromesse, strade interrotte, campi di riso, fagioli, mais spazzati via, tanti gli animali annegati. Pesante il bilancio umano: quindici i morti; più di 20 mila gli sfollati. Circa 2 mila persone del villaggio di Bemaneviky hanno trovato rifugio al primo piano della locale casa Salesiana e nella Chiesa sopraelevata.
È salito a 88 morti, una trentina di dispersi e 137.605 disastrati - di cui almeno 30.000 senza tetto - il bilancio ufficiale del devastante passaggio del ciclone 'Indlala' abbattutosi sul nord dell'isola alla metà di marzo, mentre è in corso l'allerta per l'arrivo di un nuovo fenomeno atmosferico, 'Jaya', che dovrebbe toccare le coste malgasce domani nel primo pomeriggio, preceduto da venti fino a 200 chilometri orari - riporta oggi l'agenzia Misna.
Don Saro Vella, direttore della Missione Salesiana di Bemaneviky racconta di uno scenario desolante: intere famiglie rimaste senza tetto e senza mezzi di sostentamento, l'80% delle coltivazioni andato distrutto - riporta il VIS.
Un lavoro ininterrotto di assistenza e distribuzione di cibo, medicine e vestiti, attinti da scorte che si stanno esaurendo. Inoltre, a preoccupare seriamente è l'aspetto sanitario: cominciano ad emergere i primi problemi intestinali, causati dall'acqua non potabile - i più colpiti sono i bambini - insieme al fondato timore che possano diffondersi epidemie di colera e tifo.
Grazie ai primi fondi in arrivo dall'Italia si sta già avviando un progetto di assistenza e ricostruzione, per riportare la gente dell'intera area colpita dal ciclone alla normalità.