MSF: nel nord Rep. Centrafricana in migliaia in fuga dagli scontri armati

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Nel nord della Repubblica Centrafricana migliaia di persone sono state costrette a fuggirea causa di un nuovo acuirsi degli scontri tra l'esercito e un gruppo ribelle - riporta Medici senza Frontiere (MSF). Gli scontri ormai periodici tra l’esercito e un non meglio specificato gruppo ribelle nel nord del paese secondo stime fatte da Msf hanno spinto almeno 8000 civili della regione di Kabo e Moyen Sido a rifugiati nella foresta dove vivono in condizioni rese più difficili dalla stagione delle piogge. Secondo diverse testimonianze, gli scontri hanno avuto effetti diretti sulla popolazione con abitazioni incendiate, feriti e violenze.

Circa due settimane fa, in una sua nota l’esercito aveva riferito l’avvio di un’offensiva nella zona di Kabo contro le roccaforti ribelli; la decisione era stata presa dopo una serie di scontri armati a Bokayanga nel corso dei quali numerosi "banditi" (così definiti dall’esercito e dal governo di Bangui) erano stati catturati o uccisi. Un quadro di incertezza messo in evidenza già lo scorso febbraio dal rappresentante speciale del Segretario generale dell’Onu, Walter Kaelin, che aveva chiesto al governo di fare di più per i circa 110mila sfollati del paese - ricorda l'agenzia Misna. I combattimenti nelle regioni settentrionali seguono un anno nel complesso positivo, culminato in gennaio con la nascita di un esecutivo di unità nazionale nel quale sono rappresentati due importanti gruppi armati.

Di recente però "alcuni villaggi sono stati bruciati e la popolazione è fuggita abbandonando tutto solo con i vestiti addosso” - spiega Gabriel Sánchez Ibarra, capo missione di MSF. “Altri scappano per paura, perché hanno già subito altri attacchi e sono fuggiti anche in passato a causa del conflitto. Siamo seriamente preoccupati per la popolazione: la nostra priorità è di poterla raggiungere per dare assistenza. Fino ad ora non abbiamo potuto raggiungere tutti gli sfollati” - conclude l'operatore di MSF.

MSF ha visitato numerosi villaggi, alcuni dei quali parzialmente o totalmente bruciati o saccheggiati. A Bokayanga, ad esempio, la gente è fuggita nella foresta a causa dell’insicurezza e, quando le case sono state incendiate, ha perso le scorte alimentari e le sementi per il prossimo raccolto. Anche l’ambulatorio del villaggio è stato saccheggiato ed ora è chiuso. La maggior parte delle persone è fuggita senza cibo e senza mezzi per ripararsi e ha un accesso all’acqua molto limitato.

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